UN ANNO CON IL SACRO CUORE

 

13° Febbraio

 

RITORNO DA GERUSALEMME A NAZARETH

 

Ed egli disse loro: — Perchè mi cercavate? Voi non, sapevate come nelle cose spettanti al Padre mio debbo occuparmi... e se ne andò con loro a Nazareth ed era ad essi soggetto (San Luca, II, 49). 

 

1° Preludio. Oh, come si amavano in quel giorni più del consueto, perché erano stati separati tre giorni! 

 

2° Preludio. Datemi, o Signore, la grazia di ben comprendere le vostre care conversazioni e la vostra obbedienza. 

 

1° PUNTO: La semenza. — Gesù ha gettata una semenza tutta di fede: ha fatto, per tre giorni, il precursore. I misteri di Betlemme avevano per scopo di preparare gli spiriti alla manifestazione del Messia. Se n'era già parlato molto: i pastori avevano raccontato in tutte le regioni l'apparizione della stella e i fatti di Betlemme destarono ovunque la più viva ammirazione (S. Luca II,18); il passaggio dei Magi aveva causato una grande emozione a Gerusalemme, ed Erode aveva consultato i Principi dei sacerdoti e gli Scribi (S. Matt. II, 4). La presentazione di Gesù al tempio aveva anche l'attenzione dei fedeli che erano stati testimoni delle estasi di Simeone ed Anna. L'aspettazione del Messia era quindi generale in Oriente; si presagiva che i tempi erano venuti, e questa attesa aveva eco fino a Roma. Ma trent'anni di silenzio fra le meraviglie di Betlemme e la predicazione di Giovanni Battista sarebbero stati troppi, ecco perchè Gesù ruppe il silenzio prima e fece il precursore all'età di dodici anni. I dottori del Tempio furono così avvertiti di scrutare le profezie e il popolo di tutta la Palestina presente in quei giorni venne messo sull'avviso. Tutti erano commossi, dice il Vangelo, nell'udire il giovane profeta. Quando Gesù abbandonò il Tempio, le anime pie vennero certo a baciare il lembo del suo vestito e ad offrirgli fiori ed omaggi. Il seme era gettato per preparare l'entrata solenne a Gerusalemme vent'anni dopo, e le conversioni che seguirono la risurrezione. 

 

2° PUNTO: Le pie conversazioni. — E' qui il momento di considerare le pie conversazioni di Gesù e dei suoi cari, quando se ne tornarono insieme a Nazareth tanto felici d'essere nuovamente riuniti. Partì con loro, ci dice san Luca, come per dirci: meditate sui loro discorsi, sulle loro parole. Gesù usciva allora dall'estasi, in cui aveva parlato ai dottori, e di che cosa potevano parlare se non della sua missione, e dei disegni di misericordia che informavano il suo Cuore? Il divino Bambino avrà detto: «Mamma mia, gli uomini trascorrono assai male i giorni del loro pellegrinaggio quaggiù; si lasciano troppo assorbire dalle cure degl'interessi temporali e quantunque trovino ovunque seminati sul loro cammino i miracoli della creazione, non li degnano di uno sguardo. Non si domandano chi ha fatto germogliare queste piante, chi ha colorato con tante diverse tinte questi graziosi uccelli, non considerano chi nutre questi uccelli senza che essi se ne preoccupino. Non considerano che essi non seminano e neppure raccolgono, e tuttavia il mio Padre celeste li nutre e li veste sontuosamente. Contemplate, o Mamma mia, o giglio mio, quest'altro giglio che vi somiglia, questo niveo fiore. In verità nè la sposa d'un re, nè Salomone stesso nella sua magnificenza, furono mai vestiti tanto pomposamente. «E non è che un fiore! «L'uomo solo ha un'anima immortale, l'uomo solo pesa sulla bilancia dello Spirito divino: l'uomo solo si trova circondato di protezione e di grazia superiori. Ma egli spegne da se stesso dentro di sè la scintilla della luce. Egli si lascia trasportare la ragione ed il cuore secondo i capricci di una bontà debole e fiacca. Con la malizia sfrenata accumula di giorno in giorno peccati sopra peccati, vive come un delinquente che si riposi nelle tenebre. Ecco perchè l'Eterno Padre l'ha già rigettato dalla sua amicizia. Tuttavia egli ha promesse; ha un rimedio onnipotente... ha il sangue dell'innocente...». O Maria, piangete pure, poichè Gesù vi ha ricordato la spada che Simeone ha piantato nel mezzo del vostro Cuore, dodici anni fa... noi piangiamo i nostri peccati e la nostra ingratitudine.

 

3° PUNTO: L'obbedienza. — Il viaggio volgeva al suo termine, sotto un magnifico cielo scintillante di stelle. Gesù diceva: «O Madre mia, voi sarete la splendida stella che condurrà gli uomini al porto: voi sarete la mediatrice delle grazie divine: tutti vi prenderanno per guida». Giuseppe ascoltando sempre, rimaneva rapito, e parlava poco. A lui rivolgeva Gesù queste parole: «Voi, o mio amatissimo Padre e custode, sarete il tutore, il nutrizio, il benefattore delle anime nella nuova Alleanza, come l'altro Giuseppe, il glorioso figlio di Giacobbe, lo è stato per il popolo di Dio in Egitto». Gesù che si era mostrato espansivo davanti ai dottori, non sarà stato meno confidente con Maria e Giuseppe, e avrà detto loro ogni cosa. Quando poi entrarono nell'umile casa di Nazareth, tutti e tre si gettarono in ginocchio, e recitarono il Pater. E Gesù riprese per lunghi anni ancora il suo ufficio di silenzio e di obbedienza. Quale lezione per la nostra vanità! 

 

Risoluzione. — O Gesù, concedetemi di amare il silenzio, la preghiera, il lavoro e l'obbedienza come le amò il vostro Cuore di bambino. Che io non esca, e non mi dedichi all'azione che dietro i vostri ordini e nella misura in cui voi lo volete: In his quae Patris mei sunt, oportet me esse. La vita umile, nascosta, laboriosa, aveva le preferenze del vostro Cuore, esse devono avere anche le mie.

 

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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