MEDITAZIONE DEL GIORNO
26° Gennaio
TRE GRADI
DELL'UMILTÀ
1. Disprezzare se stesso: Seipsum contemnere (De Imit. Chr.). La superbia si vale di ogni mezzo e di ogni arma per illuderci di essere grandi; ci acceca sui nostri difetti, ci nasconde i nostri vizi, ci magnifica le piccole e scarse nostre virtù!... quante volte ci lasciamo ingannare! L'umiltà ci svela il nostro nulla, i nostri demeriti, e ci muove al disprezzo di noi; il beato Valfrè si credeva il più gran peccatore, indegno di abitare coi religiosi. E tu come ti stimi? Che cosa ti
credi?
2. Amare di non essere conosciuto: Ama nesciri. Quanto è difficile amare la nostra meschinità; non voler comparire; non cercar di brillare per la nostra piccola sapienza, anzi nasconderla quando ci desse possibilità di sollevarci nel concetto del mondo; non lamentarci perché non si pensa a noi! II B.
Valfrè, modello in questo secondo grado, amava comparire ignorante, fuggiva gli onori, piangeva nel vedersi tenuto in gran conto. Che rimprovero per me!
3. Desiderare di essere disprezzato: Ama pro nihilo reputari. Chi è fra noi che goda delle calunnie, dei disprezzi, come di veri trionfi? Chi, stimato, onorato, esaltato, cerchi ogni mezzo per essere umiliato? Chi fa questo, è un eroe di umiltà. Il B. Valfrè benefica chi lo ingiuria; suscita le risa sul suo nome di D. Bastiano; eletto Arcivescovo, si compiace di dire che i suoi fratelli zappano la meliga.
PRATICA. — Sii oggi umile con tutti.