Le
acque del Santuario
dell'Amore
Misericordioso
Collevalenza
(Pg)
(più
avanti trovate una raccolta di preghiere)
Madre
Speranza di Gesù
fondatrice dei Figli e delle Ancelle dell'Amore Misericordioso, serva di Dio.
Maria Giuseppa Alhama Valera, prima di nove
figli, nacque a Santomera (Murcia, Spagna) il 29 settembre 1893 e fu
battezzata nello stesso giorno;
sui documenti civili, invece, è riportata la
data del 30 settembre, giorno in cui di fatto si festeggiava il suo
compleanno.
Il 15 ottobre 1915 entrò religiosa nel convento
di clausura delle “Figlie del Calvario” a Villena (Spagna). Questa
Congregazione nel 1920 venne aggregata all’Istituto delle Missionarie
Claretiane”.
La notte di Natale del 1930 uscita da questo
Istituto, fondò, a Madrid, la Congregazione delle Ancelle dell’Amore
Misericordioso.
Il 15 agosto 1951 fondò, a Roma, la
Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso.
Consacrò e dedicò tutta la sua vita al Signore
e alla missione di farlo conoscere ad ogni persona come un Padre e una
tenera Madre.
Al termine di una vita consumata nel servizio a
Dio, ai sacerdoti e ai più bisognosi, morì a Collevalenza (Perugia) il
giorno 6 febbraio 1983.
Il 23 aprile 2002, la Chiesa, avendo riconosciuto
l’eroicità delle virtù, l’ha dichiarata Venerabile. Il processo di
canonizzazione continua il suo corso.
Il
santuario di Collevalenza
La Madre Speranza
giunse nella frazione di Collevalenza, con il consenso del Vescovo di
Todi Mons. Alfonso Maria De Sanctis, il 18 agosto 1951, insieme ai primi
Figli dell'Amore Misericordioso e ad una piccola comunità di Ancelle.
Vi giunse condotta dalla Divina Provvidenza e già consapevole, per
grandi linee, di ciò che avrebbe dovuto realizzarvi. Nel suo Diario
infatti, in data 14 maggio 1949, si legge di una singolare premonizione:
con l'aiuto divino e a prezzo di non pochi sacrifici, ella avrebbe
realizzato un magnifico complesso incentrato attorno ad un Santuario
dedicato all'Amore Misericordioso del Signore, comprendente anche
strutture per l'accoglienza di pellegrini, di infermi e di
Sacerdoti.
Non passò, infatti, molto tempo che, a poca distanza dal paese, si
iniziarono ad inaugurare le nuove costruzioni: la Casa dei Figli
dell'Amore Misericordioso (FAM) nel 1953; il Seminario minore nel 1954;
la Cappella del Crocifisso nel 1955. Questa medesima Cappella fu poi
eretta canonicamente come "Santuario dell'Amore
Misericordioso" da Mons. De Sanctis, il 1° ottobre del 1959.
Frattanto il futuro dell'Opera andava chiarendosi anche per i Religiosi
che stavano a fianco della Madre Speranza come primi discepoli e
collaboratori. Un verbale comunitario, datato 28 aprile 1957, attesta:
"... La Madre, seguita da alcuni fam, si reca a vedere un
appezzamento di terreno e ci dice molte cose che meritano di essere
scritte e tramandate...
Collevalenza diventerà qualcosa di grande. Come Lourdes è oggi meta di
pellegrinaggi, fonte di tanti prodigi e dovunque conosciuta mentre ieri
(la zona della grotta) era una squallida campagna, così domani
nell'antico "roccolo" di Collevalenza sorgeranno tante
costruzioni, vi sarà un grande Santuario dell'Amore Misericordioso, vi
saranno pellegrinaggi e si rinnoveranno prodigi non meno che a
Lourdes... Tutto ciò però quando la Madre non sarà più su questa
terra"
Benché in queste righe non si parli ancora né di acqua, né di
piscine, l'esplicito riferimento a Lourdes fa già intravedere gli
sviluppi successivi.
