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UN ANNO CON DON BOSCO

4° Gennaio

3) Che significa Perfettissimo?  

 

« Perfettissimo » significa che in Dio è ogni perfezione, senza difetto e senza limiti, ossia che Egli è potenza,  sapienza e bontà « infinita ». 

 

a) Dio è potenza infinita, 

 

6. - Strettezze e liberazione di Samaria. 

 

Benedad non volle conoscere la potenza divina nel fatto dei suoi  soldati e ostinato venne con l'esercito a stringere d'assedio Samaria. In  breve i cittadini furono ridotti a tale punto, che la testa di un asino fu  venduta ottanta monete d'argento, e due madri giunsero a patteggiare  fra loro di uccidere e mangiare l'uno dopo l'altro i propri figli per  sfamarsi.  In questa terribile calamità Eliseo una sera predisse che l'indomani  vi sarebbe stata abbondanza.  — Nemmeno se Iddio facesse piovere grano dal cielo, — disse un  capitano del Re, — ciò potrebbe avverarsi.  Al quale Eliseo rispose, che lo avrebbe veduto con gli occhi suoi,  ma non avrebbe potuto gustarne.  Il mattino seguente fu trovato il campo dei nemici pieno di viveri,  di ricchezze e sgombro di armati, perchè Iddio nella notte vi aveva fatto  udire uno strepito d'armi, che atterrì e mise in fuga tutti i Siri.  Il popolo corse tosto in cerca di alimenti. L'abbondanza fu tale che  ognuno potè fornirsi di quanto desiderava. Soltanto il capitano incredulo  non ebbe a goderne, perchè sulla porta della città ov'era stato messo di  guardia fu soffocato dalla calca che si affrettava di uscire. (Bosco, Storia Sacra, 123). 

 

7. - La potenza di Dio. 

 

 Il 29 novembre 1873 Don Bosco narrava il seguente sogno, fatto  mentre si trovava a Varazze.  « Mi parve di trovarmi in mezzo ai giovani dell'Oratorio presso  l'apertura di una grande e lunga valle, fiancheggiato da due monticelli  in forma di due graziose colline.  A un tratto vedo spuntare in cielo un sole così luminoso e brillante, che, per non rimanere accecati, eravamo costretti di tenere abbassato a terra lo sguardo e il capo. Rimanemmo così con la faccia rivolta  al suolo per qualche tempo, finché la luce di questo sole tanto risplendente cominciò a diminuire a poco a poco fino ad estinguersi quasi del  tutto, lasciandoci avvolti in una profonda oscurità.  Mentre io stavo pensando circa il modo di toglierci da quella tetra  oscurità, ecco comparire una striscia di luce verdognola a forma di arcobaleno che lasciava cader giù nella valle torrenti di luce d'ogni più leggiadro colore. Intenti ad ammirare tale spettacolo, ecco apparire in fondo alla  valle un nuovo portento. Si avanzava verso di noi un globo elettrico di  straordinaria grandezza, il quale mandava da ogni parte sprazzi di luce  così vivi che nessuno vi poteva tener fisso sopra lo sguardo, senza pericolo di cader tramortito al suolo. S'avanzava sospeso tra cielo e terra, e  man mano che s'avvicinava, si vedevano qua e là i giovani cader bocconi  a terra, abbarbagliati dal suo fulgore. In sulle prime rimasi atterrito,  ma poi, ripreso animo, feci un grande sforzo e mi posi a guardare fisso  ed impavido quel globo accompagnandolo con lo sguardo finché si fermò  su di noi all'altezza di circa 300 metri.  L'esaminai attentamente in ogni sua parte, e potei scorgervi, sebbene fosse così alto, che nella sommità terminava in forma di grossa  palla, su cui stavano incise a grandi caratteri queste parole: COLUI CHE TUTTO PUÒ.  Alla fine, non potendo più sostenere tanto splendore, mi posi ad  esclamare : — O Signore, deh ! Vi prego, o fate cessare questo divino  spettacolo o fatemi morire perchè io non posso resistere a così straordinaria bellezza!  Ciò detto, sentendomi venire meno le forze, mi gettai anch'io per  terra gridando: — Invochiamo la misericordia di Dio!  Dopo qualche istante, riavutomi, mi rialzai da terra, e feci un giro  attorno alle valle, per vedere che ne fosse dei nostri giovani ; e, con mia  grande sorpresa e meraviglia, osservai che erano tutti prostrati e distesi  al suolo, immobili e in atteggiamento di chi prega. Per assicurarmi se  fossero vivi o morti, cominciai a toccar or l'uno or l'altro col piede  dicendo: — Ehi! che cosa fai qui? sei vivo o morto?  Ed uno di loro : — Invoco la misericordia di Dio ! La stessa risposta mi davano tutti gli altri. Ma, arrivato ad un certo punto della valle, ne vidi con dolore parecchi, che stavano ritti in piedi, in atto protervo, con la testa alta e volta al  globo quasi volessero sfidare la maestà di Dio, e con la faccia divenuta  nera come carbone. M'avvicinai a loro, li chiamai per nome, ma essi  non davano più alcun segno di vita. Erano rimasti freddi come ghiaccio  e fulminati dai raggi e dalle saette del pallone per la loro ostinazione  nel non volersi sottomettere a invocare coi loro compagni la misericordia  di Dio.  In questo mentre vedo sbucar fuori dal fondo della  valle un mostro di straordinaria grossezza e d'indicibile deformità. Era  più brutto e deforme di qualsiasi mostro terreno che io abbia mai veduto.  Esso veniva su a grandi passi verso di noi. Allora feci alzare tutti i  giovani, che, a quell'orrida vista, furono anch'essi sorpresi da grandissima paura. Io allora tutto affannato e ansante, mi affaccendai per vedere,  se mai vi fosse colà qualche superiore, perchè m'aiutasse a far tosto i giovani sul monticello più vicino, per difenderci dalle zanne di  quella feroce belva, qualora avesse tentato assalirci ; ma non ne trovai  alcuno.  Intanto il mostro s'appressava sempre più, e già era lì a poca distanza da noi, quando quel globo luminoso, che fino allora era rimasto  immobile in alto sopra il nostro capo, si mosse celermente, e, andando  incontro al detto mostro, venne a porsi precisamente tra noi e il medesimo, quindi si abbassò quasi fino a terra per impedirgli di nuocerci.  In quell'istante udii per la valle a rimbombare, come uno scroscio  di tuono, questa voce: — Nulla est conventio Christi cum Belial! —  Nessun accordo è possibile tra Cristo e Belial ! tra i figli delia luce e i  figli delle tenebre, cioè tra i buoni ed i malvagi, che nella Sacra Scrittura  sono appunto chiamati figli di Belial.  A quelle parole mi svegliai tutto tremante per lo sgomento provato».  Don Bosco terminava la narrazione facendo rilevare la generosità  dei lumi e delle grazie che Dio concede a coloro che invocano con umiltà  di mente il suo aiuto e la sua assistenza nei bisogni dell'anima e del  corpo. (M. B., x, 73-76). 

