UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

9° Gennaio

 

S. Giuseppe perde i genitori, si trasferisce a Gerusalemme. 

 

Giuseppe non toccava ancora i quindici anni, allora quando Iddio permise che gli venissero tolti dalla morte i genitori. Egli pianse coloro i quali avevano avuto cura della sua infanzia ma sopportò questa dura prova con la rassegnazione d'un uomo, il quale sa che tutto non termina con questa vita mortale, e che i giusti sono ricompensati in un mondo migliore. Ornai da nulla essendo Egli ritenuto a Betlemme, vendette le sue poche proprietà e andò a stabilirsi in Gerusalemme. Sperava di trovarvi maggior lavoro che nella città natia. D'altronde si avvicinava al tempio ove la sua pietà continuamente lo attirava. Colà passò Giuseppe i più belli anni della vita tra il lavoro e la preghiera. Dotato d'una probità perfetta, non cercava di guadagnare più di quello che meritasse l'opera sua, ne fissava il prezzo Egli stesso con una ammirabile buona fede, e giammai i suoi avventori erano tentati di fargli qualche diminuzione, perché conoscevano la sua onestà. Sebbene fosse tanto intento al lavoro, Egli non mai permetteva al suo pensiero di allontanarsi da Dio. Ah, se si sapesse imparare da Giuseppe quest' arte preziosa di lavorare e di pregare ad un tempo, si farebbe senza fallo un doppio guadagno ! si verrebbe cosi ad assicurare la vita eterna, guadagnando il pane quotidiano con assai maggior soddisfazione e profitto. E noi, o carissimi, tra le nostre occupazioni di studio o di lavoro, solleviamo qualche volta la mente a Dio. E' Egli, sapete, che ci dà le forze, le facoltà, i mezzi é Egli che ci sostiene, Egli che ci dirige, Egli che ci conserva. Ogni cosa nostra, l'intelletto, la memoria, la volontà, le braccia, il capo, tutto, tutto Egli ci ha benignamente concesso, ma ogni cosa é sua, ed é troppo giusto che continuamente gliene rendiamo le dovute grazie . Ad imitazione quindi di S. Giuseppe uniamo il lavoro alla preghiera, la preghiera al lavoro, e nelle nostre occupazioni, siano esse importanti o indifferenti, nei nostri stessi divertimenti non permettiamo mai che il nostro pensiero e il nostro cuore si allontanino da Dio. 

 

PROPOSITO. 

Ad onore di S. Giuseppe fuggirò l'ozio e recitando tre Pater domanderò perdono delle trascuranze commesse pel passato. 

 

ESEMPIO. 
Il miracolo della pioggia. Nell'anno 1871 una siccità straordinaria minacciava di far perder una gran parte dei frutti della terra in un fertile paese dell'Astigiano. Il buon Parroco locale, per ottenere da Dio la tanto desiderata e necessaria pioggia, aveva annunciato un triduo di Benedizioni in onore di S. Giuseppe. Nel primo e secondo giorno di detto triduo continuò il sereno ; al terzo giorno, circa le ore due pomeridiane, il cielo cominciò a coprirsi di nubi, le quali condensatesi rapidamente si sciolsero poscia in una fitta pioggia che durò circa tre ore, e fecondò la campagna che tanto ne abbisognava. Alla Benedizione di quella sera fu cantato un solenne Te Deum, in ringraziamento a Dio, e a S. Giuseppe, dal quale si riconosceva il favore della pioggia che si era ottenuta. Questo favore segnò il principio di una devozione speciale a S. Giuseppe, in onore del quale fu eretto un suo altare, una compagnia, l'esercizio mensile della buona morte, il mese di Marzo con predicazione quotidiana, e nel giro di pochi anni nel cuore della grande maggioranza dei cristiani di quel paese penetrò una soda e ferma devozione a S. Giuseppe. Ne sia lode a Dio che volle glorificare il nostro Santo per questa via straordinaria, ed intanto sia anche nostro impegno di ricorrere con fiducia, in qualunque necessità, alla sua intercessione. 

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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