CONCEPCION
CABRERA DE ARMIDA
"CONCHITA"
- Venerabile
Conchita fa parte di quelle donne sante
alle quali Dio ha affidato, oltre al compito di casalinga e madre, un'altra
vocazione di altissima importanza per la Chiesa mondiale. Per numerosi
cambiamenti di residenza ella ha frequentato la scuola soltanto per circa tre
anni, eppure esistono più di cento volumi, scritti da lei con un linguaggio
splendido, in cui ha fissato tutto ciò che Gesù le ha detto. Il noto autore
sudamericano di letterature spirituali, Mons. Luis Maria Martinez, è stato il
direttore spirituale di Conchita durante gli ultimi dodici anni della sua vita.
Egli scrive nel 1929: «Ci vorranno molti uomini e molti anni per svelare i
tesori spirituali di questi scritti».
Conchita nasce settima di
undici figli in una famiglia benestante e profondamente cristiana. Ella passa la
sua infanzia in una hacienda, un podere del Messico di una volta. Questa
ragazza, molto graziosa e dotata, è piena di temperamento e nello stesso tempo
molto sensibile. Ella ama con passione la musica e andare a cavallo. Ai balli e
alle feste è una partner molto desiderata. Però nella sua autobiografia
descrive come il Signore la cerchi in questo periodo: «In un mondo di lunsinghe,
di distrazioni e di feste sentivo un vuoto in me... Vivevo un immenso vuoto che
pensavo di colmare con il matrimonio... Signore, io mi sento impotente ad
amarti, voglio dunque sposarmi. Dammi molti figli affinché essi ti amino meglio
di me».
Quando Conchita all'età di ventuno anni si sposa, la sua felicità è
perfetta. Durante il pranzo nuziale chiede allo sposo due cose: di lasciarle la
libertà di fare la comunione tutti i giorni e di non esserne geloso. L'amore
reciproco degli sposi, con gli anni aumenta di tenerezza e intensità perché è
fondato su una intensa vita di preghiera. Per Conchita l'amore coniugale non è
un ostacolo per il suo abbandono a Dio. Ella scrive nel suo diario: «Mai il mio
amore per lui (il marito) pieno di tenerezza, mi ha impedito di amare Dio».
Nonostante il vero amore, il marito le costa tanta pazienza: «Quando ci
siamo sposati mio marito aveva un carattere molto violento; era come polvere da
sparo. Dopo qualche anno si produsse in lui un tale cambiamento che la sua
stessa mamma e le sue sorelle se ne stupirono. Credo che sia stato il lavoro
della grazia e dei miei sforzi personali». Come moglie e madre si dona
totalmente al marito e ai figli. «Devo formare il cuore dei miei otto figli,
lottare contro otto caratteri, mettere via il male, introdurre e sviluppare il
bene».
Conchita soffrì per tutta la vita di una estrema sensibilità. Ella
scrive: «Il mio cuore si affeziona facilmente alle persone e alle cose. Non
soffrivo soltanto per la morte di una persona amata, bensì già per la
lontananza temporanea. Quante lacrime ho versato per questo motivo». Il 17
settembre 1901 muore inaspettatamente il suo amato sposo... «che Dio mi ha dato
per sedici anni, dieci mesi e nove giorni... Un pugnale attraversava la mia
anima senza mitigazione, senza consolazione alcuna. Quella notte il Signore mi
presentò il calice e me lo fece bere goccia a goccia, sino in fondo. Durante
quei giorni, me ne andavo vicino al tabernacolo per attingervi sostegno e forza.
Oh, notte di solitudine, di dolori, di sofferenza!». Oltre alla perdita del
marito vive anche la morte di quattro dei suoi nove figli. Carlos muore all'età
di sei anni; Pedro annega a quattro anni nel pozzo; Pablo muore all' età di
diciotto anni di tifo. Sua figlia Concha entra all'età di diciassette anni in
una delle congregazioni fondate dalla madre, però muore a trentacinque anni.
Suo figlio Manuel entra dai Gesuiti e pronuncia i voti all'età di diciannove
anni, poi dai superiori viene mandato in Spagna e non torna mai più in Messico.