Il
pozzo e le piscine
La
volontà divina in merito al Pozzo e alle Piscine si fece esplicita agli
inizi dell'anno 1960. Le circostanze vengono descritte dalla Segretaria
Generale delle Ancelle: "Nostra Madre ha ricevuto l'ordine di
realizzare alcune Piscine per il bagno dei malati e le è stato indicato
il punto dove troverà l'acqua necessaria. Nostra Madre, sempre fedele
ai comandi di Colui che non sbaglia, né dà ordini in maniera vana, si
dispone ad iniziare un pozzo lì dove le è stato detto che troverà
l'acqua, cioè a fianco della futura "Basilica dell'Amore
Misericordioso", tra questa e la futura "Casa della
Giovane"". Più oltre prosegue: "Al "nemico del
bene" urta che si progettino delle piscine per il bagno dei malati,
e contrasta in ogni modo a nostra Madre a causa del pozzo, e la minaccia
dicendole che se farà uso della trivella, la romperà;
che
romperà tutte quelle che verranno portate e non ce ne saranno a
sufficienza in tutta l'Umbria".
E in effetti l'escavazione del Pozzo fu, a dir poco, snervante sia per
la profondità che si dovette raggiungere (122 metri), sia per la serie,
umanamente inspiegabile, di complicazioni meccaniche e tecniche che si
verificarono; per la Madre Speranza, poi, si aggiunsero numerose
vessazioni del maligno. I lavori dell'intero progetto durarono
precisamente 10 mesi: dal 1° febbraio al 1° dicembre del 1960, giorno
in cui fu istallata sull'apposita colonna la statua in marmo di Maria
Mediatrice.
Si iniziò la perforazione del Pozzo con una trivella a mano, azionata
da uno dei Religiosi, con la quale si raggiunse la profondità di 9
metri. Successivamente, ai primi di marzo, si conferì l'incarico
all'impresario locale Giuseppe Salici il quale, dopo aver anch'egli
adottato una trivella (spezzatasi a 12 metri di profondità), proseguì
fino a 23 metri realizzando un "pozzo romano". Non potendo
proseguire oltre con tale tecnica, ai primi di aprile, ci si accordò
finalmente con una ditta specializzata, per la perforazione di un pozzo
artesiano: la ditta Guido De Togni di Isola della Scala (VR).
Quando il dubbio iniziava già a serpeggiare anche in casa e i commenti
di molti all'esterno si facevano malevoli, nel pomeriggio del 6 maggio,
la sonda di perforazione, dopo essere rimasta incagliata in profondità
per più di un'ora, finalmente incontrò un'abbondante falda acquifera,
a 92 metri.
In quella occasione la Madre Speranza, andata in estasi presso il Pozzo,
pronunciò parole di commosso ringraziamento e di fiduciosa
implorazione.
Altre falde acquifere furono poi trovate a 114, 120 e 122 metri.
Meno problematica, invece, fu la realizzazione delle Piscine, progettate
dall'architetto Julio Lafuente, e la sistemazione dell'area circostante:
gettate le fondazioni il 22 agosto, tutto fu ultimato per il 1°
dicembre dei quello stesso anno.
L'acqua
del santuario
Dalla lettura del testo della
"pergamena" che il giorno 14 luglio 1960 fu gettata con
apposito contenitore in fondo al Pozzo, durante una sobria cerimonia,
possiamo conoscere le finalità specifiche per le quali la Divina
Provvidenza ha voluto quest'acqua. Si tratta di parole ricevute dalla
Madre Speranza da Gesù durante un'estasi del 3 aprile precedente. Dice
il testo:
"Decreto: A quest'acqua e alle piscine va dato il nome del mio
Santuario. Desidero che tu dica, fino ad inciderlo nel cuore e nella
mente di tutti coloro che ricorrono a te, che usino quest'acqua con
molta fede e fiducia e si vedranno sempre liberati da gravi infermità;
e che prima passino tutti a curare le loro povere anime dalle piaghe che
le affliggono per questo mio Santuario dove li aspetta non un giudice
per condannarli e dar loro subito il castigo, bensì un Padre che li
ama, perdona, non tiene in conto, e dimentica"..
