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UN ANNO CON DON ALBERIONE

24° Febbraio

IL CARATTERE: educazione del carattere

 

Abbi cura del tuo buon nome perchè sarà tuo più lungamente che mille tesori preziosi e immensi. I giorni della buona vita hanno un numero, ma il buon nome dura eternamente. Figlioli conservate in pace le istruzioni perché la sapienza nascosta è un tesoro ignoto (Ecl. 41, 15-17). 

 

1. Al temperamento e carattere hanno contribuito i parenti da cui sono nato, l'ambiente in cui sono cresciuto, l'educazione che ho ricevuta. Tuttavia ognuno è padrone di sè stesso e può dominare le sue tendenze. La volontà dovrà lottare; ma ha sempre il potere di vincere. Ho una coscienza ed anche una esperienza che mi dicono che l'essere vinto o vincitore dipende da me. Io posso con la continuità dei miei atti formare, dirigere, correggere il mio carattere. Per riuscirvi devo anzitutto conoscere me stesso e le mie tendenze. Per questo è necessario un esame quotidiano e profondo sui pensieri, sentimenti, azioni. Utilissimo è un amico sincero e specialmente un bravo direttore di coscienza: essi con poche parole possono rivelarci il nostro stato più che non lunghi esami. La tendenza dominante si rivela facilmente: è quella che ordinariamente trascina la volontà e determina una attività. Vi sono due serie di tendenze: quella degli apatici: la pigrizia, l'accidia, l'ignavia, l'indifferenza, la mancanza di cuore, la viltà, l'assenza di riguardo per Dio, il prossimo, la propria dignità. Quella dei violenti: superbi, gelosi, collerici, irriflessivi, mancanti di ritegno, grossolani, indipendenti. 

 

2. Per formare il mio carattere devo, secondariamente, lavorare su me stesso. Fissato il punto di lotta, con propositi e sforzi, devo moderarmi o spingermi, secondo il caso verso una vita buona, virtuosa, ragionevole. In essa la ragione, non la passione, devono guidare il portamento. Al mattino nelle orazioni e nella meditazione richiamerò il mio piano di lavoro spirituale; vi ritornerò sopra spesso nella giornata; al momento opportuno saprò usarmi violenza. Se cadrò, griderò al Signore: «Liberatemi da questa schiavitù». Poi mi riprenderò: domani pregherò meglio; con la vostra grazia, o Signore, sarò più valoroso. Se sono fiacco cercherò di eccitarmi con forti meditazioni; mi gioverò di qualche buon amico correttore, saprò pure usare i mezzi igienici e le mortificazioni corporali. L'energia morale cresce sempre quando mi mortifico riducendo il riposo ed il cibo allo stretto necessario. 

 

3. In terzo luogo devo fare un lavoro costante e serio. Non stancarmi mai, non fare come alcuni i quali, alle prime difficoltà, si scoraggiano, abbandonano il lavoro, dimenticano i propositi, gli impegni assunti, tutto. Devo pure contenere le mie tendenze vivaci con una costante temperanza. 

 

ESAME. - Conosco bene me stesso? Adopero i mezzi di emendazione? di formazione ed educazione del carattere? Faccio ogni giorno l'esame di coscienza? 

 

PROPOSITO. - Farò bene l'esame di coscienza sul proposito principale. 

 

PREGHIERA. - Signore, Voi conoscete i cuori e le tendenze nostre. Voi sapete quante rovine ha prodotto in noi il peccato originale. Sanateci; se lo volete, Voi lo potete: «Di' soltanto una parola e l'anima mia sarà salva». Vi presento le mie piaghe, Vi ricordo la mia infermità più grave. Guaritemi, o Divino Medico dell'anima mia. 

 

 

FIORETTO: — Proponi di adattarti volentieri alle richieste del tuo prossimo.

 

 

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