UN ANNO CON DON ALBERIONE

 

22° Novembre

 

PENITENZA - IX 

 

Io sono esposto ai castighi e il dolore non mi lascia mai. Confesso la mia iniquità e penso al mio peccato... Non mi abbandonare, o Signore; mio Dio non t'allontanare da me. Accorri in mio soccorso, o Signore, Dio della mia salvezza (Sal. 37, 18-19; 22-23). 

 

1. La confessione frequente è mezzo utilissimo per emendare i difetti ed accrescere la grazia e le virtù. Al Clero ed ai Religiosi la Chiesa chiede la confessione settimanale. Alle anime pie che intendono davvero progredire nella virtù, i libri di ascetica, i predicatori e i confessori consigliano unanimemente uguale frequenza. Chi si confessa ed è già in stato di grazia, accuserà peccati veniali, ovvero peccati della vita passata. Con questo mezzo previene e si assicura da cadute gravi. Per due ragioni: da una parte il Sacramento dà all'anima come un diritto presso Dio a grazie attuali ed una speciale forza ad evitare anche le piccole cadute. Inoltre il detestare le venialità ed i peccati passati, pure già rimessi, è sempre unito al desiderio ed al proposito di evitarli per l'avvenire, usando i mezzi necessari. Vi furono santi che si confessavano due volte per settimana ed anche ogni giorno.

 

2. La confessione frequente produce, inoltre una più sicura remissione dei peccati veniali. Questi si possono rimettere in molte maniere, ma la più efficace è sempre il Sacramento della Penitenza. E' il grande mezzo appositamente istituito da N. S. Gesù Cristo. Ogni volta che si riceve questo Sacramento si ha un aumento di grazia, di santità con il diritto ad una maggior gloria in cielo. Quale facilità e quale sicurezza hanno qui le anime di ricevere una più copiosa partecipazione ai meriti di Gesù Crocifisso! E' il Suo preziosissimo Sangue che viene applicato all'anima. E si comprende quello che avviene in pratica; cioè che queste anime abitualmente schivano le colpe gravi. Di più: in queste frequenti confessioni viene rimessa parte della pena temporale. L'anima sempre più si umilia, detesta e piange le sue colpe. In essa si forma una coscienza sempre più chiara e giusta del gran male che è il peccato, fosse pure veniale. Si forma allora una coscienza, delicata, attenta, vigilante per evitare ogni imperfezione volontaria. Dice la Scrittura che vi sono persone «pulchritudinis studium habentes» (Ecl. 44, 6); hanno un grande impegno di conservarsi belle e monde agli occhi di Dio. Esse saranno poi molto più sicure nel presentarsi all'esame del giudice supremo; al quale si renderà conto anche di una parola oziosa. 

 

3. «Abbia misericordia di me il Signore Onnipotente, e condonati tutti i miei peccati, mi introduca alla vita eterna. Dio, che è misericordioso e' che tutto può, mi conceda, l'indulgenza, l'assoluzione e la remissione di tutte le mie iniquità. Il Signore Gesù Cristo sciolga da ogni vincolo di scomunica; sospensione ed interdetto». 

 

ESAME: — Mi confesso spesso? Evito il pericolo di contrarre una dannosa abitudine? Ho sempre propositi ben particolari di evitare determinate mancanze? E specialmente il difetto principale? 

 

PROPOSITO. — In ogni confessione dirò sinceramente a me stesso: dall'ultima volta riconosco un progresso; oppure, nessun progresso; oppure, un peggioramento. 

 

PREGHIERA. — «La passione del Signore Nostro Gesu Cristo, i meriti della Beata Vergine Maria e di tutti i Santi, quello che farò di bene, o sopporterò di pena, mi serva per sconto dei miei peccati, per aumento di merito e grazia, e per premio nella vita eterna». 

 

FIORETTO: — Ama il tuo bene regolatamente, cioè come lo vuole Iddio e finché non lede i diritti del prossimo.

 

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