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UN ANNO CON DON ALBERIONE

28° Giugno

ZELO - IV

 

Comportatevi soltanto in modo degno del Vangelo di Cristo, affinché (o venga e vi vegga, o stia lontano) senta dire di voi che siete costanti in un solo Spirito e in un'anima sola, collaborando per la fede del Vangelo senza lasciarvi per nulla intimidire dagli avversari; quello che per essi è causa di perdizione, per voi è di salute, e ciò é da Dio, perché per mezzo di Cristo a voi è stato dato come grazia non solo di credere in Lui, ma anche di patire per Lui, e di sostenere la medesima lotta che vedeste in me e che ora sentiste di me (Fil. 1, 27-30). 

 

1. Non ogni zelo viene da Dio. I caratteri dello zelo santo sono: disinteresse, disciplina, operosità conquistatrice. Vi è chi cerca Dio e vi è chi cerca sè stesso, anche nel lavoro di apostolato. L'amor proprio può nutrirsi tanto dei beni materiali quanto di attività apostolica. Iddio, presso il profeta Ezechiele, rimproverava i pastori dell'Antico Testamento, perchè nei loro ministeri cercavano solo sè stessi: «Guai ai pastori di Israele che pascono sè stessi: non hanno essi la missione di pascere i loro greggi?» (Ez. 34, 2). S. Paolo pure si lamenta dei ministri di Dio che cercano il loro tornaconto: «Tutti cercano i propri interessi; e non quelli di Gesù Cristo» (Fil. 2, 21). La vera carità, all'incontro, non cerca il proprio interesse (1 Cor. 13, 5). Parlando poi di sè scriveva: «Io mi studio di piacere a tutti in tutte le cose: non cercando quello che è inutile per me; ma quello che è utile per molti, affinché si salvino» (Cor. 10, 33). L'apostolo di Gesù Cristo non cerca mai sè stesso. 

 

2. Non cerca il denaro: anzi lo spende per le anime. Certo, del suo lavoro, l'apostolo aspetta il necessario, alla vita. Ma questo gli basta; non mira a rendite o a farsi ricco; non vive in affanno per la vecchiaia. Non sceglie il campo di lavoro col solo criterio della retribuzione; non è appassionato difensore dei suoi diritti. Le anime sono il suo massimo guadagno; egli è tutto per loro; le serve senza far calcoli; è felice se si salvano. Non cerca la soddisfazione del cuore, la gratitudine, la devozione, l'attenzione, la riconoscenza: sono una specie di sensualità spirituale. Quindi non si scoraggia quando tali cose vengono a mancare. Se, anzi il dolce tepore delle simpatie viene a mancare, l'ingratitudine e le critiche si fanno sentire, pare acquisti nuova virtù e fermezza, correggendo sè stesso e lavorando soltanto per il Signore. Se gli insuccessi sono l'amara conclusione, egli è pago di aver lavorato per Dio; di aver amato; di una serena fiducia che nessuna pena dell'apostolato resterà priva dell'irrorazione della grazia. 

 

3. Signore, che io non cerchi gli onori umani. Voi mi avete troppo onorato con una vocazione divina, con l'adoperarmi come collaboratore Vostro, con il farmi ministro Vostro: «Troppo, o Dio, i tuoi amici sono stati onorati... Ci consideri ognuno come servitori di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio» (1 Cor. 4, 1); e potrei io ancora desiderare le lodi umane? Vorrei ancora cercare un posto tra gli uomini, mentre Dio mi farà sedere tra i principi: «ut collocet eum cum principibus, cum principibus populi sui »? (Sal. 112, 8). 

 

ESAME. — Mi elevo in alto, al di sopra dei pensieri ed interessi umani? delle preferenze umane? posizioni? guadagni? 

 

PROPOSITO. — Voi, o Signore, siete il Bene infinito; Voi mi bastate, perciò. Che cercherò io sulla terra? Dio è la mia parte. Farò volentieri al Signore il sacrificio di un affetto. 

 

PREGHIERA. — Io condanno, o Signore, ogni mia ambizione, ogni egoismo, interesse umano nel mio zelo. Umiliatemi là dove io cerco me stesso. A Voi solo ogni onore e gloria. Intendo riparare con le umiliazioni ogni vanità della mia vita. 

 

FIORETTO: — Proponi di far una Comunione di più.

 

 

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