 

b) Dio è sapienza infinita. 

 

8. - Bene omnia fecit. 

 

Don Bosco per dimostrare la Sapienza divina narrò ai suoi giovani  il seguente apologo: — Un viaggiatore stanco del cammino si fermò in  un bosco all'ombra di un'alta e maestosa quercia. Dia essa pendevano  molte ghiande: poco lontano, delle piante di zucche facevano mostra dei  loro spropositati frutti. « Guarda, — disse, — una pianta così alta ha  frutti così piccoli, mentre una pianta così piccola ha frutti così grossi:  che stranezza!...». Si addormentò; ma venne il vento ed una ghianda  gli cadde sul naso, svegliandolo. « Ringrazio Iddio, — esclamò, — di  aver dato frutti così piccoli ad una pianta così grossa. (M. B. II, 230). 

 

c) Dio è bontà infinita. 

 

9. - La peccatrice del San Giovanni. 

 

Essere buono con i buoni è virtù, ma esserlo coi cattivi è virtù  somma. La bontà di Dio è così.  Nel 1844 si trovava ricoverata nell'Ospedale di San Giovanni in  Torino una donna tisica, ridotta agli estremi da una vita corrottissima.  Da molti anni lontana dai Sacramenti, aveva già respinti con disprezzo  ed insulti i Cappellani dell'Ospedale e le Suore; aveva persino lanciato  un vaso dietro a Don Cafasso. Eppure il Santo non volle lasciarla morire  in tale stato. Ritornato al Convitto, pregò Don Bosco a ritentare la  prova. Don Bosco accettò. Entrato nel camerone dell'Ospedale, s'intrattenne amorevolmente con tutte lite altre ammalate, ma non diede neppure  uno sguardo a chi lo interessava. Costei, dopo averlo seguito con ansia :  — E da me non viene? — esclamò.  — Oh, sì, volentieri! — rispose Don Bosco; e, presa una sedia,  le si assise accanito. La benedisse e: — Volete che vi dica una parola a  nome dei medici o a nome di Dio?  — A nome di Dio, — rispose quella.  — Ebbene: domani sarete all'eternità!  — Non è possibile!... Eternità!.,. Eternità!.. Oh che parata... Mi  fa paura!...   E la poveretta, istruita e guidata da Don Bosco, si confessò, e in  quella stessa notte moriva. (M. B. u, 164-166). 

 

10. - Dalla mala vita al Cielo. 

