26
MAGGIO
SAN
FILIPPO NERI
Firenze, 21 luglio 1515 – Roma, 26 maggio 1595
Fiorentino d'origine, si trasferì, ancora molto giovane, a Roma, dove decise di dedicarsi alla propria missione evangelica in una città corrotta e pericolosa, tanto da ricevere l'appellativo di «secondo apostolo di Roma». Radunò attorno a sé un gruppo di ragazzi di strada, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando senza distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe, in seguito, divenuto l'Oratorio, ritenuto e proclamato come vera e propria congregazione da papa Gregorio XIII nel 1575. Per il suo carattere burlone, fu anche chiamato il «santo della gioia» o il «giullare di Dio».
PREGHIERA
A SAN FILIPPO NERI
O
caro Santo, di cui l'ardore dell'amore per Dio,
dilatò
le costole ed animò una vita meravigliosa
per
la carità, deh! pregate per la nostra gioventù,
pregate
per noi così miserabili,
non
lasciateci perire.
O
glorioso San Filippo, angelo di costumi, maestro di virtù,
serafino
di carità, apostolo di Roma e patrono della gioventù,
io
sotto la vostra protezione raccomando la vita mia.
Ottenetemi
la grazia di camminare per la strada retta del Vangelo
e
di star sempre vigilante e cauto, acciò la mia coscienza
non
si addormenti mai nella falsa e perniciosa pace dei peccatori.
Assistetemi
finalmente nell'ora della mia morte;
scacciate
da me, in quel passo terribile, il maledetto insidiatore,
e
accompagnate l'anima mia in Paradiso.
PREGHIERA
A SAN FILIPPO NERI
(Card. Alfonso Capecelatro
C.O.)
O dolcissimo Santo, che glorificasti Dio e perfezionasti te stesso,
tenendo sempre il cuore in alto e amando Dio e gli uomini con inenarrabile carità,
vieni dal cielo in mio aiuto.
Vedi che io gemo sotto il peso di molte miserie, e vivo in una continua lotta di pensieri,
di desideri, di affetti e di passioni, che mi vorrebbero allontanare da Dio.
E senza Dio che cosa farei io mai?
Sarei uno schiavo che per colmo di miseria ignora la propria schiavitù.
Presto l'ira, l'orgoglio, l'egoismo, l'impurità
e cento altre passioni divorerebbero l'anima mia.
Ma io voglio vivere con Dio;
però invoco umilmente e fiduciosamente il tuo aiuto.
Impetrami tu il dono della santa carità;
fa che lo Spirito Santo, il quale tanto miracolosamente t'infiammò il petto,
discenda con i suoi doni nell'anima mia.
Ottienimi che io possa, sia pure debolmente, imitare.
Che io viva nel continuo desiderio di salvare anime a Dio;
che io le guidi a lui, sempre imitando la tua dolcissima mansuetudine.
Dammi d'essere casto di pensieri, di desideri e di affetti, come fosti tu.
Concedimi quella santa allegrezza di spirito che procede dalla pace del cuore
e dalla piena rassegnazione della volontà mia alla volontà di Dio.
Intorno a te spirava un'aria benefica, che sanava le anime inferme,
quietava le dubbiose, rinfrancava le timide, confortava le afflitte.
Tu benedicevi coloro che ti maledivano; pregavi per coloro che ti perseguitavano;
conversavi con i giusti per perfezionarli,
e con i peccatori per ricondurli a coscienza.
Ma perché dunque non mi è dato d'imitarti?
Quanto lo desidererei! Come mi parrebbe bello farlo!
Pertanto prega tu per me: e io o che sia sacerdote o laico o uomo o donna
potrò imitarti ed esercitare anche io l'apostolato della tua carità
tanto varia e molteplice.
Lo eserciterò secondo il poter mio, giovando alle anime e ai corpi.
Se avrò il cuore pieno di Dio, l'apostolato tuo lo compirò o nella chiesa
o nella famiglia o negli ospedali o con gli infermi o con i sani, sempre.
Amen.
NOVENA
A SAN FILIPPO NERI
1.
