UN ANNO CON DON ALBERIONE

 

15° Luglio

 

(LA SUPERBIA E L'UMILTA')

 

Se poi uno crede di essere qualche cosa, mentre non è nulla, questi illude se stesso. Ciascuno invece esamini le proprie opere ed avrà così da gloriarsi soltanto in se stesso e non in altro; perché ciascuno porterà il proprio peso (Gal. 6, 3-5). 

 

1. L'orgoglio è ignoranza; l'umiltà è sapienza. L'orgoglioso non comprende neppure le cose più semplici, quando toccano il suo amor proprio. Lo dimostra il tratto del Vangelo (..): «In quel tempo avvenne che essendo entrato Gesù in giorno di sabato in casa di uno dei principali farisei a prendere cibo, questi Gli tenevano gli occhi addosso. Ed ecco starGli davanti un idropico. E Gesù prese a dire ai dottori in legge e ai farisei: E' lecito o no curare di sabato? Ma quelli tacquero. Allora Egli, preso per la mano quell'uomo, lo guarì e lo rimandò. Quindi soggiunse: Chi di voi, se di sabato gli cade l'asino o il bue in un pozzo, non lo tira subito fuori? E a queste sue parole essi non potevano rispondere. Notando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro questa parabola: Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non ti mettere al primo posto, chè forse non sia invitato uno più degno di te, e chi ha invitato te e lui non venga a dirti: Cedigli il posto, e allora tu non cominci a stare con vergogna all'ultimo posto. Ma quando sei invitato va' a metterti nell'ultimo posto, affinchè venendo chi ti ha invitato, ti dica: Amico, sali più in su. E allora ne avrai onore presso tutti i commensali. Chi difatti s'innalza sarà umiliato, e chi s'umilia sarà esaltato» (Lc. 14, 1-11). 

 

2. Per non lasciare un asino od un bue annegare in una cisterna, i farisei facevano tutto il lavoro necessario per estrarli, anche di sabato; nonostante tutte le loro dottrine farisaiche; era creduto un lavoro lecito; si trattava di salvare un animale. Or non si può fare un miracolo con una parola, per liberare un infelice? Solo la superbia può così accecare da non capire più nulla. A tavola anche gli ambiziosi si collocano all'ultimo posto, almeno per l'ambizione di essere creduti umili e per venir invitati a passare più avanti. Invece i farisei sceglievano i primi posti con il rischio di essere invitati a retrocedere con confusione. L'umiltà, invece, ci introduce nella vera scienza di Dio e delle cose; rende l'uomo saggio nella sua vita, dimostra anche nelle minime cos'è il vero cammino. L'umiltà merita i doni della scienza celeste, la vera sapienza, l'intelligenza della vita, la luce del consiglio divino ed umano. Questo chiarisce la conclusione del Maestro Divino: «Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». 

 

3. Ammiro la celeste sapienza di Maria Santissima che cantò: «Il Signore ha guardato la nullità della sua serva; ecco che da questo momento tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc. 1, 48). L'umiltà attirò lo sguardo, misericordioso di Dio. Dio trovò il posto preparato a collocare i Suoi doni: un cuore umile. «Riempi di beni i bisognosi e mandò a mani vuote i ricchi» Restano vuoti i superbi; e sono ricolmi di beni gli umili. Quante volte il Signore non trova cuori vuoti, capaci cioè di ricevere i Suoi doni. Egli non può allora darli. 

 

ESAME. - Quali le cause della mia superbia? Perché non sono esaudito anche in domande e preghiere di beni spirituali? 

 

PROPOSITO. - Voglio far posto alla divina grazia. 

 

PREGHIERA. - Divino Maestro, alla Vostra venuta sulla terra incontraste cuori alteri, rassomigliati ai monti: Furono i Farisei, gli Scribi, i Dottori della Legge, in gran parte. Furono umiliati, non ricevettero i Vostri doni ineffabili. Avete però trovati anche cuori umili, come la SS.ma Vergine, S. Giuseppe, gli apostoli, molte anime semplici: rassomigliati alle valli, ad esse affluiscono le divine acque della grazia. Voi, o Gesù, venite ogni giorno ad offrire all'umanità, a me: la sapienza, la santità, l'amicizia, tutti i Vostri tesori. I superbi non accettano; gli umili ricevono. Signore, preparate il mio cuore alla grazia per mezzo della inestimabile umiltà. Fate il mio cuore simile al Vostro. 

 

FIORETTO. — Recita sovente il Gloria Patri.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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