 

La bontà di Dio è imitata dai suoi sacerdoti che vanno a salvare  le pecorelle smarrite.  Narra Don Bosco : — Oggi si presentò uno in camera mia invitandomi ad andare a confessare una moribonda. Sbrigate alcune faccende,  uscii, e mi recai nel luogo indicatomi. Entro ; era una casa cattiva. Attraversando alcune stanze mi porto al tetto dell'inferma, la quale, al vedermi, dà in un grido di consolazione e si prepara a confessarsi; il che  fece colle più belle disposizioni. Terminato che ebbi di riconciliare quell'anima traviata, mi si avvicinarono altre persone dal cui sguardo si capiva  essere esse pure dedite alla mala vita, e, tutte impressionate, mi chiesero :  «Ebbene, guarirà?». Risposi loro: «Sì, guarirà!... Ancora pochi momenti e poi sarà all'eternità ». Atterrite, mi chiesero consiglio per poter uscire  dall'imbarazzo di coscienza in cui si trovavano. Risposi loro che  dovevano lasciare quella bolgia infernale e darsi a pentimento sincero.  Me lo promisero. Poco dopo l'infelice ammalata, ricevuto l'Olio Santo,  spirava. (M. B. VII, 236). 

 

11. - Dio è generoso. 

 

Don Bosco una sera diceva a sua madre:  voglio che innalziamo una bella chiesa in onore di San Francesco di Sales.  — Ma dove prenderai i denari?  — Se ne aveste, me ne dareste voi?  — Puoi immaginarti con quanto piacere.  — Orbene, •— concluse il figlio, — Iddio, che è tanto più buono  più generoso di voi, del denaro ne ha per tutto il mondo, e per un'opera che deve tornare alla sua maggior gloria, spero che me ne manderà  tempo e luogo.  E innalzò la chiesa e molte altre chiese, mandandogli sempre Iddio i mezzi necessari.  (M. B. iv, 255). 

 

12. - Dio è un buon padrone. 

 

Il vivo desiderio di Savio Domenico di studiare gli fece superare  difficoltà e risolse di recarsi alla scuola municipale del paese, sebbene vi fosse la distanza di due miglia. Ed ecco un fanciullo appena di  dieci anni intraprendere un cammino di sei miglia al dì, tra andata e  ritorno dalla scuola. Talvolta vi è un vento molesto, un sole che cuoce,  un fango, una pioggia che opprimono. Non importa, si tollerano tutti i  disagi e si superano tutte le difficoltà ; egli trova nell'ubbidienza ai suoi  genitori, un mezzo per imparare la scienza della salute, e questo basta  per fargli tollerare con piacere ognii incomodo. Una persona alquanto  attempata vedendo un giorno Domenico solo andare a scuola alle due  pomeridiane mentre sferzava un cocente sole, quasi per sollevarlo gli si  avvicinò e gli tenne questo discorso:  — Caro mio, non hai timore a camminare tutto solo per queste  strade ?  — Io non sono solo, ho l'Angelo custode che mi accompagna in  tutti i passi. /  — Almeno ti sarà penosa la strada per questo caldo, dovendola  fare quattro volte al giorno!  — Niente è penoso, niente è fatica quando si lavora per un padrone che paga molto bene.  — Chi è questo padrone?  — È Dio creatore che paga un bicchiere d'acqua dato per amor suo.  Quella medesima persona raccontò quest'episodio ad alcuni suoi amici, e finiva sempre il suo discorso dicendo: un giovinetto di così tenera età, che già nutre tali pensieri, farà certamente parlare di sè in  quella carriera che sarà per intraprendere. 

 

13. - Tutto per noi. 

 

Parole di Don Bosco : « Iddio è buon padrone che non lascia senza  mercede neppure un bicchier d'acqua dato per suo amore. Amiamolo  Iddio!... Creò tutto per noi: si fece uomo per noi: ad ogni istante ci  colma di benefici ! Quando si tratta di servire Dio, che è così buon padre  bisogna essere pronti a qualunque sacrificio ». (M. B., 11, 250). 

 

FRASE BIBLICA. - Chi è da Dio, ama il suo fratello. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - La scienza vera è il santo timor di Dio. 

 

PREGHIERA DEL MESE: - Signore Iddio onnipotente, vi ringrazio dei lumi che la vostra parola ha portato alla mia mente, e degli affetti che mi ha destato nel cuore. Datemi grazia che essa produca in me un frutto centuplo, cosicché io riporti piena vittoria sulle mie cattive inclinazioni, e la mia fede divenga sempre più operosa, l'amore a voi sempre più infiammato ed efficace, la virtù sempre più perfetta e costante. Fate che io non mi contenti solamente di conoscere la vostra dottrina, ma con una fedeltà costante sino al termine della mia vita la metta in pratica. Così sia. (Da il Cattolico provveduto, 1868, don Bosco)

 

FIORETTO: - Scegli, col consiglio del direttore spirituale, un Santo a tuo patrono, e, fin da oggi, seguine gli esempi. - Un Pater ed Ave al Santo eletto.

 

 

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