Per quell’ammirabile distacco da tutte le cose del mondo che vi fece rinunciare, fin da giovanetto, alle più ricche eredità, e poi alle cariche più luminose a voi offerte più volte dagli stessi Vicari di Gesù Cristo, ottenete a noi tutti, o glorioso S. Filippo, di non affezionarci mai ai beni caduchi di questa terra, anzi di preferire alle ricchezze la povertà, per sempre meglio assicurarci i veri beni del cielo. Gloria.
2.
Per quella costante premura che voi aveste di custodir sempre intatto il mistico giglio della vostra purità, per cui sapeste uscire trionfante dalle più pericolose battaglie, e per quell’odio specialissimo che voi aveste al vizio impuro, sino a distinguere al solo odore le anime che ne erano contaminate, impetrate a noi tutti, o glorioso S. Filippo, di vegliare sopra noi stessi in modo da conservarci sempre mondi, non solo di corpo ma anche di spirito, per sempre meglio incontrare il gradimento di quel Signore che riposa solo tra i gigli. Gloria.
3.
Per quella devozione tenerissima che voi aveste sempre per la Vergine Maria, da voi chiamata la vostra madre, e come tale onorata continuamente, e fatta in modo speciale glorificare da tutti i vostri figli spirituali; e per tutti i favori singolarissimi con cui ella vi compensò, tenendovi illeso e ridonandovi la salute quando le malattie più gravi vi avevano ridotto agli estremi, impetrate a noi tutti, o glorioso S. Filippo, di essere sempre veri devoti della comune madre Maria, per sempre meglio ottenere le più elette benedizioni che ella, come dispensatrice di ogni grazia, riserva specialmente per i suoi fedeli devoti. Gloria.
4.
Per quell’ardentissimo zelo che voi aveste sempre della salvezza del vostro prossimo, per cui faceste vostra delizia gli ospedali e le prigioni, per consolare e santificare ogni sorta di infelici, e poi teneste non solo di giorno, ma ancor di notte, sempre libero accesso alla vostra stanza per istruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, confortare gli afflitti e riconciliare con Dio i peccatori ogni qual volta facessero a voi ricorso, e non contento di tutto questo, fondaste e dirigeste il grande istituto dell’Oratorio, che provvide la mistica vigna dei più infaticabili operai e aperse a tutti i laici, specialmente nell’età più pericolosa, una scuola di vera sapienza e di perfezione cristiana, impetrate a noi tutti, o glorioso S. Filippo, di procurare con ogni sforzo la santificazione e la salvezza di tutti i nostri fratelli, onde meritarci quella gloria particolare che è promessa a tutti coloro che erudiscono gli altri nella giustizia. Gloria.
5.
Per quella serafica carità di cui fu sempre acceso il cuor vostro, visibilmente investito dallo Spirito Santo che vi penetrò sotto forma di un globo di fuoco e dilatò
ben due costole nel vostro petto, per dar più libero sfogo alle divine sue fiamme; per quella continua conversazione che voi aveste con Dio, ond’era lo stesso per voi il raccogliervi in orazione, il trattare i divini misteri e l’essere in estasi sollevato, e tanto accendervi nella persona da abbisognare di refrigerio e da chiedere come una grazia la diminuzione di tanti favori, impetrate a noi tutti, o glorioso S. Filippo, di ardere sempre del santo fuoco dell’amore divino, onde percorrere con allegria e con costanza la strada degli evangelici insegnamenti, e così crescere sempre più nella grazia di chi dev’essere per tutti i secoli la nostra compiuta felicità. Gloria.
6.
Per quel generoso disprezzo che voi aveste sempre di tutti i giudizi del mondo, per cui impiegaste ogni vostro studio nell’occupare i vostri talenti e le vostre virtù or facendovi radere la barba in mezzo alle pubbliche strade, or comparendovi cogli abiti messi a rovescio, or con la barba rasa solo a metà, ora odorando un gran mazzo di fiori, ora cantando e saltando qual forsennato, impetrate a noi tutti, o glorioso S. Filippo, di non curare giammai i falsi giudizi degli uomini, per così meglio assicurarci l’approvazione del divino Giudice, che è il solo che dobbiamo temere. Gloria.
