MESE DI APRILE

DEDICATO ALLA DIVINA MISERICORDIA

 

 

GIORNO 27

 

 

MEDITAZIONE

 

Altri Apostoli della Divina Misericordia: Suor Josefa Menendez.

 

Piccola, umile, sconosciuta religiosa coadiutrice dell'Istituto del Sacro Cuore di Gesù, nata a Madrid il 4 aprile 1890, ove dimorò 29 anni nel continuo alternarsi della sofferenza e della fatica di una famiglia decaduta dall'agiatezza nella quasi indigenza; vissuta meno di quattro anni a Poitiers nella vita religiosa e deceduta il 29 dicembre 1923. Fu strumento scelto da Dio, per lanciare al mondo il Messaggio d'Amore del Sacro Cuore. Umiltà, spirito di sacrificio, unione intima con Dio, perfetta obbedienza, la resero attenta a comprendere le parole del divin Maestro, il quale le si manifestò con tanta frequenza dal 1920 al 1923. E lei, fedele all'ordine ricevuto, vincendo le ripugnanze che la sua naturale tendenza al nascondimento le suscitarono contro, tutto scrisse con scrupolosa esattezza e in ginocchio davanti a Gesù che parlava, tutto mise nelle mani delle superiore, perché l'aiutassero a compiere pienamente la volontà del suo Maestro. 

 

* * * 

 