Però tutte queste sofferenze non sono perdute, bensì diventano fruttuose per
tutta la Chiesa.
Gesù stesso consola Conchita con queste parole: «Tu sarai
madre di un gran numero di figli spirituali, però ti costeranno mille morti da
martire». Gesù aveva già iniziato a preparare Conchita durante i
felici anni del matrimonio in maniera particolare alla sua missione. Quando
aveva 27 anni, Gesù parla per la prima volta al suo cuore: «La tua missione sarà di salvare le anime». «Sentii
chiaramente in fondo alla mia anima, senza possibilità di dubbio queste parole.
Non comprendevo come realizzare ciò. Presi decisioni molto pratiche, piene di
fervore, ripetendo il mio desiderio di amare senza misura colui che è l'Amore.
Ma ora bisognava ritornare nel mondo e ai miei doveri, con la necessità di
camminare attraverso il fuoco senza bruciarmi. Nel medesimo tempo che questa
fiamma cresceva nel mio cuore, lo zelo mi divorava e desideravo ardentemente far
partecipare ad altri la felicità dei sublimi insegnamenti ricevuti».Però
Conchita deve imparare a farsi plasmare pazientemente. Gesù la educa all'intimo
raccoglimento per rendere la sua anima capace di ricevere le rivelazioni di Dio:
«Non voglio che tu ti disperda
esteriormente con le creature. Devi vivere chiusa nel santuario tutto interiore
della tua anima, perché è lì che risiede lo Spirito Santo. Lì sono le tue
delizie, le tue consolazioni, il tuo riposo. Non cercarlo altrove, non lo
troverai!»
Come vedova, a 39 anni, Conchita inizia finalmente anche
all'esterno a mettere in pratica quell'apostolato al quale Gesù l'ha preparata
interiormente per anni. La prima decisione pratica è di riunire 60 donne
semplici dei dintorni per pregare con loro. Conchita non si sente imbarazzata a
parlare loro dei segreti di Dio. «Sentivo in me un fuoco che bruciava e
desideravo infiammare altri cuori con questa fiamma; ecco tutto! » «Il mio
cuore aveva trovato il suo rifugio e la pace nella solitudine e nella preghiera.
Mi sentivo infiammata dal desiderio della perfezione. Mentre meditavo questi
progetti, umiliandomi, passavo i giorni nella desolazione, nell'angoscia e
nell'oscurità.. Avevo sete di Divino, una sete ardente di Gesù, ma mi sentivo
schiacciata e come perduta in una via di fede oscura e senza speranza. Dio vuole
da me che venga crocifissa dal mio fiat, che desideri le sofferenze del martirio
e versi il mio sangue ogni giorno per la salvezza delle anime». Offriti
in oblazione per i miei sacerdoti. Unisciti al mio sacrificio per acquistare
grazie. È necessario che in unione col Sacerdote eterno tu adempia al tuo ruolo
di sacerdote, offrendomi al Padre per ottenere grazie e misericordia per la
Chiesa e per le sue membra».
Conchita, durante il periodo delle
opprimenti persecuzioni in Messico, spesso in casa sua nasconde sacerdoti,
vescovi e religiosi. Madre Conchita non ha mai vissuto in un convento. La sua
importanza per tutta la Chiesa consiste specialmente nella fondazione di cinque
congregazioni, le cosidette 'Opere della Croce' e due movimenti laici per
sacerdoti e per la santificazione delle famiglie. Da questi derivano ben nove
congregazioni di suore. Conchita doveva essere la 'fedele eco della Madre
Dolorosa' conoscendo di persona le sofferenze di Maria dopo la Risurrezione di
Gesù.
Dopo la morte del direttore spirituale che ella ha avuto per molti anni,
Ramon Ibarra, il 2 febbraio 1917, per Conchita comincia il periodo della soledad.