7.
Per quell’ammirabile mansuetudine con cui sopportaste le satire e le calunnie, onde lo spirito del secolo cercò sempre di contrariare i vostri grandi disegni nella direzione delle anime, nella fondazione dell’Oratorio e nella pratica personale della evangelica mortificazione; e per quella bassissima idea che voi aveste sempre di voi medesimo in mezzo agli omaggi più onorifici che vi prestavano i personaggi più illustri, fra i più strepitosi miracoli che il Signore si compiaceva di operare, non solo per le vostre preghiere, ma anche per un semplice vostro cenno, e talvolta al semplice tocco delle vesti da voi usate, impetrate a noi tutti, o glorioso S. Filippo, di tenerci sempre disposti alle persecuzioni del mondo, e di sopportare sempre in pace tutto ciò che di afflittivo e di tormentoso ci può accadere su questa terra, in modo da scontare più presto ogni debito da noi contratto con la divina giustizia, e meritarci sempre più bella l’eterna corona del cielo. Gloria.
Preghiamo
O Dio, che hai infiammato del tuo amore il cuore di San Filippo Neri, concedimi il dono della sua quotidiana intercessione e protezione. La sua luminosa testimonianza mi sproni ad amare Te che sei la vera vita e a donarmi con gioia al servizio dei fratelli.
PREGHIERA
A SAN FILIPPO NERI
(CARD. JOHN HENRY NEWMAN
C.O)
O mio caro e santo patrono Filippo,
io mi butto fra le tue braccia e per amore di Gesù,
per amore di quell'amore che fece di te un eletto ed un santo,
io ti supplico di pregare per me,
affinché come Egli ha condotto te al cielo,
così a suo tempo conduca al cielo pure me.
Tu hai provato le tribolazioni ed i pericoli di questa vita;
tu conoscesti bene quale conto si debba fare degli assalti del maligno,
degli scherni del mondo e delle tentazioni della carne e del sangue.
Tu apprendesti quanto sia debole l'umana natura
e quanto sia traditore il cuore umano,
e questo ti ha colmato di una simpatia e di una compassione
così tenera che anche ora godi della gioia di una gloria ineffabile
e di una ineffabile beatitudine;
puoi, io lo so, dedicare a me un pensiero.
Ricordati dunque di me, o mio caro san Filippo,
ricordatene nonostante che io talvolta sembri dimenticarmi di te.
Ottienimi tutte quelle cose che mi sono necessarie a perseverare
nella grazia di Dio ed operare la mia salute eterna.
Ottienimi mediante la tua potente intercessione,
la forza necessaria a combattere una buona battaglia,
a rendere testimonianza del mio Dio e della mia religione,
in mezzo ai peccatori, la forza di reggere allorché Satana
vorrebbe schernirmi o forzarmi a fare qualche cosa di male,
la forza di superare me stesso, di fare tutto il mio dovere
e così poter andare esente da colpa nel giorno del giudizio.
Vaso dello Spirito Santo, apostolo di Roma,
santo dei tempi primitivi,
prega per me.
O mio caro e santo patrono
Filippo...
Ti prego soprattutto di ottenermi una vera devozione,
quale fu quella che tu nutristi verso lo Spirito Santo,
la terza persona della SS. Trinità; di modo che come Egli,
il giorno della Pentecoste, colmò mirabilmente delle sue grazie il tuo cuore,
così anch'io possa avere quella giusta misura di doni,
che sono necessari alla mia salute.
E poiché io ti prego di ottenermi quei sette doni,
che sono atti ad eccitare e disporre il mio cuore verso la fede e la virtù,
invoca per me:
- il dono della sapienza, affinché io possa preferire il cielo alla terra
e conoscere il vero dal falso;
- il dono dell'intelletto, mediante il quale io riesca a stampare nel mio spirito
i misteri del suo verbo;
- il dono del consiglio, affinché io possa vedere come debba comportami
nei casi dubbi;
- il dono della fortezza, affinché con costanza invincibile io possa combattere
con i miei nemici;
- il dono della scienza, per essere in grado di dirigere tutte le mie azioni,
coll'intenzione pure che ridondino a maggior gloria di Dio;
- il dono della religione, affinché io diventi devoto e di coscienza;
- il dono del santo timore, affinché io accetti con timore, riverenza
e sobrietà tutte le mie spirituali fortune.
