MEDITAZIONE
LA PENTECOSTE
1. Il giorno dell'attesa. Gesù l'aveva promesso. «Se io non vado, non verrà a voi lo Spirito Santo; ma se io me ne andrò, ve lo manderò». Doveva essere
l'annunciatore di tutta la verità, l'avvocato, il consolatore, il
Paraclito. La forza e la vita. Gli Apostoli - dopo la desolata morte del Signore e dopo le trepide luci della gioiosa Risurrezione e Ascensione al Cielo - ricordavano e aspettavano. Paurosi e oranti. Avevano con loro, ricchezza e dolcezza ineffabile, la Madonna. Si appoggiavano alla Madonna. Si appoggiavano alla Madre come bimbi spauriti. Erano nel Cenacolo, dove i preziosi ricordi delle grandi cose avvenute affioravano, a dar sicurezza alle anime che si accendevano tutte nella soave speranza. Non proprio lì erano fiorite sulle labbra divine le grandi parole della grande promessa? «Ve lo manderò».
2. Il giorno del prodigio. Dieci giorni eran passati d'ansiosa attesa. Si erano stancati gli Apostoli? Ma già lo Spirito li lavorava preziosamente nel segreto dei cuori. Dovevano cominciare a vedere: soprattutto la vanità di un regno che essi avevano sognato e non era il regno di Dio; dovevano riconoscere le loro imperfezioni, le loro paure, la loro pusillanimità: e dovevano ricordare le parole e gli esempi del Maestro. E in questo, singolarmente, la Vergine Santa era la grande Maestra. Ed ecco dal cielo un tuono come di vento impetuoso che soffia e scuote la casa. E un globo appare come di fuoco, dal quale si partono tante fiammelle, di cui una si posa su ciascuno dei presenti. All'impeto, allo scuotimento succede la meraviglia e il silenzio. Il momento della luce, la presa di possesso dello Spirito. «E tutti furono ripieni di Spirito Santo». E si mettono a parlare lingue nuove. A quell'impeto di tuono, s'è radunata folla intorno al Cenacolo. Gli Apostoli tardano ad uscire. A Pietro di parlare. Ardenti ed eloquenti tutti, lui più di tutti, il Capo della Chiesa nascente.
3. Il giorno della speranza. Alla parola di Pietro - fatto per miracolo oratore - parola che ha l'impeto del vento e la luce della fiamma, si convertono più di tremila persone. Gli Apostoli si guardano essi stessi come trasognati. Ora toccano con mano le meraviglie di Dio, vivono del miracolo. S'è aperto il cielo e s'è infuocata la terra: per diventare Cielo. La Chiesa è chiamata al còmpito grande. «Guardate, guardate i campi, già biondeggianti di mèsse». È venuto il divino perenne seminatore, l'agricoltore di Dio... E il mondo è tutto nella speranza.
* O Spirito di fuoco, vieni a rinnovare la terra. La Chiesa vivificata da te si prepara alla sua conquista. Tu non la lascerai mai sola. Ma io sono nella Chiesa, faccio parte della Chiesa. Ho anch'io il mio còmpito, dentro di me e fuori di me. Nel battesimo e nella cresima è avvenuta la mia Pentecoste. Sento io trasformati in te e per te il pensiero e il cuore? Vivo per te, in Gesù Cristo e per Gesù Cristo? Fammi, soprattutto con l'esempio, il predicatore della verità.
ELEVAZIONE
Gli apostoli non discesero dal monte con in mano le tavole della legge come Mosè, medita san Giovanni Crisostomo. Andarono invece in ogni direzione, portando nella loro mente lo Spirito, versando un tesoro e un effluvio di verità, di carismi e di tutti i beni: erano divenuti per la grazia essi stessi libri e leggi viventi. Così attrassero a sè tremila persone, poi cinquemila, poi tutti i popoli del mondo, perchè Dio parlava per la loro bocca a quanti si accostavano a loro. Anche Matteo scrisse quello che scrisse riempito dallo Spirito: Matteo il pubblicano. Non aborre lui di chiamarsi così dalla sua professione, e così neppure gli altri. Ciò manifesta in maniera perentoria la grazia dello Spirito e la loro virtù.
FIORETTO Mi studierò con il mio esempio di attirare altre anime alla pratica della fede.
GIACULATORIA Emitte Spiritum tuum et
creabuntur. Effondi il tuo spirito nel mio cuore, perchè io mi rinnovi nel bene.