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UN ANNO CON DON ALBERIONE

25° Febbraio

FORMARMI UOMO: la coscienza 

 

L'uomo prudente non trascura di riflettere, lo sventato e il superbo non ammette timori, anche dopo aver fatto di sua testa e senza consiglio, ma sarà condannato dalle sue opere. Figliolo non far niente senza consiglio e non avrai da pentirtene quando l'avrai fatto.... In ogni tua azione affidati alla fede dell'anima tua, chè in questo sta l'osservanza dei comandamenti (Ecl. 32, 22-24.27). 

 

1. La coscienza è la stessa mia anima, attenta a ponderare e regolare la mia attività, interna ed esterna. E' la capacità di ripiegarmi su me stesso per studiare i miei modi e giudicare se sia lecito o vietato quello che sto per fare. E' l'eco della voce di Dio che si ripercuote nella mia anima. E' la vera vita umana; è conoscere ciò che si fa o si omette. E' un giudizio pratico che fa conoscere quello che sia da farsi o da omettersi in ogni momento. Messaggera di Dio, posta in fondo al mio essere mi preserva da sogni funesti. Se cado mi incita ad alzarmi; se mi fermo mi invita a proseguire; mi stimola se mi avvilisco; mi richiama alla realtà se sono esaltato; mi fa risorgere se caduto. 

 

2. E' avvertimento amichevole: «Guardati da questa occasione funesta; evita quel compagno e quella lettura; lascia quel divertimento; vigila sui pensieri e sul cuore; resisti ai primi moti della passione». L'uomo in cui parla la coscienza è felice; infelice chi non ne sente più la voce! E' freno potente. Nell'ora della tentazione, quando la natura ardente ed impetuosa sarebbe esposta a seguire violenti appetiti, la coscienza la domina, la ferma, la sottomette, impedisce cadute fatali. Altre volte, quando la sua voce è stata disconosciuta e l'uomo scivola sul pendio del precipizio, la coscienza raddoppia le grida è le proteste, risveglia salutari reazioni. Dopo il periodo delle menzognere illusioni, la coscienza torna a farsi udire: l'uomo si riscuote, risale il pendio e riprende il sentiero della verità e del bene. La coscienza non abbandona neppure l'uomo sconfitto e avvolto nel fango; gli fa ancora udire i rimorsi, lo invita ad atti di riparazione, fosse pure già il momento della morte. E' stimolo ai peccatori ed ai giusti; come scuote i neghittosi ed i dormienti: «Perchè lasciate inerti i talenti? Perchè una vita senza buoni frutti? Non temete l'ora del giudizio?». E' incoraggiamento agli sconfortati; rianima la speranza nei cuori avviliti: «Non vi è macchia che non si possa lavare; Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva; la grazia e la forza sono per chi prega; e chi prega si salva». 

 

3. Ho sentito tante volte questa voce intima nei tempi di silenzio o di afflizione: «Sii più pio; abbi più zelo; ascendi più in alto; abbi più intimità con Gesù». 

 

ESAME. - Quale conto ho fatto delle voci della coscienza? 

 

PROPOSITO. - Spesso mi raccoglierò; farò tacere tutto attorno a me per sentire la voce intima della coscienza. 

 

PREGHIERA. - Signore, io riconosco nella coscienza la voce Vostra, che si fa sentire in fondo al mio essere; per preservarmi dai sogni funesti; per rialzarmi, se caduto; per spingermi, se mi fermo; per rianimarmi nelle viltà; per sostenermi nelle debolezze. Fate, o Signore, che io sia docile alla Vostra voce secondo il Vostro avviso; «Se oggi sentirete la Sua voce non indurite i vostri cuori».

 

 

FIORETTO: — Esamina le tue azioni, gli oggetti, i quadri, i libri di casa tua, e togli subito lo scandalo.

 

 

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