O Padre dolcissimo
fiore di purità,
martire di castità,
prega per me.
O mio caro e santo patrono
Filippo...
Ti supplico ti ottenermi una vera devozione allo Spirito Santo,
mediante quella grazia che somministra egli stesso,
la terza persona della SS. Trinità.
Ottienimi parte di quella florida devozione che tu avesti verso di Lui,
allorquando eri sulla terra; e di quella devozione, per la quale tu,
o mio caro Padre, ti distinguesti in modo speciale da tanti altri santi,
giacché per quanto tutti adorassero in modo supremo ed assoluto
lo Spirito Santo, come loro Dio, pure tu lo adorasti
non solo nell'unità della divinità, ma anche in quanto procede
dal Padre e dal Figlio, l'Altissimo ed il Datore della vita.
Ottienimi, o san Filippo, una tale porzione di devozione verso di lui che,
com'egli si degnò di scendere miracolosamente nel tuo cuore
e posarvisi nel fuoco dell'amore, egli ricompensi pure noi
con un dono di grazia speciale e corrispondente.
O san Filippo, noi non siamo i degni figli di un tanto padre.
Sarebbe grave disonore per te se non ci rendesti in qualche modo simili a te.
Ottienici la grazia della preghiera e della meditazione,
la potenza di imporci alla nostra fantasia, di guardarci dalle distrazioni
ed il dono di poter conversare con Dio senza stancarci.
Cuore di fuoco,
luce di santa letizia,
vittima d'amore,
prega per me.
O mio caro e santo patrono
Filippo...
Tu sei il mi glorioso protettore e, dopo Gesù, Maria e Giuseppe,
sei colui che può per me fare di più in vita ed in morte.
Nelle tue fatiche, tu seguisti sempre il tuo Signore e Salvatore
e fra tutti i santi fosti colui che più ti avvicinasti a Maria ed a Giuseppe,
per la tua vita nascosta, per le tue nascoste virtù,
per la tua purità, umiltà e fervore.
Già da molto tempo io mi sono consacrato a te ed esito a dirmi tuo,
perché tu sei in diritto di avere seguaci di grande innocenza, di grande onestà
di propositi e di grande risolutezza, virtù, queste che io non possiedo.
Tu o Filippo, non nutristi alcun dubbio a tuo riguardo ed ora che sei in cielo,
tu puoi benissimo prenderti cura di me.
Veglia su di me, svegliami dal mio torpore, ottienimi le grazie che mi sono necessarie
per fare il mio dovere, in maniera che io possa progredire in tutte le virtù,
nelle tre virtù teologali della fede, della speranza e della carità;
nelle quattro virtù cardinali della prudenza, fortezza, giustizia e temperanza;
ed inoltre, nell'umiltà, nella castità, nella liberalità,
nella dolcezza e nella veracità.
O direttore di anime,
patrono dei tuoi devoti
che tanti cuori rivolgesti a Dio,
prega per me.
PREGHIERA
A SAN FILIPPO NERI
per
ottenere una buona morte
O glorioso San Filippo, che foste così favorito da Dio nel consolare ed aiutare i vostri figliuoli spirituali nell’ora della loro morte, siatemi avvocato e padre allorché io mi troverò in quel tremendo passo.
Impetratemi la grazia che in quell’ora il demonio non mi vinca, che la tentazione non mi opprima, che il timore non mi avvilisca, ma che, fortificato da una viva fede, da una ferma speranza, da una sincera carità, sostenga con pazienza e perseveranza quell’ultimo combattimento.
Onde, pieno di fiducia nella misericordia del Signore, nel meriti infiniti di Gesù Cristo e nella protezione di Maria Santissima, sia fatto degno di morire della morte dei giusti e di giungere alla beata patria del paradiso per amare e godere Iddio in eterno insieme con Voi e con tutti i Santi. Amen.
