MEDITAZIONE
Le anime purganti vengono sollevate dalle indulgenze.
Mezzo efficacissimo per aiutare le anime purganti è quello d'acquistare in loro favore il maggior numero possibile d'indulgenze. Per farsi un'idea del soccorso che loro si porge con questo mezzo, immaginiamoci d'avere fatto parecchie quaresime, d'aver compiuta la penitenza canonica dei primi secoli per quaranta, ottanta, cento giorni, ovvero per parecchi anni; quanto non crederemmo aver fatto per i defunti! quanto sollievo non crederemmo, e con ragione, aver loro procurato! Ebbene, se tali penitenze spaventano la nostra debolezza, è in poter nostro ottenere altrettanta soddisfazione quanto con il compierla rigorosamente, con la massima facilità, per mezzo delle indulgenze. Chi mai, vedendo il suo prossimo in mezzo ad un incendio, non lo ritrarrebbe immediatamente, quando, senza esporsi a
nessun pericolo, dovesse dar un semplice ordine, fare un passo, imporsi lievissimo sacrificio? Ecco il grado in cui dalla Chiesa veniamo posti con l'aprirci il tesoro delle indulgenze, permettendoci d'applicarle in favore dei defunti. Per ritrarre un'anima dal purgatorio avremmo forse dovuto per cinque, dieci, cent'anni, far lunghe preghiere, rigorose espiazioni, forse ci sarebbero abbisognati lunghi secoli: la qual cosa sarebbe impossibile, tanto per la nostra debolezza, quanto per la brevità della vita. Ma consoliamoci, poichè per mezzo delle indulgenze possiamo facilmente, in pochi istanti, soddisfare non solo per interi anni di digiuno e d'austerità, ma anche per interi secoli: Se vi pensassimo veramente, adopereremmo la maggior sollecitudine nel valerci di tale tesoro, «per supplire con l'abbondanza nostra a quel che manca» alle anime sofferenti. Rispetto alle indulgenze è da sapere che non vengono dalla Chiesa applicate ai defunti, come ai vivi, per via di giudizio e d'assoluzione, ma solo per via di suffragio, d'intercessione, di soccorso o d'offerta. La Chiesa militante, non avendo più alcuna giurisdizione sui morti, i quali più non sono sommessi al suo governo, dipendendo unicamente da Dio, non può liberarli, nè assolverli direttamente dalle loro pene. Ma le rimette loro indirettamente, vale a dire, per le indulgenze acquistate dai vivi e da questi applicate ai defunti, la Chiesa toglie dal tesoro, che possiede, la porzione di meriti e di soddisfazioni corrispondenti all'indulgenza acquistata, e la presenta a Dio, supplicandolo di sollevare altrettanto le povere anime purganti. E noi abbiamo motivo di credere che Dio l'accetti veramente; perchè il dogma della comunione dei santi ne è una garanzia; i meriti di Gesù Cristo, di Maria SS. e dei santi sono carissimi al cuore di Dio; la Chiesa, che li offre, è la sposa diletta del divin Figlio. Nondimeno il Signore non si è impegnato con formale promessa d'accettare il prezzo che gli viene offerto: tale accettazione essendo congiunta ai disegni delle sue adorabili perfezioni, dipendendo forse anche dalla cura che ebbero i defunti di rendersi degni di tale soccorso mente erano in vita. Inoltre chi vuol acquistare l'indulgenza può, sia per ignoranza sia per oblio, omettere qualche condizione prescritta o compierla con negligenza; ed allora non si è certo di certezza assoluta, che l'indulgenza applicata ad un'anima del purgatorio abbia ottenuto il suo effetto. Ricorriamo dunque sovente al tesoro delle indulgenze; ed applichiamole, appena possiamo, alle anime sante. Ma ricordiamoci, che l'indulgenza rimette soltanto la pena delle colpe rimesse dall'assoluzione o dalla vera contrizione. Ricordiamoci che per l'acquisto dell'indulgenza plenaria non bisogna avere alcun affetto al peccato veniale. Finalmente non dimentichiamo che, oltre lo stato di grazia e l'intenzione d'acquistare le indulgenze, dobbiamo compiere interamente le opere prescritte. Facciamo di conoscerle nel miglior modo che ci sarà possibile.
FIORETTO SPIRITUALE. Io vi esorto, per l'amore ed il rispetto dovuti a Dio, di stimare la grazia a voi concessa, dell'acquisto delle indulgenze. (S. Ignazio).
Esempio. Il beato Bertoldo francescano aveva fatto una predica
commovente sull'elemosina, dopo la quale concesse agli uditori, per la facoltà ottenuta dal sommo Pontefice, dieci giorni d'indulgenza; allorchè una signora, caduta in basso stato, andò a manifestargli la propria indigenza. Il buon religioso le disse: «Lei ha acquistato dieci giorni d'indulgenza assistendo alla predica; vada dal banchiere tale, che finora non si curò di tesori spirituali, e gli offra, in cambio dell'elemosina, il merito da lei acquistato. Tengo per certo che le darà soccorso.» La buona donna vi si recò. Dio permise che fosse accolta con bontà; il banchiere le chiese che cosa volesse per i dieci giorni d'indulgenza. «Ciò che pesano, rispose! — Ebbene, riprese il banchiere, ecco una bilancia; scriva su d'una carta i suoi giorni d'indulgenza e la ponga su d'un piatto, ed io porrò sull'altro una moneta,» Oh prodigio! la carta pesa di più. Attonito il banchiere, v'aggiunse un'altra moneta, poi una terza, una quarta, una decima, una trentesima, in somma, quante la donna ne abbisognava; soltanto allora i due piatti si misero in equilibrio. Fu questa lezione assai preziosa per il banchiere, avendo per essa conosciuto il valore degli interessi celestiali. Le povere anime però l'intendono ancor meglio; per la minima indulgenza darebbero tutto l'oro del mondo.