MESE DI FEBBRAIO

DEDICATO ALLO SPIRITO SANTO

 

 

GIORNO 21

 

 

MEDITAZIONE

 

BENIGNITÀ E BONTÀ 

 

1. I frutti della benignità e della bontà sono la tenerezza dello Spirito Santo. Perchè rivelano il cuore cioè l'amore; e perchè sono care, anzi connaturali - divinamente e umanamente - al Cuore che ha tanto amato gli uomini. La bontà; di cui è fiore la benignità, è la regina della vita, in quanto Dio creando diffonde qualche cosa dell'infinito suo bene, e al tempo stesso vuole che quaggiù la creatura delle sue predilezioni, l'uomo, irradi a sua volta verso i fratelli raggi di bene. Se non si fa il bene, che cosa si sta a fare al mondo? È una domanda così semplice e così fondamentalmente ragionevole, questa. E pure, quanti potrebbero sentirsi d'accordo con tale verità? Lo Spirito del Signore vuole accordare le anime con il loro fine naturale e soprannaturale. Come uomo e come cristiano, l'uomo non ha che un dovere: amare; e amare vuol dire essenzialmente esser buono. Chi non è buono non ama, odia. Lo Spirito di Dio, che è amore, insegna il bene, frutto d'amore. 

 

2. Il frutto della benignità di fronte al bene. Quando si parla del bene semplicemente, s'intende il Bene perfetto, cioè Dio. Quindi la stessa parola dovrebbe rivestire per il cristiano un non so che di sacro. Dire «ben », fare il bene, dovrebbe già esser come un richiamo a Dio, alla presenza di Dio. Dio ingentilisce tutto. Ci abbiamo mai pensato? E pure è così. La delicatezza, io la chiamerei la virtù di Dio, perchè in Dio non ci sono che i sentimenti che s'accordano con l'Amore. E Dio è amore. Ora la soavità di Dio è proprio lo Spirito Santo. Chi legge con attento cuore la Sequenza dello Spirito Santo, respira questa soavità, questa delicatezza divina. Come grande questa lezione! Il mondo - bisogna pur ricordarlo - vive di piccole non di grandi cose. E noi, se vogliamo viver davvero, cioè amando, abbiamo bisogno di delicatezza. Se no, o ci si innervosisce o ci si abbrutisce. Pensate alle parole di Paolo: «È apparsa la benignità del Salvatore nostro Dio». È tutto dire. 

 

3. Rivestiamoci di bontà e di benignità. È questo praticamente il riassunto dell'insegnamento cristiano. Quando Paolo esortava i suoi a «rivestirsi di Gesù Cristo», che cosa voleva significare, se non questa pratica imitazione della sua vita, del suo cuore? Quando si dice «buono» si dice tutto: quando si dice «benigno» si prova nel cuore e fin nella bocca una grande dolcezza. Pensate invece al contrario! 

 

* Spirito d'infinita bontà, Spirito di divina delicatezza, fammi buono e benigno il cuore. Io ho tutta la retta volontà di imitare i santissimi esempi di Cristo; ma la mia volontà lasciata a se stessa a che cosa si riduce se non a umiliante debolezza? Sostienimi dunque, nella delicatezza del tuo amore. Fa che, a traverso le mie azioni, i fratelli riconoscano, per glorificare il Padre e il Figlio, la bontà dello Spirito Santo. 

 

ELEVAZIONE Sant'Ambrogio così scrive: «Buono è lo Spirito: buono non quasi ch'egli si procuri la bontà, ma perchè la distribuisce. Lo Spirito Santo non riceve dalle creature, ma è ricevuto da esse; non è santificato ma santifica; la creatura è santificata, mentre lo Spirito Santo santifica. C'è identità di parola, ma c'è differenza essenziale: quando si dice Santo, è l'uomo che riceve e Dio che dona la santità. Leggiamo infatti: «Siate santi, come anch'io sono Santo» (Levit. 19, 2). E' impossibile che la santificazione e il corruttibile siano di una sola stessa natura; perciò la grazia dello Spirito Santo e la creatura non sono della stessa sostanza. Poichè dunque, ad eccezione della Trinità, ogni natura indivisibile, di sostanza cioè ragionevole e incorporea, non largisce la grazia spirituale, ma l'acquista, non la spartisce, ma l'assorbe, ogni concetto proprio di creatura va allontanato dalla nozione dello Spirito Santo. Credano dunque che lo Spirito Santo non sia una creatura. Che se lo reputano creatura, perchè lo associano al Padre? Se lo stimano creatura, perchè lo congiungono al Figlio? Se pensano che non debba essere separato dal Padre e dal Figlio, non lo considerino creatura, perchè dove c'è una sola santificazione c'è una sola natura». 

 

FIORETTO Cercherò d'esser gentile e amabile con chi mi è meno simpatico. 

 

GIACULATORIA Bonitatem doce me, Domine. Insegnami, o Signore, la bontà. 

 

 

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