(LeoneXIII)
I
PIU' BEI PENSIERI DI SAN FILIPPO NERI
L'amore
di Dio
- Chi vuole altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che si voglia. Chi
dimanda altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che dimanda. Chi opera e
non per Cristo, non sa quello che si faccia.
- L'anima che si dà tutta a Dio, è tutta di Dio.
- Quanto amore si pone nelle creature, tanto se ne toglie a Dio.
- All'acquisto dell'amor di Dio non c'è più vera e più breve strada che
staccarsi dall'amore delle cose del mondo ancor piccole e di poco momento e
dall'amor di se stesso, amando in noi più il volere e servizio di Dio, che la
nostra soddisfazione e volere.
- Come mai è possibile che un uomo il quale crede in Dio, possa amare altra
cosa che Dio?
- La grandezza dell'amor di Dio si riconosce dalla grandezza del desiderio che
l'uomo ha di patire per amor suo.
- A chi veramente ama Dio non può avvenire cosa di più gran dispiacere quanto
non aver occasione di patire per Lui.
- Ad uno il quale ama veramente il Signore non è cosa più grave, né più
molesta quanto la vita.
- I veri servi di Dio hanno la vita in pazienza e la morte in desiderio.
- Un'anima veramente innamorata di Dio viene a tale che bisogna che dica:
Signore, lasciatemi dormire: Signore, lasciatemi stare.
Presenza in Dio e confidenza in Lui
- Spesso esortava i suoi figli spirituali che pensassero di aver sempre Dio
davanti agli occhi.
- Chi non sale spesso in vita col pensiero in Cielo, pericola grandemente di non
salirvi dopo morte.
- Paradiso! Paradiso! era il grido col quale calpestava ogni grandezza umana.
- Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà qualche cosa da
voi, vi farà buoni in tutto quello in cui vorrà adoperarvi.
- Bisogna avere grande fiducia in Dio, il quale è quello che è stato sempre: e
non bisogna sgomentarsi per cosa accada in contrario.
La volontà di Dio
- Io non voglio altro se non la tua santissima volontà, o Gesù mio.
- Quando l'anima sta rassegnata nelle mani di Dio, e si contenta del divino
beneplacito, sta in buone mani, ed è molto sicura che le abbia ad intervenire
bene.
- Ognuno vorrebbe stare sul monte Tabor a vedere Cristo trasfigurato:
accompagnar Cristo sul monte Calvario pochi vorrebbero.
- E' ottimo rimedio, nel tempo delle tribolazioni e aridità di spirito,
l'immaginarsi di essere come un mendico, alla presenza di Dio e dei Santi, e
come tale andare ora da questo Santo, ora da quell'altro a domandar loro
elemosina spirituale, con quell'affetto e verità onde sogliono domandarla i
poveri. E ciò si faccia alle volte
corporalmente, andando ora alla Chiesa di questo Santo, ed ora alla Chiesa di
quell'altro a domandar questa santa elemosina.
- Al P. Antonio Gallonio, fortemente tormentato da una interna tribolazione, S.
Filippo diceva: Abbia pazienza, Antonio: questa è la volontà di Dio. Abbi
pazienza, sta saldo; questo è il tuo Purgatorio.
- A chi si lamentava di certe prove diceva: Non sei degno, non sei degno che il
Signore ti visiti.
- Quietati che Dio la vuole, disse una volta ad una mamma a cui moriva una
piccola figlia, e ti basta essere stata balia di Dio.
Desiderio di Perfezione
- Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni.
- Bisogna desiderare di far cose grandi per servizio di Dio, e non accontentarsi
di una bontà mediocre, ma aver desiderio (se fosse possibile) di passare in
santità ed in amore anche S. Pietro e S. Paolo: la qual cosa, benché l'uomo
non sia per conseguire, si deve con tutto ciò desiderare, per fare almeno col
desiderio quello che non
possiamo colle opere.
