MEDITAZIONE
PAZIENZA
1. Il frutto della pazienza è prettamente cristiano. I pagani dovevano patire, perchè la sofferenza è in qualche modo il sostrato dell'esistenza; ma sfuggivano il patimento, ponevano ogni studio nell'evitarlo o nell'allontanarlo: se, per ottenere lo scopo, era utile o necessario speculare sulle sofferenze altrui, lo facevano ben volentieri. Non così i cristiani. Dopo la vita di Gesù - tutta croce e martirio - la pazienza è diventata la loro caratteristica, perchè la pazienza è la via sulla quale possiamo più rassomigliare a Cristo. E Cristo Gesù la pazienza l'ha voluta come condizione indispensabile per appartenere a Lui: «Chi vuol essere mio discepolo rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi venga dietro». Qui, Gesù non dice il motivo di questa condizione: la chiede come una prova d'adesione a Lui, quindi d'amore. Così che per il cristiano la pazienza è frutto d'amore. Non può esser che così. Dunque, amabilissimo frutto di Spirito Santo.
2. Il frutto della pazienza purifica. Gesù sapeva con chi aveva a che fare: pur amandoci d'un amore senza limiti, fino alla morte, oltre la morte, anzi appunto perchè ci amava, conosceva le nostre miserie, le nostre ombre, le nostre cadute e ricadute. E pure in Cielo non s'entra se la veste non è senza macchie; e giustizia vuole che il peccatore ripari, paghi, sconti, come può, il suo male, il peccato. La pazienza lo soccorre. Ma se si guarda bene, nella pena, non si tarda a vedere vicino a noi Gesù, che ci precede, sanguinante di ferite, oppresso dalla croce, Lui che, glorioso, si accosta a noi e ci dà, materna, la mano. E allora non si sente più la pena: il cuore si allarga e l'anima respira. D'amore. Si è, con Gesù, accostato a noi lo Spirito Santo.
3. Il frutto della pazienza innalza. La pazienza è segreto di salvezza «Con la vostra pazienza salverete la vostra anima», ha detto il Signore. La salvezza ci assicura le altezze più eccelse. E Paolo dichiara che «le pene di questa vita non sono proporzionate alla gloria futura che si manifesterà in noi». E allora come si fa a non innalzare gli occhi al Cielo, da dove ha da venire l'oggetto de «la nostra beata speranza»? E si ama la croce, con la stessa passione - e anche maggiore - con cui i mondani amano i loro miseri diletti: e nella croce, invece di lamentarci, lodiamo Dio dei beni che ci dà. Uno dei maggiori, quello di offrirci preciso motivo di purificazione e di elevazione. La nostra casa, la nostra patria è il Cielo.
* Spirito pazientissimo con la durezza e la caparbietà delle anime, pronte alle voci del mondo e chiuse ai richiami del Cielo, fammi docile al soffio del tuo amore. Che io non cerchi il paradiso in terra, o lo cerchi dov'è: cioè nel tabernacolo santo, dov'è viva la Memoria della divina passione; lo cerchi nel possesso della Grazia, che è possesso di Dio. Non è Dio il paradiso? In Lui dunque, e soltanto in Lui, che io cerchi il riposo e la gioia, e allora non mi sarà difficile sentire nell'anima la forza di soffrire per purificarmi.
ELEVAZIONE
Il Bossuet ci dà questa descrizione dei primi cristiani in rapporto con lo Spirito
Paraclito: «Sono fermi in faccia al pericolo e sono al tempo stesso teneri nell'amore verso i loro fratelli. È lo Spirito onnipotente che li muove e sa metter insieme le più opposte qualità. Leggiamo nelle sacre Scritture che lo Spirito Santo forma i fedeli in due maniere molto differenti.
Dapprima li plasma di materia tenera, quando dice per bocca di Ezechiele: Daho vobis cor
carneum: vi darò un cuore di carne; poi li farà come una colonna di ferro e una muraglia di bronzo: Dedi te in columnam ferream et in murum
aeneum. Chi non vede che li fa di bronzo perchè resistano a tutti i pericoli, e che li fa nel tempo stesso di carne perchè siano inteneriti dalla carità? Come il fuoco terrestre distribuisce così la sua forza che rende alcune cose più ferme ed altre più molli, così accade analogamente del fuoco spirituale che oggi (giorno della Pentecoste) discende. Rafferma e intenerisce in modo straordinario, perchè sono gli stessi discepoli che, cuori di diamante per la loro fermezza, divengono cuori umani, cuori di carne per la loro carità fraterna. È l'effetto del fuoco celeste che si posa oggi su loro. Ha intenerito il cuore dei fedeli, li ha per così dire fusi; li ha santamente mescolati, e facendoli colare gli uni su gli altri, per le comunicazioni della carità, ha composto in tale amalgama la meravigliosa unità di cuore di cui si fa parola negli Atti. Multitudinis autem credentium erat cor unum et anima una: nella intera società dei fedeli non vi era che un cuore e un'anima».
FIORETTO Accetterò di buon grado i pesi della giornata: possono essere richiamo dello Spirito Santo.
GIACULATORIA Dirige cor meum in patientia
Christi. Dirigi il mio cuore nella pazienza di Cristo.