MESE DI APRILE

DEDICATO ALLA DIVINA MISERICORDIA

 

 

GIORNO 29

 

 

MEDITAZIONE

 

Altri Apostoli della Divina Misericordia: Padre Matteo Crawley-Boevey.

 

Sacerdote della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, nato il 14 novembre 1875 in Arequipa (Perù) e morto il 4 maggio 1960 in Valparaiso (Cile). Colpito da tisi, si recò in pellegrinaggio a Paray-le-monial. La sera del 24 agosto 1907, mentre pregava nella cappella delle Apparizioni del Sacro Cuore a santa Margherita Maria Alacoque, udì nell'interno una voce: Se credi all'Amore, se credi davvero, vedrai le meraviglie dell'amor mio. All'immediato e sincero atto di fede del giovane sacerdote, la voce interiore replicò: Ti rendo la vita, perché tu faccia conoscere e amare l'Amore. Ottenuta la guarigione, padre Matteo percorse il mondo, predicando l'Amore di Gesù, conquistandogli innumerevoli anime. A buon diritto egli è considerato l'apostolo mondiale della devozione al Sacro Cuore e della confidenza nell'Amore misericordioso. 

 

* * * 

 

Riferendosi alle parole di Gesù Risorto, rivolte agli apostoli stupiti e spaventati, che credevano di vedere un fantasma: "Perché siete turbati?... sono proprio io" (Lc 24,38-39), padre Matteo esclama: "Ineffabile parola!... una delle più meravigliosamente belle e delle più consolanti. Abbiate fiducia, sono io... vostro Padre, vostro Fratello, vostro Amico, vostro Salvatore: Non temete! E perché sono Io. Se fossi un angelo, un profeta, un santo potreste temere! Ma io sono Gesù". "Sì - prosegue padre Matteo -, perché Egli è Gesù, il Dio Salvatore, il Giudice misericordioso, dobbiamo aver pace nell'anima nonostante le nostre debolezze. Ecco perché Egli stesso ha detto, rivolgendosi a noi, poveri miserabili: Pace a voi. Ed ha aggiunto: Vi lascio la mia pace, vi dò la mia pace". Il grande Apostolo, quindi, mette in risalto la differenza tra la pace di Gesù e quella del mondo: La pace di Gesù, "non la nostra fondata sull'illusione e sull'amor proprio, non è la pace del mondo, così orribilmente falsificata... Sì, confidando nella sua misericordia, noi poveri ammalati, possiamo e dobbiamo avere una grande pace". Aggiunge: "Non voglio dire con questo che dobbiamo ingannarci sul valore della nostra giustizia e dei nostri meriti credendoci giusti confermati in grazia, oh no davvero! Dico che dobbiamo vivere di pace, della pace che il divin Salvatore offre a noi, deboli, convalescenti, feriti, della pace fondata su d'una fede immensa, sulla sua parola d'onore, di tenerezza e di salute, sulla sua misericordia: rimedio e riparazione di tutti i nostri mali". Padre Matteo, poi, chiede: "Che potremmo far noi nella vita spirituale, nell'ascensione verso le nostre altezze senza questa forza maggiore di tutte, la forza della fiducia?". Risponde ed esorta: "Abbiamo fiducia. L'amore di confidenza è la più grande forza nella via della santità. Miseri che siamo! Pretendere di volare senza aver le ali sarebbe gettarci nell'abisso dello scoraggiamento. Ci è necessaria la fiducia - egli ribadisce - per poter salire molto in alto. Con essa noi abbiamo la potenza di salire in cielo, non più con i nostri piccoli piedi, ma con le ali dell'amore... ma fra le braccia e sul Cuore di Gesù. E tutto ciò de profundis, cioè dal profondo abisso della nostra miseria". Ma, questa fiducia non potrebbe essere tacciata di presunzione? "Non si dica, per carità - egli risponde - che questa fiducia è presunzione. Come la Maddalena, noi tutti possiamo e dobbiamo salire, appoggiandoci non sulle deboli grucce delle nostre virtù, delle nostre risoluzioni, ma sull'onnipotenza misericordiosa di Gesù. Se Egli, Gesù che è il padrone della misericordia, non c'ispira confidenza, chi dunque ce la ispirerà? Egli è disceso sulla terra per portare... che cosa? Il giudizio? No. I rigori della giustizia? Il castigo? No, mille volte no. Che dunque? Il perdono, la salute, la felicità. Solo per questo, per salvarci ad ogni costo... Leggete il Vangelo, leggetelo meditando, apritelo ad una pagina qualunque e voi troverete, anche negli anatemi e nelle indignazioni di Gesù, i palpiti del suo Cuore pieno d'amore... Benché in un senso largo e non letterale, possiamo applicare a Lui queste parole dei sacri Libri: L'abisso chiama l'abisso (Sal 42,8). L'abisso della nostra miseria, della nostra corruzione, dei nostri mali, ha attirato l'abisso della sua misericordia, della sua bontà, del suo amore. Betlemme non è che un simbolo poetico, di fronte alla realtà spaventosa della miseria del nostro cuore. Quando viene a noi nella santa comunione, non trova Egli un ridotto più vile della stalla?... E tuttavia, che sete di comunicarsi a noi, con che ardore ci sollecita, ci comanda di riceverlo!". Rilevato che l'amore che Gesù porta a noi non è come l'amore che Egli nutre per sua Madre, per gli Angeli, per un piccolo numero di anime privilegiate, che l'hanno in qualche modo meritato, padre Matteo osserva: "L'amore che ha per noi, indegni, miserabili, peccatori, è fatto di una condiscendenza infinita". Si interroga, quindi: "In che cosa l'abbiamo meritato?". Risponde: "Abbiamo offeso questo Dio infinitamente buono, oltraggiato, messo a morte. Ed Egli ci viene incontro offrendoci il suo perdono... più del suo perdono, la sua amicizia, il suo amore, tutto il suo Cuore. È davvero il mistero dei misteri questa misericordia mai soddisfatta nella sua sete di perdonare che perseguita in tutte le vie e in fondo a tutti gli abissi, i deicidi, cioè i peccatori, per offrir loro il perdono, in tono supplichevole e con pazienza infinita". Padre Matteo non si stanca di insistere sull'amore che Dio ci porta e ribadisce con sempre maggior forza: "Il suo amore cerca la nostra miseria: è l'attrazione dei due abissi, e noi, immersi nel nostro abisso, restiamo lontani da Lui, tanto lontani, senza rispondere alla sua chiamata. Manteniamo il nostro metodo di distanza, mentre Egli vuol confondersi con noi, e vivere con l'intimità del suo Cuore nei nostri miserabili cuori... Anime pusillanimi, anime trepide, non vedete, dunque, che fra tutte le vostre colpe la più grande è la paura; che quel che l'offende di più è la diffidenza?". Riaffermato, con immagine davvero espressiva e scultorea, che "Gesù ha fame delle nostre miserie", padre Matteo ci esorta con calore: "Una volta per sempre, persuadiamoci che questo Medico pieno di sapienza e di bontà vuol essere pagato soltanto con la fiducia dell'ammalato che Egli vuol far guarire, anche a costo della sua vita. I nostri peccati non potranno mai essere infiniti: la sua misericordia sarà sempre infinita, sempre. Unite questi due abissi, se potete: l'abisso infinito della sua misericordia, l'abisso quasi infinito delle nostre offese: ecco quale deve essere la misura del vostro amore fiducioso!" 

