MEDITAZIONE
ANNA LA PROFETESSA
TESTO. — «C'era inoltre una profetessa, Anna, figlia di
Fanuel, della tribù d'Aser; molto avanzata in età... Ella non usciva dal Tempio, servendo Dio notte e giorno, con preghiere e digiuni».
(Luc. II, 36, 37).
1. PRELUDIO. — Me ne starò sempre attento e raccolto nel tempio, contemplando la scena sublime e commovente della Presentazione di Nostro Signore e ciascuno dei santi che vi rappresentano una parte provvidenziale.
2. PRELUDIO. — Gesù,
Maria, oggetti del mio affetto.
1. PUNTO. — Tutti parlano per lodare. — Il mistero della Presentazione ha ricevuto pure dalla Chiesa il nome di mistero o festa degli Incontri. Ecco infatti un nuovo incontro: Anna la Profetessa sopraggiunge, loda Dio e parla di questo Bambino a tutti quelli che aspettano la Redenzione d'Israele. Ella parla per lodare, come gli angeli a Betlemme, i pastori e i Magi; come Simeone nel tempio... Sarebbe possibile vedere il Bambino Dio, comprendere qualche cosa di ciò che suo Padre vuole ch'Egli faccia sulla terra per salvare gli uomini e non esaltare la sua misericordia infinita, la sua sapienza che non ha misura e tutte le sue perfezioni che brillano d'un così vivo splendore nell'ineffabile mistero dell'Incarnazione? Gloria, lode, onore, amore al Signore, e al suo Cristo!
2. PUNTO. — Maria non parla. — Tutto è custodito nel santuario del suo Cuore verginale; mentre intorno a lei tutto parla, quasi, si direbbe, anche le pietre del Tempio, ella tace, Giuseppe pure tace. Il Vangelo ci dice soltanto che il Padre e la Madre di Gesù ammiravano ciò che si diceva di Lui. Come tutto questo è umile, semplice, santo e divino! E come questo silenzio diviene sublime quando Simeone, rivolgendosi direttamente alla Santissima Vergine, fa brillare ai suoi occhi la spada del dolore! Il profeta non si spiega che a metà, e Maria non domanda nulla per essere illuminata o rassicurata: calma, rassegnata, ella vuole ciò che Dio vuole e, anticipatamente, s'immola nel modo che piacerà alla volontà divina... Lezione per me sempre pronto a parlare, così raramente disposto a soffrire.
RISOLUZIONI confidate alla Santissima Vergine di non parlare che quando è necessario e come è necessario.
ESEMPIO.
Nella Città di Evora vi è un Monastero di Monache Agostiniane chiamato prima di S. Monica, e al presente del Bambino Gesù. E' usanza di quelle Religiose, dopo la festa del S. Natale, di far girare una Immagine del S. Bambino che hanno in Convento; beata è la prima che arriva a prenderla per tenerla nel suo Oratorio, dicendo ogni giorno qualche orazione per poi restituirla a capo dell'anno al luogo da cui la tolse. Accadde che vi era una Religiosa molto dabbene, inferma già da dodici anni per malattie gravi e diverse: rattrappimento dei nervi, talchè non poteva camminare se non a carponi o sulle grucce, ed episodi mensili d'epilessia, ovvero mal caduco. Avvicinandosi la festa del S. Natale ella desiderava avere l'immagine del S. Bambino per fargli quegli ossequi di devozione che vedeva fare dalle altre Suore, con fiducia, che il S. Bambino la guarirebbe: e così lo disse ad una Religiosa, ma questa non le diede retta. Arrivata finalmente la Solennità del Natale, l'Inferma fu portata a sentire la Messa solenne presso la grata del Coro basso, concependo sentimenti di fiducia sempre più forti di ricevere dal Cielo, in quel giorno, la guarigione dai suoi malanni. Ma la salute le venne donata più presto di quello che non credeva. Appena fu intonata l'Epistola, subito si sentì sana: ma non volle dir nulla per non recare disturbo alla Messa. Appena questa fu finita si levò in piedi e disse alle Madri: "Io per la gran bontà e misericordia del S. Bambino Gesù sono sana"; e incominciò da sè, senza appoggio alcuno, a camminare per il Coro con estrema ammirazione e tenerezza di quelle Religiose,
soprattutto della Maestra della guarita Suora, la quale trasportata da un'impeto di gioia straordinario si portò correndo all'Immagine del miracoloso Bambino, ch'era nel medesimo Coro, e presolo in mano non si saziava di baciarlo, e di bagnarlo con lacrime tenerissime, dicendo: "Signor Mio, guariste voi la
Cervera, sì guariste voi la Cervera", che tale era il nome di quella. Ma non contento di quella grazia il misericordioso Bambino gliene fece un'altra, risanandola anche dell'altra infermità dell'epilessia. Questo miracolo divenne pubblico per tutta la Città, e nei luoghi vicini, e ne fu presa autentica e giurata informazione dall'Ordinario; e d'allora quel
Motrastero, che prima era detto di S. Monica cambiò titolo, e fu nominato del S.Bambino Gesù.
FIORETTO - Ripetere durante il giorno la giaculatoria: O Santissimo Bambino Gesù, santifica il cuore e l'anima mia.