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UN ANNO CON DON ALBERIONE

26° Dicembre

S. STEFANO PROTOMARTIRE 

 

I peccatori mi tesero il laccio, ma io non mi allontanai dalla via dei tuoi precetti. Come eterna mia eredità ho fatto acquisto dei tuoi insegnamenti, perchè sono la gioia del mio cuore (Sal. 118-110-111). 

 

1. S. Stefano fu degno di essere scelto, su proposta e testimonianza del popolo, come diacono. Era pieno di fede e di Spirito Santo. Era operatore di molti miracoli nella Chiesa di Gerusalemme. Meritò di essere il primo nella gloriosissima schiera dei cristiani che testimoniarono la loro fede con il sangue e la vita. Soprattutto era un cuore acceso di amore per Dio e per le anime. Giovane innocente, pieno di ardore, si era dato tutto a Gesù Cristo; splendeva fra tutti per la sua calda pietà, per la santità dei suoi costumi, per la carità verso i poveri. Egli fece tali prodigi e così grandi miracoli che i giudei di cinque diverse sinagoghe, se ne preoccuparono vedendo crescere sempre più, per il suo zelo, i seguaci di Gesù Cristo. Lo citarono, perciò, innanzi al Sinedrio. Il Divin Maestro aveva rimproverato ai Giudei di aver uccisi e lapidati i profeti. Stefano, a sua volta, dichiara loro che avendo crocifisso il Cristo, essi si sono mostrati degni dei loro padri che lapidarono gli inviati di Dio. Essi però non potevano resistere alla sapienza ed allo Spirito che parlava in lui. Parlando si accendeva; e gli astanti vedevano la sua faccia trasformata come fosse un angelo. Ma non si arresero: bensì molti del Concilio digrignavano i denti per rabbia contro di lui. 

 

2. Supremo atto di amore: dare la vita. Stefano, pieno di Spirito Santo, elevati gli occhi al Cielo, vide la gloria di Dio e Gesù seduto alla destra di Dio. E disse: «Vedo i cieli aperti, ed il Figlio dell'uomo alla destra di Dio. Ed i Giudei gridando e turandosi gli orecchi, come se avesse bestemmiato, gli si avventarono contro con grande furore. Lo trascinarono fuori della città e lo lapidarono. Ed i testimoni deposero le vesti presso un giovane chiamato Saulo (che poi, convertito, divenne S. Paolo, l'apostolo delle genti). Lapidarono il forte giovane Stefano che pregava e diceva: Signore Gesù, ricevi lo spirito mio. E inginocchiatosi, gridò ad alta voce: Signore, non imputare ad essi questo peccato. Ed avendo detto questo si addormentò nel Signore» (At. 7, 55-59). 

 

3. Quanto amo io il Signore? La maggior carità è questa: dar la vita per l'amato, Vi è chi dà qualche parola con vuote proteste. Vi è chi fa almeno delle sincere preghiere. Vi è chi ha dato al Signore tutti gli affetti del cuore. Vi è chi compie la volontà di Dio nell'adempimento dei suoi doveri. Vi è chi arriva a qualche spogliazione di beni, a mortificazioni, ai consigli evangelici. Vi è chi elegge sempre, per quanto sta da sè, quello che è più povero, più umiliante, più penoso, più mortificante. Vi è chi nutre una interna e continua sete di patire. Vi è chi arriva sino a dare la sua vita per Gesù Cristo. 

 

ESAME. - In questo cammino dove sono arrivato? Ho paura della croce? Almeno so adempiere con generosità i miei doveri quotidiani? 

 

PROPOSITO. - Pregherò lo Spirito Santo che invada l'anima mia con una fiamma sempre più ardente di carità. 

 

PREGHIERA. - «Concedi, o Signore, Te ne preghiamo, di imitare il beato Stefano che onoriamo, onde impariamo ad amare anche i nostri nemici; perché celebriamo il giorno natalizio di colui che seppe per gli stessi persecutori pregare il Signore Nostro Gesù Cristo». 

 

FIORETTO: - Recita gli atti di fede, speranza e carità; vinci il rispetto umano.

 

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