 

"Quanto a me, voglio vivere e morire nella ferita del suo [di Gesù] costato e restarvi, lottando, soffrendo, cosciente delle mie grandi miserie, addolorato delle mie innumerevoli mancanze, ma sempre in pace, nella piena visione delle mie colpe, in pace, perché ciecamente abbandonato nella misericordia di Colui che, pur sapendo ch'io sia, conoscendo il mio povero cuore e scrutando le mie reni è divenuto, forse proprio per questo, il mio Salvatore ed il mio amico, il mio avvocato e il mio fratello. Vedo con evidenza che la mia indegnità è al colmo, ma con maggiore evidenza vedo la volontà del mio Maestro che vuol trarmi dal fondo dell'abisso se io credo con tutta l'anima alla sua carità, se io mi abbandono senza esitare al suo Cuore". (Padre Matteo Crawley-Boevey)

 

PREGHIERA:

Signore, forza e fiducia di chi crede in te, dona ai nostri cuori la luce del tuo Spirito, perché sappiamo seguire il cammino che porta al Monte della tua Misericordia. Fortificaci con la tua Sapienza e col tuo Amore. Tienici fedeli e sostieni il nostro coraggio nel combattimento spirituale della nostra vita. E su tutte le miserie umane trionfi la tua Misericordia. Amen.

 

FIORETTO - Ripetere durante il giorno la giaculatoria: "O Padre, per l'intercessione di Padre Matteo, donami la vera Sapienza, a gloria e lode della tua Misericordia.

 

 

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