UN ANNO CON DON BOSCO
29° Aprile
147) Insieme con la grazia si riacquistano anche i meriti perduti per il peccato mortale?
Insieme con la grazia, per somma misericordia di Dio, si riacquistano anche i meriti perduti per il peccato mortale.
148) Che cos'è il peccato veniale?
Il peccato veniale è una disubbidienza alla legge di Dio in cosa leggera, o anche in cosa di per sè grave, ma senza tutta l'avvertenza e il consenso.
149) Perchè il peccato non grave si chiama veniale?
Il peccato non grave si chiama veniale, cioè « perdonabile », perchè non toglie la grazia, e può aversene il perdono col pentimento e con buone opere, anche senza la confessione sacramentale.
150) Il peccato veniale è dannoso all'anima?
Il peccato veniale è dannoso all'anima, perchè la raffredda nell'amore di Dio, la dispone al peccato mortale, e la rende degna di pene temporanee in questa vita e nell'altra.
472. - Pestilenza in Israele.
Davide, glorioso per molte vittorie, trovandosi pacifico possessore del suo trono, s'invogliò di sapere il numero dei suoi sudditi. Di questa superba curiosità si sdegnò il Signore, che gli mandò un profeta a proporgli la scelta di tre castighi: o sette anni di carestia, o tre mesi di guerra disastrosa, o tre giorni di pestilenza. Davide, riconoscendo il suo mancamento, volle trascegliere quel castigo dal quale potesse più difficilmente ripararsi, vale a dire la pestilenza. La mortalità fu terribile, la strage di settantamila vite, e avrebbe infierito anche più, se Davide pentito non avesse placato Iddio con orazioni e con sacrifici, onde il flagello del tutto cessò. (Bosco, Storia Sacra, 102).
473. - Le opere buone placano Dio e lavano le anime.
Gli scrittori parlano della peste di Milano come di una delle più grandi calamità. Quel morbo dapprima si manifestò negli ospedali, poscia incominciò ad assalire le persone malsane, mal nutrite, e segnatamente quelli che si davano alla crapula, che è l'eccesso nel mangiare e nel bere. Si costrussero lazzaretti, che in breve furono pieni. Era un lacrimevole spettacolo ! Spesso avveniva che una brigata di amici si mettesse insieme a tavola, e nel meglio del pranzo parecchi rimanevano colti dalla peste cambiando così quell'allegria in funerale. Spesso i padri e le madri al mattino andavano a chiamare i loro figliuoli e li trovavano morti o moribondi. Nelle vie della città si vedevano uomini a cader or qua or là, e talvolta coloro stessi che correvano per porgere aiuto agli altri erano colpiti dal morbo e cadevano sul medesimo istante. Quanti contadini arando nei campi cadevano a metà dei loro solchi! Quanti signori furono trovati morti alla mattina dai loro servi, che li avevano lasciati sani alla sera ! e non mancarono di quelli che morti o moribondi si trovarono nella vettura in cui erano condotti a fare una breve passeggiata. I cittadini atterriti da quella sciagura fuggivano ove potevano, e in breve rimasero la città e i lazzaretti pieni di morti e di ammalati senza che vi fosse chi loro porgesse soccorso nè spirituale nè temporale. Ma la Provvidenza divina che veglia sopra il destino degli uomini, ne suscitò uno che col suo coraggio, col suo zelo e colla sua carità venisse in aiuto a quegli infelici ; questi è San Carlo Borromeo. Quest'uomo straordinario fin dalla sua fanciullezza aveva condotta una vita la più pura ed innocente. La sua educazione, la sua assiduità allo studio congiunta ad una singolare prudenza ; il suo sapere e la grande sua accortezza nel maneggiare grandi affari, lo avevano innalzato alla dignità di cardinale all'età di soli 23 anni, e tre anni dopo venne consacrato arcivescovo di Milano, poco prima che scoppiasse il morbo fatale. Egli aveva dovuto sostenere gravi persecuzioni da parte del governatore di quella città, perchè, volendosi costui immischiare in cose di religione, il santo vescovo gli si opponeva, ed era già sul punto di doversi allontanare dalla sua diocesi, quando si manifestò la peste. Il governatore, sebbene valoroso capitano di eserciti, insieme coi primari signori abbandonò Milano senza più occuparsi dell'arcivescovo. Fu allora che si vide qualcosa possa un buon pastore a sollievo degli infelici ! Circondato da una folla di sciagurati, che chiedevano per pietà i soccorsi spirituali e temporali, deliberò di dare la vita pel suo popolo, come aveva fatto il Salvatore, andando