Da qui, appunto, trae ispirazione una delle frasi scolpite sulla
facciata delle Piscine: "Usa quest'acqua con fede e amore, sicuro
che ti servirà di refrigerio al corpo e di salute all'anima".
Le finalità taumaturgiche di quest'Acqua e la sua interdipendenza con
l'azione pastorale del Santuario sono parimenti espresse nella
"Preghiera per il Santuario", composta dalla stessa
Fondatrice:
"... Benedici, Gesù mio, il tuo grande Santuario e fa che vengano
sempre a visitarlo da tutto il mondo: alcuni a domandarti la salute per
le proprie membra straziate da malattie che la scienza umana non sa
curare; altri a chiederti perdono dei propri vizi e peccati; altri,
infine, per ottenere la salute per la propria anima annegata nel
vizio... E fa, Gesù mio, che vengano a questo tuo Santuario le persone
del mondo intero, non solo col desiderio di curare i corpi dalla
malattie più strane e dolorose, ma anche di curare le anime dalla
lebbra del peccato mortale e abituale".
Ulteriori precisazioni sulle finalità dell'Acqua ci vengono da altre
parole della Madre Speranza. Il 6 febbraio del 1960, quando ancora si
era ai primi tentativi di perforazione del Pozzo, partecipando ad un
atto comunitario con i suoi Religiosi, così illustrò loro gli scopi
dell'Opera: "La Madre... prende occasione per dirci che nell'orto
si dovrà trovare l'acqua e che questa dovrà alimentare le Piscine
dell'Amore Misericordioso; che a quest'acqua il Signore darà il potere
di curare dal cancro e dalla paralisi, figure delle anime in peccato
mortale e in peccato veniale abituale".
Questi concetti tornano, ancor meglio sviluppati, nell'estasi avuta
presso il Pozzo il 6 maggio, giorno del rinvenimento della prima falda
acquifera:
"... Ti ringrazio, Signore! Dà la forza a quest'acqua di guarire
il cancro e la paralisi, uno figura del peccato mortale e l'altra del
peccato abituale... Il cancro uccide l'uomo, lo disfa; la paralisi lo
rende inutile, no lo fa camminare... Dà all'acqua la virtù di far
guarire i malati, i malati poveri che non hanno mezzi, anche con una
sola goccia d'acqua... Sia quest'acqua la figura della tua grazia e
della tua misericordia".
Occorre ancora precisare che, tra le diverse forme di cancro, la Madre
Speranza capì chiaramente che occorreva fare una specifica menzione per
la leucemia.
L'apertura
delle piscine
Benché nel novembre del 1960 fosse ormai tutto
pronto (Pozzo, Piscine e persino il personale sanitario) la Provvidenza
volle che l'uso delle Piscine fosse consentito solo dopo una attesa
lunga di 18 anni.
Piuttosto che accennare a questo episodio con la pretesa di individuare
responsabilità o titubanze di singoli uomini, è certamente più
opportuno limitarsi a rilevare come anche in questa circostanza rifulse
"la fede della Madre, l'immolazione della sua obbedienza, il suo
pieno abbandono al mistero della divina volontà".
Furono certamente ispirate, a questo proposito, le considerazioni fatte
in quei giorni da Mons. Norberto Perini, arcivescovo di Fermo, che era
di passaggio a Collevalenza: "(Egli) conferisce con la Madre e la
esorta ad aver tanta fiducia e perseveranza perché l'opera del
Santuario e delle piscine, essendo un'opera di Dio, se pure attraverso
difficoltà e sofferenze, deve andare avanti e il Signore stesso si
incaricherà di rimuovere gli ostacoli e superare le difficoltà".
E infatti, con lettera del 19 novembre 1978, il Vescovo di Todi Mons.
Decio Lucio Grandoni concedeva il permesso dell'uso delle Piscine a
decorrere dal 1° marzo dell'anno successivo. La lettera si chiudeva con
questo auspicio: "Confido con questo atto, che pongo nelle mani di
Cristo Re, di aver corrisposto alla volontà divina".