- Non è superbia il desiderare di passare in santità qualsivoglia Santo: perché
il desiderare d'essere santo è desiderio di voler amare ed onorare Dio sopra
tutte le cose: e questo desiderio, se si potesse, si dovrebbe stendere in
infinito, perché Dio è degno d'infinito onore.
- La santità sta tutta in tre dita di spazio, e si toccava la fronte, cioè nel
mortificare la razionale, contrastando cioè a se stesso, all'amore proprio, al
proprio giudizio.
- La perfezione non consiste nelle cose esteriori, come in piangere ed altre
cose simili, e le lacrime non sono segno che l'uomo sia in grazia di Dio.
- Parlando il Santo di spirito e della perfezione diceva: Ubbidienza, Umiltà,
Distacco!
La Preghiera
- L'uomo che non fa orazione è un animale senza ragione.
- Il nemico della nostra salute di nessuna cosa più si contrista, e nessuna
cosa cerca più impedire che l'orazione.
- Non vi è cosa migliore per l'uomo che l'orazione, e senza di essa non si può
durar molto nella vita dello spirito.
- Per fare buona orazione deve l'anima prima profondissimamente umiliarsi e
conoscersi indegna di stare innanzi a tanta maestà, qual è la maestà di Dio,
e mostrare a Dio il suo bisogno e la sua impotenza, ed umiliata gettarsi in Dio,
che Dio le insegnerà a fare orazione.
- La vera preparazione all'orazione è l'esercitarsi nella mortificazione: perché
il volersi dare alla orazione senza questa è come se un uccello avesse voluto
incominciar a volare prima di metter le penne.
- Ai giovani diceva: Non vi caricate di troppe devozioni, ma intraprendetene
poche, e perseverate in esse. Non tante devozioni, ma tanta devozione.
L'Umiltà
- Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi.
- Umiliate voi stessi sempre, e abbassatevi negli occhi vostri e degli altri,
acciò possiate diventar grandi negli occhi di Dio.
- Dio sempre ha ricercato nei cuori degli uomini lo spirito d'umiltà, e un
sentir basso di sè. Non vi è cosa che più dispiaccia a Dio che l'essere
gonfiato della propria stima.
- Non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli
eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare.
- Per fuggire ogni pericolo di vanagloria voleva il Santo che alcune devozioni
particolari si facessero in camera, ed esortava che si fuggisse ogni singolarità.
A proposito della vanagloria diceva: Vi sono tre sorta di vanagloria. La prima
è Padrona e si ha quando questa va innanzi all'opera e l'opera si fa per il
fine della
vanagloria. La seconda è la Compagna e si ha quando l'uomo non fa l'opera per
fine di vanagloria, ma nel farla sente compiacenza. La terza è Serva e si ha
quando nel far l'opera sorge la vanagloria, ma la persona subito la reprime.
- Per acquistare il dono dell'umiltà sono necessarie quattro cose: spernere
mundum, spernere nullum, spernere seipsum, spernere se sperni: cioè disprezzare
il mondo, non disprezzare alcuno, disprezzare se stesso, non far conto d'essere
disprezzato. E
soggiungeva, rispetto all'ultimo grado: A questo non sono arrivato: a questo
vorrei arrivare.
- Fuggiva con tutta la forza ogni sorta di dignità: Figliuoli miei, prendete in
bene le mie parole, piuttosto pregherei Iddio che mi mandasse la morte, anzi una
saetta, che il pensiero di simili dignità. Desidero bene lo spirito e la virtù
dei Cardinali e dei Papi,
ma non già le grandezze loro.
La Mortificazione
- Figliuoli, umiliate la mente, soggettate il giudizio.
- Tutta l'importanza della vita cristiana consiste nel mortificare la razionale.
- Molto più giova mortificare una propria passione per piccola che sia, che
molte astinenze, digiuni e discipline.
- Quando gli capitava qualche persona che avesse fama di santità, era solito
provarla con mortificazioni spirituali e se la trovava mortificata e umile, ne
teneva conto, altrimenti l'aveva per sospetta, dicendo: Ove non è gran
mortificazione, non può
esservi gran santità.
- Le mortificazioni esteriori aiutano grandemente all'acquisto della
mortificazione interiore e delle altre virtù.
