UN ANNO CON IL SACRO CUORE

 

23° Luglio

 

VIRTU' CRISTIANE DOTTRINA SOCIALE: IL LAVORO

 

E venuto il sabato cominciò a insegnare nella sinagoga; e molti all'udirlo restavano ammirati del suo sapere e dicevano: Dove ha conosciuto costui tutte queste cose? e che sapienza è quella, che gli è stata conceduta? e quali meraviglie sono per mano di lui operate? Non è egli costui quel legnaiuolo, figlio di Maria, fratello di Giacomo e di Giuseppe e di Giuda e di Simone?.(S. Marco, VI, 2). 

 

1° Preludio. Per nobilitare ed onorare il lavoro, Gesù s'è fatto falegname, figlio di falegname e parente di poveri pescatori. 

 

2° Preludio. Il vostro sacratissimo Cuore ha amato questo lavoro, o divin Maestro, perchè espiasse e riparasse gli abusi della ricchezza, e perchè consolasse i poveri. 

 

1° PUNTO: La dignità del lavoro. Nel paradiso terrestre si lavorava (Gen. II, 17): Dio pose l'uomo nel paradiso, perchè lo coltivasse e lo custodisse. Il lavoro è divenuto difficile e penoso dopo la caduta, ma è rimasto in onore, e costituisce la legge della nostra natura. Il Salvatore Gesù non ha voluto sottrarsi alla legge. naturale; ha voluto essere un modesto falegname, un lavoratore vigoroso ed assiduo. «Non è il falegname che noi conosciamo, dicevano i Giudei, il figlio di Giuseppe, il cugino ai Giacomo, di Giuseppe, di Simone e di Giuda, quali sono operai addetti al lavorò della pesca?» Nostro Signore ricorda ai discepoli il decalogo (Matt. XVIII, 19): «Non rubare». E San Paolo commenta questa frase così: «Chi rubava o viveva del lavoro altrui, non rubi più, ma si occupi, lavorando con le proprie mani, in qualche lavoro buono ed utile per avere tanto da dare anche a quelli che sono nell'indigenza» (Efes. IV, 28). E che lavoratore fu san Paolo! 

 

2° PUNTO: Doveri dei padroni e dei ricchi. Nostro Signore ce dà, in breve, il codice del lavoro e dell'impiego dei beni terreni, nella parabola dell'economo infedele e del cattivo ricco. (Luca XVI). Gli apostoli commentano queste regole: san Pietro dà un codice sociale nella prima epistola capitolo secondo, ove parla dei diritti e dei doveri dei principi, della libertà civile, della fraternità, della famiglia, del lavoro, dei doveri dei padroni e dei servi. San Paolo fa lo stesso nelle epistole: agli Efesini cap. VI; ai Colossesi cap. III; a Tito, cap. II. L'economo infedele di cui parla nostro Signore è il padrone, o il ricco, il quale dispone dei beni, e di cui è amministratore, come se ne avesse il pieno potere. Ecco il gran principio che regola l'uso della ricchezza, giacchè i beni della terra non ci sono dati da Dio in assoluta proprietà, ma solo da amministrare. Essi sono beni estranei a noi, come dice nostro Signore, e non abbiamo null'altro di nostro, che gli atti della coscienza (S. Luca XVI, 12). E noi renderemo stretto conto dell'uso di questi beni; occorre quindi praticare la giustizia, l'equità, la carità. «Padroni, dice san Paolo, voi non siete indipendenti, ma avete un Padrone supremo in cielo; osservate verso i lavoratori la giustizia. e l'equità»; la giustizia rigorosa e collaterale, la giustizia distributiva, cioè: tenete conto di tutti i diritti dei lavoratori, per il salario conveniente, per l'igiene, per la libertà religiosa, per la dignità umana (Ai Colos. IV, 1). Il buon Maestro sorge allora contro i ricchi ed i padroni egoisti che non fanno servire ad altro i beni che alla soddisfazione della sete di godimenti. Egli pronuncia contro di loro l'anatema terribile (S. Luca VI, 24). Gli, apostoli gli fanno eco. San Giacomo è severo contro di loro: «Il salario che avete rubato agli operai grida contro di voi: avete condannato ed ucciso l'innocente, ed egli non vi ha resistito. In quanto a voi, fratelli, perseverate nella pazienza fino alla venuta del Signore n (S. Giac. V, 1). 

 

3° PUNTO: Doveri dei servi e dei lavoratori. — Nostro Signore loda il vicendevole affetto del centurione e del servo (S. Luca V). — San Paolo parla in modo commuoventissimo dei doveri dei servi e dei padroni: «Servi, egli dice, obbedite a quelli che sono vostri padroni secondo la carne, come a Gesù Cristo stesso. Non serviteli solamente sotto i loro occhi come se non aveste da piacere che agli uomini; ma fate di cuore la volontà di Dio, come servi di Gesù Cristo, e serviteli con affetto, riguardando in essi il Signore e non gli uomini; sapendo che ciascuno riceverà dal Signore la ricompensa del bene che avrà fatto, padrone o servo che egli sia» (Agli Ef. VI, 1). Ma se i padroni sono ingiusti? Vi sono i mezzi legali, le leggi giuste, l'arbitraggio; ma se l'oppressione le supera, il rimedio non è la rivolta, è la pazienza cristiana: «Servi, dice san Pietro, siate sottomessi ai vostri padroni con tutto rispetto, non solamente a quelli che sono buoni e giusti, ma anche a quelli che sono esigenti, poichè è una gloria il sopportare pene e soffrire ingiustamente per motivi di coscienza verso Dio. Infatti che gloria vi sarebbe nel sopportare castighi meritati per le colpe?. Ma se invece avrete da soffrire quando avrete fatto bene, e sopportate queste sofferenze con pazienza, farete opera meritoria innanzi a Dio» (I Pietro II, 18). 

 

Risoluzioni. — Signore, voi volete fare regnare ovunque la giustizia la più delicata e la carità, cioè lo spirito della legge nuova... Nella condizione in cui mi avete posto, io m'ispirerò secondo il vostro divin Cuore, praticherò la carità verso tutti, inferiori e superiori; esame e risoluzioni pratiche. 

 

PRATICA, — Rimedia, mentre hai tempo: ricorri a Maria.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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