egli stesso nelle case private a servire gli appestati. Anzitutto egli fece testamento, lasciò ogni suo avere a beneficio dei poveri. Oro, argento, mobili di casa, tappezzerie, biancherie, guarniture e perfino le proprie vesti, tutto osò a soccorrere i poveri e gl'infermi. Tuttavia quella carità meravigliosa non potendo bastare ai gravi bisogni in cui la città e tutta la Lombardia si trovava, molti signori, spinti dall'esempio di San Carlo, si davano grandissima sollecitudine per mandargli soccorsi ; e le donne erano contente di privarsi dei loro diamanti e dei loro gioielli per inviarli al santo prelato, perchè li convertisse in elemosine. Ma l'epidemia era così crudele ed incuteva tanto terrore, che il santo rimase privo di persone di servizio. Nella impossibilità di poter accorrere a tanti bisogni, egli fu inspirato di disarmare il braccio di Dio, sdegnato per i delitti degli uomini, e ciò con atto di penitenza così commovente, che Milano ne serba ancora tutta viva la memoria. Egli ordinò delle processioni generali, in cui seguito da quei pochi cittadini, ch'erano rimasti in città, coperto con una cappa di color lugubre, con un cappuccio sopra gli occhi, con una grossa fune al collo, portando in mano un gran crocifisso, procedeva a piedi nudi per la città, camminando sui ghiacci e sulle nevi di cui le vie erano piene. In una di quelle processioni gli avvenne di porre il piede sopra un chiodo che gli entrò tanto profondo nel pollice del piede, che ne perdette l'unghia, e lo fece quasi cadere di spasimo. Ciò non ostante egli non volle fermarsi, nemmeno permise che gli fosse medicata la ferita prima che fossero recate a termine le sacre cerimonie. Mosso Iddio a compassione dalle preghiere di tanti infelici, volse loro uno sguardo pietoso, e il morbo fatale cominciò a rallentare nella sua fierezza, e poco stante sparì dopo di aver imperversato diciotto mesi. Immaginatevi, o miei cari, quali ringraziamenti ebbero fatto al santo vescovo. Fra le molte cose che si raccontano di questo prelato fu un pellegrinaggio fatto da Milano a Torino a piedi scalzi per visitare la Santa Sindone, cioè il lenzuolo in cui era stato avvolto il corpo del Salvatore dopo che fu deposto dalla croce. In quella medesima congiuntura Carlo Emanuele I essendo gravemente ammalato ebbe la consolazione di ricevere il viatico dalle mani di quell'illustre pastore. Finalmente quest'uomo straordinario, benedetto da Dio e dagli uomini, morì in Milano in età di anni 46 nel 1854. In memoria delle grandi sue azioni gli fu innalzata una statua colossale di rame sopra un monticello vicino ad Arona, luogo di sua nascita. Quella statua si conserva ancora oggidì, e forma l'ammirazione dei viaggiatori. È alta settanta piedi, circa trentacinque metri. Nel solo interno del capo vi possono stare più uomini comodamente seduti. (Bosco, Storia d'Italia, IV Ed., 1863, pgg. 353-355)
474. - Il sacco bucato.
Don Bosco ammaestrava e ammoniva sempre con grazia. — Fate conto delle piccole cose! Guardate un sacco di riso! finché è in buon stato, sta ritto, ma se viene ad avere un bucherello, poco a poco incomincia a perdere i grani, e poi il buco s'allarga e il sacco finisce per cadere a terra... Così noi, se non stiamo attenti nelle piccole cose, poco a poco cadiamo nelle grandi! Un giorno, mentre una suora addetta alla cucina, nel muovere una pentola, lui presente, n'ebbe il modestino macchiato di alcune gocce di brodo, osservò che quelle macchioline le avevano guastato il modestino, e: — Così, — soggiungeva, — è dell'anima, che, se in morte ha anche solo una piccola macchia, non viene ammessa alla gloria celeste, ma prima deve purificarsi in Purgatorio. (M. B. X, 648).
FRASE BIBLICA. - Una cosa ho chiesto al Signore: abitare nella sua casa.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - Fate il possibile per impedire anche solo un peccato veniale.
PREGHIERA DEL MESE. - Venite, o Spirito di consiglio, ed assistetemi in tutti gli incontri di questa vita; inclinate il mio cuore al bene, allontanatelo dal male, siatemi guida in tutte le mie incertezze, affinché camminando sempre per la strada dei divini comandamenti giunga al bramato fine della vita eterna. Così sia. Pater noster...
FIORETTO: - Rammenta la brevità della vita : muta presto in bene.
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