L'Obbedienza
- L'obbedienza buona è quando si ubbidisce senza discorso e si tiene per certo
quello che è comandato è la miglior cosa che si possa fare.
- L'obbedienza è il vero olocausto che si sacrifica a Dio sull'altare del
nostro cuore, e bisogna sforzarci d'obbedire anche nelle cose piccole, e che
paiono di niun momento, poiché in questo modo la persona si rende facile ad
essere obbediente nelle cose maggiori.
- E' meglio obbedire al sagrestano e al portinaio quando chiamano, che starsene
in camera a fare orazione.
- A proposito di colui che comandava diceva: Chi vuol esser obbedito assai,
comandi poco.
La Gioia Cristiana
- Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma
che siate allegri.
- Non voglio scrupoli, non voglio malinconie. Scrupoli e malinconie, lontani da
casa mia.
- L'allegrezza cristiana interiore è un dono di Dio, derivato dalla buona
coscienza, mercé il disprezzo delle cose terrene, unito con la contemplazione
delle celesti...Si oppone alla nostra allegrezza il peccato; anzi, chi è servo
del peccato non può neanche assaporarla: le si oppone principalmente
l'ambizione: le è nemico il senso, e molto altresì la vanità e la detrazione.
La nostra allegrezza corre gran pericolo e spesso si perde col trattare cose
mondane, col consorzio degli ambiziosi, col diletto degli spettacoli.
- Ai giovani che facevano chiasso, a proposito di coloro che si lamentavano,
diceva: Lasciateli, miei cari, brontolare quanto vogliono. Voi seguitate il
fatto vostro, e state allegramente, perché altro non voglio da voi se non che
non facciate peccati. E
quando doveva frenare l'irrequietezza dei ragazzi diceva: State fermi( e,
sotto voce), se potete.
La Devozione a Maria
- Figliuoli miei, siate devoti della Madonna: siate devoti a Maria.
- Sappiate, figliuoli, e credete a me, che lo so: non vi è mezzo più potente
ad ottenere le grazie da Dio che la Madonna Santissima.
- Chiamava Maria il mio amore, la mia consolazione, la mamma mia.
- La Madonna Santissima ama coloro che la chiamano Vergine e Madre di Dio, e che
nominano innanzi a Lei il nome santissimo di Gesù, il quale ha forza
d'intenerire il cuore.
La Confessione
- La confessione frequente de' peccati è cagione di gran bene all'anima nostra,
perché la purifica, la risana e la ferma nel servizio di Dio.
- Nel confessarsi l'uomo si accusi prima de' peccati più gravi e de' quali ha
maggior vergogna: perché così si viene a confondere più il demonio e cavar
maggior frutto dalla confessione.
La Tentazione
- Le tentazioni del demonio, spirito superbissimo e tenebroso, non si vincono
meglio che con l'umiltà del cuore, e col manifestare semplicemente e
chiaramente senza coperta i peccati e le tentazioni al confessore.
- Contro le tentazioni di fede invitava a dire: credo, credo, oppure che si
recitasse il Credo.
- La vera custodia della castità è l'umiltà: e però quando si sente la
caduta di qualcuno, bisogna muoversi a compassione, e non a sdegno: perché il
non aver pietà in simili casi, è segno manifesto di dover prestamente cadere.
- Ai giovani dava cinque brevi ricordi: fuggire le cattive compagnie, non
nutrire delicatamente il corpo, aborrire l'ozio, fare orazione, frequentare i
Sacramenti spesso, e particolarmente la Confessione.
Giaculatorie
Padre Zazzara diceva che il Santo lodava molto le giaculatorie, ed in diversi
tempi dell'anno gliele insegnava e ne faceva dire ogni giorno quando una, quando
un'altra.
- Per tenere vivo il pensiero della divina presenza ed eccitare la confidenza in
Dio sono utilissime alcune orazioni brevi e quelle spesse volte lanciare verso
il cielo tra il giorno, alzando la mente a Dio da questo fango del mondo: e chi
le usa, ne ricaverà frutto incredibile con poca fatica.
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