MEDITAZIONE DEL GIORNO
16° Marzo
GESÙ ED ERODE
1. Gesù tace dinanzi ad Erode. Costui, re malvagio e crudele, era l'uccisore di S. Giovanni. Al vedere Gesù si rallegra, perché spera da Lui un miracolo, e lo interroga in cento maniere.
Gesù, sia per condanna alla vita malvagia di lui, sia per eludere la vana curiosità, sia per guadagnarsi disprezzi, non risponde parola ad Erode. O Signore, vi scongiuro, non tacete con me; parlate al mio cuore; ispiratemi; con un miracolo spezzate la mia durezza.
2. Erode disprezza Gesù. Deridetur justi simplicitas (Gb, 12, 4); la semplicità del giusto gli procura derisione; Erode, figura del mondo, non capì nulla del saggio silenzio di Gesù ; “ Egli è scemo, disse, è un pazzo, uno scimunito; disprezzate tale re ”; e tutto l'esercito sprevit
illum; lo disprezzò: è un pazzo, O sapienza eterna, o pazzo d'amore (sant'Agostino), datemi la celeste pazzia di amare Voi, disprezzando il mondo.
3. La bianca veste. Aggiungendo agli scherni l'ignominia, Erode mise indosso a Gesù la veste bianca dei re, ma vecchia e
sdruscita, rimandandolo a Pilato, divenuto suo amico da quel momento. La candida veste era figura della bianchezza e purità dell'anima di Gesù e dell'innocenza della sua vita: qualità quasi sempre disprezzate dal mondo. Dammi, o mio Dio, la bianca veste dell'innocenza; mondami col tuo sangue; rendimi candido come la neve, dealba me! e poco m'importa che il mondo mi derida!
PRATICA. — Disprezza le derisioni dei mondani, apprezza solo il giudizio dei buoni e della coscienza.