Prima di presentare il Messaggio, crediamo opportuno affermare che non ci sono dubbi sulla sua autenticità. È, indubbiamente, un racconto che potrebbe aprire la porta a giusti sospetti di immaginazione, se non fosse visto nell'ottica di una vita innocente e santa e in un contesto di circostanze che, senza pregiudizi, costringono a cogliervi il reale intervento divino. Nessuna forza umana è stata capace di arrestarlo e vanificarlo. Neppure le forze diaboliche. Spaventa davvero la lettura delle terribili persecuzioni subite dalla Veggente da parte del demonio, che la tentò e tormentò nei modi più opprimenti. Satana non le concesse tregua per lunghissimi periodi di tempo, illudendosi di poterla sottrarre all'influsso divino e, così, distruggere questo strumento, scelto dal Signore, per proclamare ancora una volta al mondo un messaggio di amore e misericordia. Basti, comunque, a riguardo della autenticità, una lettera, scritta nel 1938 dal card. Eugenio Pacelli, divenuto Pio XII, alla Madre generale delle religiose dell'Istituto del Sacro Cuore, in occasione della prima edizione del famoso Messaggio. Il Cardinale si dice, tra l'altro, "certo che al Sacro Cuore sarà gradita la pubblicazione di quelle pagine tutte piene di grande amore", e formula l'augurio che "esse possano contribuire efficacemente a sviluppare in molte anime una confidenza sempre più completa e più amante nell'infinita Misericordia di quel divin Cuore verso i peccatori, che siamo tutti noi". Apriamo ora le pagine deliziose del Messaggio, per apprendere gli ineffabili segreti del Cuore infinitamente misericordioso di Gesù. Ecco subito un passo di particolare eloquenza: "Voglio che il mondo - rivela Gesù - conosca il mio Cuore! Voglio che gli uomini conoscano il mio amore, poiché, sanno essi ciò che feci per loro?". Affinché, poi, gli uomini non si affannino a ricercare la felicità, la pace, l'amore fuori di Lui, proclama: "Ecco che Io vengo a dire loro, che invano cercano la felicità fuori di me, non la troveranno mai. Rivolgo il mio appello a tutti, ai giusti e ai peccatori, ai dotti e agli ignoranti, a quelli che comandano e a quelli che obbediscono. A tutti dico: Se volete la felicità, Io la sono! Se volete la pace, Io la sono! Sono la Misericordia e l'Amore!". E, con linguaggio sempre inequivocabile e inaudito, esprime non solo il desiderio, ma il comando: "Voglio che quest'Amore sia il sole che illumina e il calore che riscalda le anime. Voglio che il mondo intero Mi conosca come il Dio di Misericordia ed Amore! Voglio che gli uomini sappiano il mio desiderio ardente di perdonare e di salvare...". Perché i più grandi peccatori non temano affatto di avvicinarsi a Lui, li rassicura e li invita dolcemente: "Non temano i più miserabili! I più colpevoli non fuggano lontano da me! Vengano tutti! Li aspetto come un Padre, con le braccia aperte per dare loro la vita, la pace e la vera felicità". Quasi non bastassero queste dichiarazioni, I'll giugno 1923, sei mesi prima della morte di suor Josefa, Gesù a conferma di quanto in precedenza affermato, le confida: "Sono l'Amore! Il mio Cuore non può più contenere la fiamma che lo divora. Amo le anime a tal segno, che diedi la mia vita per esse". Si compiace, quindi, di rivelare in modo particolareggiato il suo amore per le anime: "Per loro amore, volli rimanere prigioniero nel Tabernacolo. Da venti secoli, resto notte e giorno velato sotto le apparenze del pane e nascosto nell'Ostia, sopportando, per amore, l'oblio, la solitudine, i disprezzi, le bestemmie, gli oltraggi, i sacrilegi... Per amore delle anime, volli lasciare loro il sacramento della Penitenza, al fine di perdonarle, ma non una volta, non due ma tanto sovente, quanto bisogno avranno di ricuperare la grazia. Là Io le attendo... là desidero che vengano a lavarsi dalle loro colpe, non nell'acqua, ma nel mio sangue. Nel corso dei secoli, rivelai in diverse maniere il mio Amore per gli uomini. Mostrai loro quanto il desiderio della loro salvezza Mi consumi. Feci loro conoscere il mio Cuore. Questa devozione fu come una luce che si irradia sul mondo. Essa è oggi il mezzo di cui si servono, per toccare i cuori, la maggior parte di coloro che lavorano per estendere il mio Regno". Fatte queste affermazioni, il divin Cuore di Gesù chiede qualcosa in più: "Voglio ora qualche cosa di più, poiché, se chiedo l'amore per rispondere a quello che mi consuma, non il solo ritorno delle anime Io desidero. Desidero che credano alla mia Misericordia, che non dubitino mai del mio perdono!". Al fine, peraltro, di stroncare ogni titubanza e di evitare ancora ritardi, indugi e perplessità a credere e ad accettare l'invito pressante dell'Amore misericordioso, Gesù asserisce: "Sono Dio, ma Dio d'Amore. Sono Padre, ma un Padre che ama con tenerezza e non con severità. Il mio Cuore è infinitamente santo, ma anche infinitamente sapiente, e, conoscendo la miseria e la fragilità umana, si china verso i poveri peccatori con una Misericordia infinita!". Seguono espressioni, capaci di vincere la resistenza anche del peccatore più indurito: "Amo le anime, dopo che hanno commesso il loro primo peccato, se vengono a chiedermi umilmente perdono... Le amo ancora quando hanno pianto il loro secondo peccato, e se questo viene ripetuto, non dico un miliardo di volte, ma milioni di miliardi, le amo e perdono loro sempre e lavo nel mio Sangue l'ultimo come il primo peccato. Non mi stanco mai delle anime e il mio Cuore attende senza tregua che vengano a rifugiarsi in Lui, e ciò tanto più, quanto più miserabili sono! Un Padre non ha forse più cura del bambino malato che non di quelli che stanno bene? Per Lui la sollecitudine e la delicatezza non sono forse più grandi? Così il mio cuore spande sui peccatori, ancora con maggior larghezza che sui giusti, la sua compassione e la sua tenerezza". È ovvio che queste precisazioni riguardano i peccatori caduti per fragilità e non i presuntuosi, i quali fondandosi falsamente sulle succitate parole di Gesù, non farebbero altro che provocare la sua giustizia, con il commettere maliziosamente colpe su colpe. Un ulteriore insegnamento del divin Maestro, rivolto prima ai peccatori, alle anime fredde e indifferenti, poi a quelle pie e buone, infine alle anime consacrate, ai sacerdoti, ai religiosi e alle anime scelte e preferite. "Ecco ciò che desidero spiegare alle anime. Insegnerò ai peccatori che la Misericordia del mio Cuore è inesauribile; alle anime fredde e indifferenti che il mio cuore è un fuoco che vuole infiammarle perché le ama; alle anime pie e buone che il mio Cuore è la via per avanzare verso la perfezione e arrivare sicuramente al termine felice. Infine, alle anime che mi sono consacrate, ai sacerdoti, ai religiosi, alle anime scelte e preferite chiederò ancora una volta che mi diano la loro confidenza e non dubitino della mia Misericordia! È così facile aspettare tutto dal mio Cuore!". In chiusura del capitolo ci è gradito riportare alcuni tratti della consolante assicurazione, che Gesù si degnò di dare alla sua fedele Messaggera il 19 giugno 1923: "Josefa, non temere nulla. Non sai tu ciò che accade quando esplode un vulcano? La potenza di quel fuoco è così grande che è capace di svellere le montagne e distruggerle, e si capisce che una forza irresistibile è passata là. Così le mie Parole avranno tale forza e la mia grazia le accompagnerà in modo che le anime più ostinate saranno vinte dall'Amore!" 

 

PREGHIERA:

Gesù, dal tuo costato trafitto sgorga l'acqua e il sangue della Redenzione, frutto del tuo amore misericordioso. Donaci di partecipare alla tua Redenzione, con l'offerta e il sacrificio della nostra vita. Accogli nel tuo Cuore anche le sofferenze del mondo, perché venga per tutti e per tutto il tuo Regno di Misericordia. Amen. 

 

FIORETTO - Ripetere durante il giorno la giaculatoria: "O Padre, per l'intercessione di suor Josefa Menendez, venga per tutti il tuo regno di Misericordia."

 

 

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