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MESE CON I DEFUNTI

LE ANIME DEL PURGATORIO

 

 

GIORNO 27

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Indice

 

  

MEDITAZIONE

 

 

 

Le anime del purgatorio vengono sollevate dall'elemosina.

 

L'elemosina è una delle opere che meglio soddisfano alla divina giustizia. Un angelo venuto dal cielo diceva che l'elemosina salva dalla morte, cancella i peccati e fa trovare grazia presso Dio (Tob. XII, 9). Lo Spirito Santo conferma l'oracolo dell'Angelo dicendo: «Come l'acqua spegne il più ardente fuoco, così l'elemosina distrugge i peccati (Eccles. III, 33),» e per farci intendere che non c'è soddisfazione perfetta senza elemosina, soggiunge: «Apri la mano al povero affinchè il tuo sacrificio espiatorio sia perfetto.» Fare elemosina è quindi versare acqua nel fuoco che arde le anime sante. L'elemosina ha la singolare virtù non solo d'espiare i nostri peccati, ma anche gli altrui; venga essa fatta o ai poveri bisognosi di mendicare pane, od ai poveri volontari che lasciarono ogni cosa per seguire nostro Signore. La carità che si fa loro contribuisce in due modi al sollievo delle anime. Vi contribuisce per se stessa, di propria virtù, essendo acqua che spegne il fuoco; vi contribuisce per i meriti dei servi di Dio, i quali possono molto presso il Signore con le loro preghiere, penitenze ed altre buone opere. Si osservi che, se chi porge l'elemosina non è in stato di grazia, l'elemosina non avrà lo stesso valore nè per sè, nè per altri; ma se i poveri a cui vien data sono amici di Dio, le preghiere e le opere sante, fatte grazie all'elemosina, sollevano moltissimo i defunti. C'è anzi da sperare che per le preghiere delle anime, alle quali l'elemosina porge refrigerio, il Padre delle misericordie farà grazia tale a quel peccatore, che lo porterà a convertirsi. Dobbiamo inoltre essere tanto più solleciti a soccorrere i poveri con l'intenzione di sollevare le anime purganti, in quanto facciamo insieme l'elemosina corporale e spirituale, ed esercitiamo la carità verso il prossimo in tutta la sua estensione. Siamo dunque liberali verso i poveri, figli di Dio come noi e membri di Gesù Cristo. Se il tale parente od amico, cui piangiamo, fosse vivo, non risparmieremmo nulla per essergli grati; se ammalato, non temeremmo di fare spese per porgergli qualche sollievo. Or bene, eccoli a noi davanti, divorati da fiamme crudeli; temeremmo forse di porgere una moneta per sollevare le loro pene? Deh! allorquando un povero busserà alla porta, o stenderà la mano verso di noi rappresentiamoci un'anima sofferente che si rivolga a noi per supplicarci d'avere pietà di lei e delle sue afflizioni; questo pensiero ci commuoverà ed intenerirà il cuore. Si, diamo, diamo molto; «facciamoci degli amici per mezzo delle inique ricchezze: affinché quando veniamo a mancare, ci accolgano nelle dimore eterne (s. Luca XVI, 9).» Non c'è miglior modo da far fruttare il nostro denaro. È l'innocente usura, di cui s. Agostino così dice: «Vuoi tu imparare a trafficar bene ed ottener grandi interessi dal tuo danaro? dà quello che non potrai serbare, per ottenere quel che non potrai più perdere.» 

 

FIORETTO SPIRITUALE. — L'elemosina possiede la virtù della soddisfazione meglio che la preghiera, e la preghiera meglio che il digiuno. (S. Tommaso). 

 

Esempio. Il fatto seguente avvenne a Parigi verso l'anno 1827. Una povera domestica aveva adottato la pratica di fare dire ogni mese una messa per le anime purganti. Per una lunga malattia perdette il posto e consumò ogni cosa, ed il giorno in cui potè uscire per la prima volta non le rimanevano più che venti soldi. Nell'andare all'ufficio di collocamento, entrò nella chiesa di s. Eustachio, posta sulla via. La vista del sacerdote all'altare le rammentò di non aver fatto celebrare, nel mese trascorso, la messa per i defunti; piena di fiducia in Dio, entrò in sagrestia, si spogliò dell'ultima lira che le rimaneva, ed assistette con fervore alla messa. Nel seguire la sua via, qualche istante dopo, ecco un giovane pallido, di modi nobili, che le dice: «Voi cercate un posto, non è vero? — Sissignore. — Andate in via tale, numero tale, casa..."; credo che là starete bene.» E sparì tra la folla. La povera giovane si fa indicar la via, riconosce il numero e sale all'appartamento indicatole; entra e si trova al cospetto d'una matrona d'età avanzata e d'aspetto venerando. «Signora, dice la domestica, ho saputo stamattina ch'ella ha bisogno di una cameriera, e sono venuta ad offrirmi. — Ma, figlia mia? nessuno sa che io ne ho bisogno; chi vi ha inviata? — E' stato un giovine signore da me incontrato per via.» Ma la signora non poteva immaginare chi fosse costui, quando la serva, alzati gli occhi, vede un ritratto: «Ecco, signora, il ritratto di colui che stamattina mi ha parlato.» A queste parole, la matrona manda un grido: «Ah! voi non sarete la mia domestica, da quest'istante sarete mia figlia!. Voi avete veduto il mio unico figlio, morto da due anni, il quale deve a Voi la sua liberazione dal purgatorio, non posso dubitarne; siate benedetta, e preghiamo insieme per coloro che soffrono prima di entrare nell'eternità beata.» 

 

 

 

 

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