- Vangeli dei giorni feriali -
COMMENTO AL VANGELO
(clicca se non vedi il Vangelo corrente)
12a settimana TEMPO ORDINARIO (Mt 8,1-4)
Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi". E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro".
Come vivere questa Parola?
Gesù scende dal monte. Sappiamo che il monte è uno dei luoghi speciali che Egli sceglie per stare alla presenza del Padre ed entrare in relazione con Lui. Questi momenti, estremamente necessari che Gesù sceglie di vivere in solitudine con il Padre, alimentando la sua relazione filiale non lo allontanano dagli altri anzi, ma gli permettono di vivere in pienezza la missione per cui è stato inviato.
Scendendo dal monte, molta folla lo seguì. Perché la folla sceglie di seguire Gesù?
È una domanda che oggi interpella la nostra vita personale: perché scelgo di seguire Gesù? E’ un invito a prendere sul serio Gesù, a prendere sul serio il Vangelo, a prendere sul serio la via percorsa da Gesù perché l’amore rende simili: l’amore genera l’imitazione! Seguire Gesù cambia i miei desideri, modifica il mio modo di comportarmi, muta le mie parole perché seguire Gesù significa aderire alla sua persona. Non è un bell’ideale, non è solo accettare il suo insegnamento, ma condividere la sua esistenza, partecipare alle sue scelte, amare come lui ha amato. Cosa impossibile se Egli stesso non ama in noi. È impossibile andargli dietro se non lo lasciamo dimorare in noi. Allora ogni cristiano potrà affermare: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).
Oggi, anch’io salgo sul Monte. Mi ritaglio uno spazio di silenzio personale e rinnovo la mia scelta. Rispondo con verità alla domanda: perché seguo Gesù?
Signore purifica le mie intenzioni, liberami da tutto ciò che m’impedisce di seguirti con cuore puro.
La voce di Sant’Agostino
“Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Tu eri dentro di me ed io ero fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.” (Dalle Confessioni di Sant’Agostino).
Casa di Preghiera San Biagio FMA - Subiaco, Roma
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Come vivere questa Parola?
Il primo frutto del discorso della montagna è il riconoscimento della propria indegnità, del peccato che ci ha profondamente segnati e che ci rende repellenti, inavvicinabili. Avere disgusto di questa condizione di lontananza da Dio è la molla necessaria per trovare il coraggio di avvicinarsi a Gesù, il conseguimento di quella povertà spirituale che ci associa a chi veramente ascolta la parola di Dio. Questo non curarsi più di chi si ha accanto, sfidare perfino le norme sociali per gettarsi ai piedi del Cristo, è il primo passo verso la salvezza. Che sorprendente rivelazione, quando ci si accorge che Gesù non ci rifiuta ma ci tende la mano, inizia con noi un cammino di crescita personale, lontano dai clamori e dagli umori altalenanti della massa anonima. Ci rende belli, ci ricrea nuovi, rifonda la nostra vita sull’amore e ci restituisce la dignità perduta!
Il mio impegno di oggi sarà di non giudicare la persona che mi trovo di fronte, pur vedendola brutta o abbrutita dalle vicende della vita, di non fuggire da lei. E’ facile prendere le distanze da chi mi crea disagi, ma il Signore mi insegna a tendere la mano e a farmi compagno di viaggio dei tanti lebbrosi che incontro.
La voce di un Religioso
“Fare l’elemosina, dare del proprio a chi non ha, non è un’opera supererogatoria di bontà, ma dovere di giustizia: chi è figlio, è anche fratello”
(S. Fausti).
Commento di Don Enrico Emili
Casa di Preghiera San Biagio FMA - Subiaco, Roma
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