UN ANNO CON SAN GIUSEPPE
31° Gennaio
Gloria di S. Giuseppe in cielo e propagazione del suo culto in terra.
Ora che S. Giuseppe è gloriosamente risorto e innalzato al più alto dei cieli, solleviamo anche noi la mente lassù, diamo uno sguardo all'innumerabile moltitudine dei Santi che compongono la celeste Gerusalemme, e osserviamo se uno solo ve ne sia più favorito da Dio e presso Dio più potente del glorioso S. Giuseppe. Oh no ! a Lui fu concesso il primato nella gloria, a Lui fu assegnato il posto più distinto sopra gli angeli e i santi, subito vicino a Gesù e Maria. Ben a ragione quindi noi vediamo estendersi ogni di più la sua devozione, propagato ovunque il suo culto. Ben a ragione noi possiamo mettere in Lui tutte le nostre speranze, affidargli l'anima nostra. Il nostro secolo, com'è il secolo dell'immacolata, così è pure il secolo di S. Giuseppe. Dappertutto è un'aura che spira di Lui ; dappertutto istituzioni, feste, altari, templi in suo nome. Non vi è borgata, paesello cristiano, che non adorni la rustica chiesuola d'una sacra immagine che lo rappresenti. Esulta chi ne porta il dolce nome, si gloriano i popoli d'averlo a Patrono ; d'averlo a Patrono si gloria la Chiesa. Scienze ed arti in bell'armonia gareggiano a studiare la sua grandezza, a ritrarne le bellezze, a contarne le sue virtù. I missionari ne predicano le glorie e l'alto potere a tutto il mondo, in tutte le lingue; e tutto il mondo e tutte le lingue del mondo inneggiano dopo a Gesù e Maria a San Giuseppe. Oggi insomma è un bisogno, una necessità del cuore, un istinto della grazia nominare Giuseppe ed invocarlo. Né questo slancio universale è fuori di proposito o senza effetto, perché S. Giuseppe in cielo non supplica, ma comanda e nulla può Gesù negare a Giuseppe quando glielo domandi per il dolce nome di padre, per quelle braccia che lo trasportarono in Egitto salvandolo da Erode, per quei sudori e travagli che sopportò sollecito per nutrire la sua infanzia, per allevare la sua giovinezza. La nostra confidenza in S. Giuseppe dev' essere illimitata, perché Egli, essendo stato padre a Gesù, è il più tenero dei padri, e noi gli siamo carissimi figli, essendo Gesù Cristo nostro fratello e Maria nostra madre. Esultiamo dunque, carissimi, facciamo gran festa ! Noi siamo figli di Giuseppe, Egli è il nostro protettore e padre. Nelle gioie e nelle amarezze, nelle prosperità e nelle avversità, deboli e forti, sani e ammalati, ricchi e poveri, giovani e vecchi, in vita e specialmente in morte siamo sempre a Lui devoti; il suo santo nome non mai si diparta dalla nostra mente, sempre risuoni sulla nostra lingua, sempre trionfi nei nostri cuori unitamente ai nomi dolcissimi di Gesù e di Maria. E tu, Giuseppe, accetta benigno questa nostra protesta d' amore, fa in modo che ad essa venendo mai meno possiamo meritarci, dopo una santa vita, di spirare nelle tue castissime mani l'anima nostra, e salir con te in cielo felici in eterno.
PROPOSITO.
S. Giuseppe sarà sempre il mio Santo prediletto, lui invocherò soventissimo in vita e in morte.
ESEMPIO
S. Giuseppe mi ha salvato il padre. Prima che termini il mese ad onore di questo mio più caro Santo, voglio adempiere ad una promessa sacrosanta a Lui fatta dodici anni sono per la seguente segnalatissima grazia. Mi trovava in famiglia per le vacanze autunnali. Avendo terminato il ginnasio, in quel tempo doveva decidere della mia vocazione, ma non sapeva risolvermi a pigliare la via che il cuore mi ispirava. Una bella sera il mio carissimo padre accusa leggere indisposizioni ; alla notte lo prendono fortissimi dolori colici. Corre il medico, trova il caso grave assai, si prodigano tutte le cure dell'arte, il babbo non migliora. Passano otto giorni in braccio alle più penose ambasce la malattia si fa complicata, si chiamano consulti, il caso è disperato ! povero padre ! se tu soccombi, chi governerà. la numerosa famiglia ? Si prega, si fa pregare e tutto senza effetto, che anzi un repentino peggioramento ci fa temere ad ora ad ora per quella.
preziosissima, indispensabile esistenza. In quella amarissima notte un pensiero mi balena alla mente; lo comunico alla mamma, alle sorelle ; tutti pienamente l'approvano, e fattosi appena giorno tolgo una boccettina d'olio, corro alla Chiesa parrocchiale, di mia propria mano accendo la lampada all'altare di
S. Giuseppe, e ai piedi del Santo esclamo : Glorioso Patriarca, se mi salvate il padre, vado al noviziato e procurerò di farmi buon religioso e buon ministro. Pieno di nuora fiducia ritorno a casa : il babbo aveva preso sonno. Per nove giorni consecutivi rinnovai all'ora solita la gita, riaccesi la lampada, ripetei la preghiera e il voto; ma in capo ai nove giorni papà era fuori di pericolo. In breve abbandonato il letto, ripigliava le solite occupazioni con meraviglia grande e piacere del paese tutto che ripeteva : Il Sig. Carlo l'ha scappata bella ! S. Giuseppe aveva accettato il mio voto, esaudita la preghiera, mi aveva ridonato il padre ; toccava a me fare la parte mia. Partii in quegli
stessi giorni per il noviziato, ed ora sono Sacerdote e Religioso. Ma aveva pure promesso di pubblicare il fatto, ed oggi godo nel poter finir di compiere l'obbligo mio; non finisco però e non finirò giammai di infinitamente lodare e ringraziare S. Giuseppe al quale tutto consacro la famiglia e me stesso.
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