UN ANNO CON IL SACRO CUORE
27° Agosto
GESU' E IL LUNATICO SORDOMUTO - SPIRITO DI PENITENZA E DI PREGHIERA
Maestro, ti ho condotto il mio figliuolo che è posseduto da uno spirito muto... (S. Marco, IX, 16). E io l'ho presentato ai tuoi discepoli, e non hanno potuto sanarlo. Ma Gesù rispose e disse: O generazione incredula e perversa, fino a quando starò con voi? e fino a quando vi sopporterò? Portatelo qui da me (S. Matteo, XVII, 15).
1° Preludio. Ai piedi del Tabor i discepoli attendono Gesù, circondati da una grande folla. In mezzo ad essi stanno un giovane indemoniato affranto dal dolore e suo padre disperato.
2° Preludio. Signore, aumentate la mia fede, lo spirito di penitenza e di preghiera.
1° PUNTO: Le persone. – Nella pianura, immagine della vita comune e volgare, gli apostoli meno uniti a Gesù, quelli che non avevano accompagnato il ban Maestro nel ritiro del Tabor, stanno confusi e tristi; gli scribi presentano questioni, e la folla è agitata... il lunatico sordo muto è là, sotto l'azione di Satana; il povero padre lotta con il dolore più crudele: è il figlio unigenito... Intanto Gesù discende maestosamente dal Tabor; è divinamente raccolto e raggiante di grazia; gli apostoli prediletti, Pietro, Giacomo e Giovanni lo seguono ancora compresi di ciò che hanno veduto, e sono santamente radiosi. Che contrasto fra questi due gruppi! In basso il mondo con le discordie, le sofferenze e l'azione del demonio; in alto la vita di grazia delle anime celesti e radiose. Gesù conserva sulla fronte qualche riflesso di gloria soprannaturale, come Mosè quando discendeva dal Sinai. Il popolo preso da meraviglia e da spavento accorre e saluta — Anch'io vi saluto, Maestro, nello splendore della vostra umanità tutta raggiante di grazia e di vita divina!
2° PUNTO: Le parole. — I discepoli esorcizzano invano il povero malato: gli scribi trionfano, e cercano di screditare i discepoli e il Maestro. Essi ripetiino l'oltraggio abituale: «Costoro scacciano i demoni in virtù di Belzebù, ma quando Belzebù vuole». I discepoli si difendono, e finalmente Gesù interviene: «Di che cosa disputate?» Nessuno risponde. Solo il pianto doloroso e l'ardente supplica del povero padre interrompono il silenzio. Inginocchiato, piangente e con il cuore ulcerato dice: «Maestro, vi scongiuro, gettate uno sguardo sul mio figliuolo, sul mio figliuolo unigenito. Se voi potete, aiutateci, abbiate pietà di noi, guaritelo; i discepoli non l'hanno potuto» . E Gesù dice ai discepoli, in disparte: «Questo demonio non si può scacciare che con il digiuno, la penitenza e la preghiera». È questa la grande lezione dell'odierno miracolo. Poi, il Salvatore, s'interessa del povero malato, e chiede al padre: «Da quanto tempo soffre così?». «Fin dall'infanzia, rispose il padre, il poverino è sempre stato dolorosamente tormentato, ed io speravo che i discepoli me lo avessero salvato!» E Gesù esclamò: «Razza incredula!» . Gli apostoli avevano mancato un po' di fede; il padre del malato, e tutti i circostanti erano stati anch'essi un po' increduli, e Gesù dovette rimproverarli così; poi rivolto a questo padre continuò: «Se tu potessi credere tutto sarebbe possibile» . — «Signore, credo, aiutate la mia fede.» E Gesù commosso soggiunse: «Conducimi tuo figlio». E lo spirito maligno, appena visto Gesù, Maestro onnipotente, raddoppiò la rabbia contro la vittima. Tutta l'aria risuonava delle grida. Ecco che il ragazzo, gettandosi a terra, si avvoltola nella polvere. Che spettacolo! Il demonio trionfa momentaneamente, perché gli apostoli non sono stati abbastanza fedeli allo spirito di riparazione e di penitenza insegnato ogni giorno dal Maestro. Ecco anche il segreto che mantiene sulle nostre anime, sulle nostre case, sulla società, il demonio con il suo potere: è la mancanza di spirito di riparazione e di penitenza.
3° PUNTO: Gli atti. - Ma Gesù interviene con la parola divina che comanda: «Spirito sordomuto esci da questo figliuolo, e non rientrarvi più». Molte volte Gesù ha cacciato dalle anime il demonio mediante l'assoluzione, ma noi non l'abbiamo poi lasciato rientrare questo malfattore? Il tiranno infernale mandò un gran grido nell'abbandonare la preda, e lasciò il povero ragazzo steso a terra e come inanimato. La folla gridò: «È morto». Ma no, non era morto. La parola vivificante di Gesù non dà la morte. Gesù prese quindi il fanciullo per mano; questi si alzò, e sorrise a suo padre, il quale non stava più in sè per la gioia. La folla rimase stupefatta alla vista di questo miracolo della potenza divina (S. Luca IX, 43). I discepoli s'avvicinarono timidamente al Salvatore, e quando furono entrati con lui in una casa gli chiesero: «Perchè noi non abbiamo potuto scacciarlo?». — «Per l'incredulità» rispose Gesù. Essi avevano mancato di fede, di una fede viva, vivificata e manifestata dalle opere di riparazione, di preghiera e di penitenza. — «In verità, aggiunse il Salvatore, in verità vi dico, se voi aveste tanta fede quanto un granello di senape, direste a questo rovo: sradicati e trasportati nel mare, ed egli vi obbedirebbe; direste a questa montagna: passa di qui, e va fin là, ed essa vi andrebbe, e niente vi sarebbe impossibile» (S. Matt. XVII e San Luca XVII). Diciamo anche noi come il padre dell'indemoniato: «Signore, credo, ma aumentate la mia fede».
Risoluzioni. — Sì, o Signore, io credo, ma con una fede troppo astratta. Datemi la fede pratica, la fede animata dalle opere, e soprattutto dalla penitenza, dalla riparazione e dalla preghiera. Datemi una fede che animi tutte le azioni, che mi tenga assai stretto a voi e sempre attento al vostro servizio e consacrato all'amore del vostro Sacro Cuore.
FIORETTO. — Fa qualche astinenza nel cibo.
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