In questa profonda solitudine e abbandono vive esattamente per venti anni
fino alla sua morte avvenuta il 3 marzo 1937. «Vivo la completa solitudine
dell' anima, però questa è la volontà di Dio e Dio, per me, è soltanto lì
dove è la Sua volontà. Non capisco più nulla... i miei desideri, le mie
impressioni e anche tutto ciò che è stato scritto, tutto fa parte del
passato. Tutto desidero nascondere in Gesù, in Lui solo. Come è cambiato tutto
in me... Tutto ciò che è verità, tutto ciò che è duraturo e prezioso, è
cielo. La terra con tutto quello che contiene è soltanto una via per
raggiungerlo. Tutto si perde in Dio: l'amore, il dolore, i sogni, le speranze, i
successi, veramente tutto si perde in Lui».
Gesù l'aveva spesso incoraggiata
parlando delle sofferenze di Sua Madre: «Ogni
volta quando la mia santissima Madre Maria provava il dolore della separazione
da Me - veramente era continuo - lo presentava subito al Padre per il bene del
mondo e per la Chiesa fiorente. Questo apostolato della sofferenza, l'apostolato
della croce, della solitudine, era la tappa più feconda della Sua vita e
indusse
il cielo a versare fiumi di grazie». Attraverso questo stato doloroso
di abbandono esteriore e interiore, Conchita collaborerà in unione con Maria,
per implorare una nuova Pentecoste per il mondo. «Il mio cuore ardeva... per le
anime. In questo fuoco interiore che non proveniva da me, ho supplicato: 'Gesù,
tu sei la salvezza degli uomini, salvali, salvali! '» Gesù ha risposto alla
fervente richiesta di madre Conchita: «Lo
Spirito Santo regnerà quando anche le mie sofferenze e la croce regneranno
nelle anime. Fin quando la croce non sarà impressa nelle anime, lo Spirito
Santo non regnerà!» Già cinquant' anni prima del Concilio Vaticano Il
Conchita ripete nei suoi scritti: «La Chiesa e il mondo hanno bisogno di una
nuova Pentecoste, una seconda Pentecoste, una Pentecoste sacerdotale, una
Pentecoste più profonda». Gesù le risponde nel 1927: «Prega
per questa seconda venuta, per questa nuova Pentecoste... il mondo si oscura
perché si è allontanato dallo Spirito Santo e tutto il male che succede ha la
sua origine in questo... Perciò il mondo necessita più che mai della seconda
venuta dello Spirito Santo, perché Egli disarma e distrugge satana che si è
infiltrato nel cuore della Chiesa». Perciò il Signore chiede a tutti
gli uomini di supplicare insieme la venuta dello Spirito Santo «attraverso
le vostre preghiere, i vostri sacrifici e le lacrime! Lo manderò di nuovo e
questo succederà in un modo evidente, efficace che susciterà stupore nel mondo
e porterà la Chiesa alla santità». «Dì al Papa che è mia volontà che il
mondo cristiano implori lo Spirito Santo, la pace e il Suo regno nei cuori».
Questo
ha chiesto il Signore a Conchita esattamente 80 anni fa. «Soltanto questo Spirito Santo può rinnovare il volto della terra;
Egli porterà ai cuori la luce, l'unità e il vero amore... La Chiesa deve
proclamarLo, le anime dovrebbero amarLo, tutto il mondo sia consacrato a Lui e
il mondo vivrà la pace e l'effetto morale e spirituale più profondo anziché
il male che lo tormenta». Settant'anni fa, l'11 marzo 1928, il Signore
ha promesso: «Verrà il giorno che si
svolgerà a S. Pietro a Roma la consacrazione del mondo allo Spirito Santo. È
Mio desiderio che l'universo venga consacrato allo Spirito Divino perché Egli
si spanda su tutta la terra con la nuova Pentecoste». Il 3 marzo 1937 ha
fine la missione terrena di Concepcion Cabrera de Armida, chiamata da tutti
semplicemente Conchita. Ella muore in profonda agonia dopo una sofferenza di tre
mesi. Quanto fosse unita con Cristo nella sua sofferenza Dio lo rende visibile
nell'attimo del trapasso, quando il suo volto si trasforma in quello del Cristo
crocifisso. Conchita è nella sua semplicità e naturalezza una delle più
grandi mistiche di questo secolo.