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MESE DI FEBBRAIO

DEDICATO ALLO SPIRITO SANTO

 

 

GIORNO 16

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Indice

 

  

MEDITAZIONE

 

 

SAPIENZA 

 

1. Il dono della sapienza è il dono del cuore. Come il dono dell'intelletto rallegra, illustrandola, la mente, così il dono della sapienza dilata e riempie il cuore. È il massimo tra i doni, è il culmine nell'ascesa terrena, in attesa dell'incontro celeste, che supera tutte le possibili altezze. È la conoscenza e il gusto di Dio. Stolti gli uomini che si attardano a conoscere e a gustare appassionatamente le creature, incapaci di avere un desiderio celeste. San Paolo lo ha già detto con tagliente parola: «L'uomo materiale non comprende le cose dello Spirito», e non comprendendole non le può nè desiderare nè godere. Del resto è parola di Dio che «la sapienza non entrerà in un'anima malvagia, nè potrà abitare in un corpo venduto al peccato». Il cristiano, per lo Spirito, illuminato nella verità, gode invece della verità, della massima, concreta, infinita verità: Dio. La gode pacato, tranquillo, sicuro del possesso: l'ama. «Gustate e provate quant'è soave il Signore!» Com'è brutta la terra quando guardo al cielo! Così: il cristiano veramente spirituale non sa più apprezzare e godere che Dio e le cose di Dio. I Santi vogliono gustar dappertutto il nome di Gesù; se no per essi tutto è insipido e vano. 

 

2. Il dono della sapienza è nutrimento di libertà. La sapienza cristiana sta nella verità, in Dio. Per questo il cristiano cammina spedito, leggero; vola. Gli altri s'attardano ad ogni istante: qualsiasi vanità, o bagattella ha il potere d'arrestarli, di distrarli sulla via e dalla via. Il cristiano va per la sua strada ch'è la strada di Dio, la strada per cui è passato, gigante, Gesù; la strada della divina volontà. Non è schiavo, il cristiano, ma libero, perfettamente libero: serve il Signore e regna già con il Signore. Non ha fretta di anticipare gli avvenimenti e le ricompense. Sa che ogni cosa si cambia in bene per chi ama, e sa che la ricompensa, beata ricompensa, verrà. Ne ha già nel cuore il trascendente sapore. 

 

3. Il dono della sapienza è dono d'unione. La volontà è in giuoco, la volontà perfezionata dalla fede, dalla speranza, dall'amore: la volontà che tende, per la nuova natura della Grazia, al suo accesissimo fuoco. È il dono di Cristo all'anima per virtù di Spirito Santo. Non ci viene dal sacrificio di Gesù il dono del Paraclito? Esse cum Christo, essere con Cristo! Un giorno, il giorno di Dio? Certo. Ma perchè non esserlo fin d'ora, nella preparazione, la quale è già paradiso per le anime che sono il regno dello Spirito Santo? È il cantico delle beatitudini. 

 

* O eterna Sapienza, che rinnovi i cuori degli uomini, rinnova il mio cuore, perchè possa e sappia gustare le delizie di Dio. Quel poco che poveramente so, quel poco che con fatica intuisco, giunge a me dagli eterni splendori come attraverso uno specchio imperfettissimo, mi giunge deformato e incredibilmente impoverito. Eppure com'è già bello, ridente, glorioso! «L'anima mia vien meno al pensiero dei tuoi atrii. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente. Quanto sono amabili le tue tende!» 

 

ELEVAZIONE Così medita l'Autore de «L'Année liturgique» sul dono della sapienza: «L'intelligenza è illuminazione e la sapienza è unione. Ora l'unione con il Bene sommo si compie a mezzo della volontà, cioè a mezzo dell'amore che risiede nella volontà. Va osservata questa progressione nella gerarchia angelica: il Cherubino sfavilla d'intelligenza, ma sopra di lui c'è il Serafino tutto fiamma. L'amore è ardente nel Cherubino, come l'intelligenza rischiara della sua viva luce il Serafino; ma l'uno si differenzia dall'altro per la sua qualità predominante, e più elevato è colui che più intimamente attinge la Divinità per amore, colui che gusta il sommo Bene. Il settimo dono si adorna del bel nome della sapienza, che gli deriva dall'eterna Sapienza, alla quale tende ad assimilarsi per mezzo dell'ardore dell'affetto. La Sapienza increata che si degna di farsi gustare dall'uomo nella valle delle lacrime, è il Verbo divino, Colui che l'Apostolo chiama «lo splendore della gloria del Padre e la forma della sua sostanza» (Ebr. 1, 3). È Lui che ci ha inviato lo Spirito per santificarci e per ricondurci a Lui, di modo che l'operazione più elevata del divino Spirito è di procurarci questa unione con Lui, che, essendo Dio, si è fatto carne per noi, obbedendo sino alla morte, e morte di croce. Con i misteri compiuti nella sua umanità, Gesù ci fa penetrare sino alla sua Divinità; a mezzo della fede illuminata dall'intelligenza soprannaturale vediamo la sua gloria che è gloria del Figlio unico del Padre, pieno di grazia e di verità» (Giov. 1, 14). E come si è fatto partecipe della nostra umile natura umana, così si dona qui a gustare, Lui, Sapienza increata, a questa sapienza creata, che lo Spirito Santo forma in noi come il più sublime dei suoi doni». 

 

FIORETTO Nella santa Comunione voglio pensare più frequentemente al gusto delle cose divine per imparare a viverle. 

 

GIACULATORIA Donum sapientiae dona mihi, Domine. Dammi, o Signore, il dono della sapienza. 

 

 

 

 

 

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