- Vangeli dei giorni feriali -

COMMENTO AL VANGELO

 

3a settimana TEMPO ORDINARIO (Mc 4,21-25)

 

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

 

Come vivere questa Parola?
L'insegnamento parabolico di Gesù nel vangelo secondo Marco continua con delle espressioni quasi da proverbio (4,21-25) e immagini prese in prestito dalla vita quotidiana (la luce della lampada, la misura). Ma rimane incentrato sul "ascolto" della parola del maestro! Perché solo dall'ascolto adeguato può spuntare l'efficacia dell'insegnamento, e in questo il messaggio delle similitudini di questi paragrafi si avvicina a quello della parabola sulla terra buona. La lampada, innanzitutto, non è uno attrezzo di uso quotidiano che va tenuto nascosto: emana la luce, e quindi va posta in altro, in modo da "portare frutto" per cui è stata inventata, e cioè illuminare la casa e tutti quelli che vi abitano. I quali a loro volta sono invitati ad essere come la lampada: non oscurare ma rischiarare, portare alla luce il bene di cui sono depositari; e quindi "portare frutto" della parola che hanno ascoltato. E se uno ha veramente orecchi per ascoltare - ascolti! L'imperativo esortativo all'inizio del capitolo è quindi ripetuto dal Mastro a conclusione di questa similitudine. Non solo, viene anche spiegato, anzi, allargato nella sua portata: bisogna soprattutto far attenzione a come si ascolta; ma anche a cosa si ascolta. L'orecchio capace di intendere infatti saprà anche discernere il contenuto. Sull'onda della parabola del buon seme seminato si può intendere che ogni parola è buona; ma non ogni terreno è capace di accoglierla, per cui è necessario "misurare" le nostre possibilità di far fruttificare la parola. Senza accomodarsi al minimo necessario però! Al contrario, l'impegno va esercitato al massimo! Perché questa sarà la misura, con sui saremo misurati e per cui ci sarà dato anche di più. Il riferimento non è tanto il "giudizio finale", ma quello della convivenza quotidiana in cui si misura la nostra capacità di ascoltare e di portare frutto:...prestando attenzione gli uni agli altri, stimolandoci a vicenda nella carità e nelle opere buone (cf Ebr 10,24). Mantienimi attento, Signore, alle tue parole! Diventino un dono disinteressato e smisurato per gli altri, luce che illumina e che riscalda. 

 

La voce del santo Fondatore della Famiglia Salesiana 
«Dio non ha detto: promittite et dabitur vobis, ma date et dabitur vobis . Quindi bisogna obbligare Iddio col far precedere l'opera buona. Dire a Dio "se voi fate, io farò" è una provocazione diffidente, e a Dio non vanno imposte condizioni. Chi si rimette pienamente a Dio, è impossibile che non venga esaudito»
San Giovanni Bosco, MB X 91

 

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