I 18 anni di attesa non furono certamente inoperosi. In essi si poterono
completare tutte le altre strutture del complesso: la Casa della Giovane
nel 1962; la nuova Basilica nel 1965; la Casa del Pellegrino nel 1967;
la Casa per gli Infermi nel 1973.
E l'Acqua del Santuario, che nel frattempo veniva regolarmente attinta a
livello "privato", iniziò subito a svolgere la sua azione
taumaturgica.
un
segno
Per
una migliore comprensione conviene ricordare ciò che accadde al Pozzo
il giorno 14 settembre 1960, festa liturgica dell'Esaltazione della S.
Croce. Da una ventina di giorni si cercava di capire come mai l'acqua
venisse molto torbida e quale potesse essere la tecnica d'intervento più
adatta a superare l'inconveniente. D'improvviso, alle 9,30 del mattino,
alla presenza della Madre Speranza e di alcuni testimoni, il pozzo si
illuminò all'interno, per un paio di minuti, cosicché tutti poterono
vedervi dentro, chiaramente, fino al fondo. Si scorse anche un rigagnolo
fangoso che da una certa altezza si riversava sull'acqua sottostante
rendendola torbida.
E' possibile vedere in questa circostanza davvero singolare una sorta di
"segno catechetico"? Probabilmente, sì. Anche il "pozzo
del dolore" che generalmente è oscuro e melmoso può rischiararsi
e purificarsi: questo può avvenire o attraverso un pieno
ristabilimento, frutto dell'onnipotenza divina, o attraverso una serena
ed esemplare accettazione del proprio male, fino a far propria l'eroica
espressione della Madre Speranza: "Ti ringrazio, o Signore, che mi
hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire"..
Questa, dunque, sembra essere la missione assegnata dalla Divina
Provvidenza all'Acqua e alle Piscine del Santuario: illuminare "il
pozzo della sofferenza" con la luce radiosa della grazia o,
addirittura, con la luce sfolgorante di una piena guarigione, cosicché
anche il malato possa sentirsi, in ogni caso, oggetto delle predilezioni
dell'Amore Misericordioso del Signore.
Preghiera
per il santuario
Fa', Gesù mio, che vengano a questo tuo
Santuario le persone del mondo intero, non solo col desiderio di curare
i corpi dalle malattie più strane e dolorose, ma anche di curare le
anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale. Aiuta, consola e
conforta, o Gesù, tutti i bisognosi; e fa' che tutti vedano in Te non
un Giudice severo, ma un Padre pieno di amore e di misericordia, che non
tiene in conto le miserie dei propri figli, ma le dimentica e le
perdona.
Preghiera
per i malati che si immergono nelle piscine
Signor mio e Dio mio, per il tuo amore e per la
tua misericordia, guarisci noi che siamo tuoi figli da ogni malattia,
specialmente da quelle che la scienza umana non riesce a curare; e fa'
che, con il tuo aiuto, conserviamo sempre pura la nostra anima da ogni
peccato grave
Preghiera
per ottenere grazie
per
intercessione di Madre Speranza di Gesù.
“Padre
di misericordia e Dio di ogni consolazione, ti ringraziamo del richiamo al
tuo Amore Misericordioso offertoci nella vita e nella parola della Madre
Speranza di Gesù. Donaci la sua stessa confidenza nel tuo amore paterno,
e se è nei tuoi disegni darle la gloria che riservi a chi è fedele al
tuo Spirito e rivela al mondo la bontà di Gesù, per sua intercessione,
concedi la grazia…
(chiedere
la grazia che si desidera ottenere per intercessione di Madre Speranza)
Te
la chiediamo contando sull’aiuto di Maria, Mediatrice di quella
misericordia che vogliamo cantare in eterno. Amen.
PADRE
NOSTRO, AVE MARIA E GLORIA
Visto,
nulla osta – Todi, 8 Febbraio 1984 (
Decio Lucio Grandoni) Vescovo di Todi
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