UN ANNO
CON DON BOSCO
13° Febbraio
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62) L'anima dell'uomo muore col corpo?
L'anima dell'uomo non muore col corpo, ma vive in
eterno, essendo spirituale.
188. - Il sogno dello spettro.
La sera del 21 marzo 1862, Don Bosco raccontò: — Figuratevi
l'ora della ricreazione nell'Oratorio. Mi sembrava di essere appoggiato
alla, finestra della mia camera e di osservare i miei giovani nel cortile,
allorché vidi entrare un personaggio alto di statura, colla fronte
spaziosa, cogli occhi stranamente infossati, con lunga barba bianca e con
pochi capelli pur essi candidi, che gli discendevano sugli omeri. Pareva
avvolto in un lenzuolo funereo e nella mano destra aveva una fiaccola con
fiamma fosco-azzurra. Andava mirando attorno come chi cerca una cosa
perduta. Io non lo perdevo di vista. Si ferma davanti ad un giovane.
« È proprio costui », disse; chinò e sollevò bruscamente due o tre volte
i\ capo, e gli presentò un biglietto che trasse dalle pieghe del mantello.
Il giovane lesse, e cambiava colore e diveniva pallido, e domandò : « E
quando? presto o tardi?». E quel vecchio con voce sepolcrale rispose:
« Vieni, l'ora per te è suonata! ». « Almeno posso continuare il
gioco ».
« Anche giocando puoi essere sorpreso». Con ciò indicava una morte
improvvisa. Quindi lo spettro, lasciando cadere un lembo della sua veste
indicò il porticato : « Là, vedi, quella bara è per te : presto, vieni ».
« Non son preparato, son troppo giovane ! » andava gridando quel poveretto. Ma l'altro senza proferire parola, più in fretta di quando era
entrato, se ne uscì dall'Oratorio. Uscito lo spettro, mentre io andava
ripensando chi mai fosse, mi sono svegliato. Ora ciascuno ci pensi perchè
mentre egli dice : chi sa chi sia questo tale ? ! può essere egli stesso. Io
vi ho detto la cosa come sta, perchè se ciò non avessi fatto, il Signore mi
avrebbe poi domandato conto. Ognuno pensi a mettersi in buono stato,
e specialmente in questi tre giorni che restano ancora della novena della
Santa Annunziata. (M. B. VII, 123-125).
189. - La morte non si paga.
Un ricco signore era malato da due mesi e la malattia andava
ognor più aggravandosi. Un suo amico buon cristiano gli fece notare che
sarebbe stato meglio che accomodasse tutti gli affari temporali e facesse
testamento. Nello stesso tempo si arrischiò a accennargli come fosse cosa
prudente e conveniente chiamare il prete. Ma quegli si rifiutò; permise
tuttavia che andasse da lui Don Bosco a patto però che non gli parlasse
di Confessione. Appena Don Bosco fu davanti a lui, quegli disse: — Don Bosco, si ricordi che non mi voglio confessare! È questo;
il mio patto ch'io feci con la mia gente. — Ma, signor mio, come vuole che io non ne parli mentre lei la
nomina? Lei me ne mette la voglia. No, non la confesserò, ma deve permettermi che io le parli della Confessione.
E incominciò a parlargli della sua vita passata, gli mise sott'occhio
la necessità di mettersi in grazia di Dio e gli descrisse minutamente lo
stato lacrimevole della sua coscienza. L'infermo lo ascoltò in silenzio e
quando ebbe finito disse: — Ma, Don Bosco come ha fatto a conoscere così bene tutte le
mie azioni?
Don Bosco ci scherzò sopra un poco. Ma alla fine gli fece comprendere la grande necessità di pentirsi dei suoi peccati. Col suo
consenso buttò sul fuoco giornali e libri cattivi e fece allontanare una persona
che era di scandalo. Quindi gli diede l'assoluzione, e lo dispose a ben
morire. L'ammalato soffriva molto, ma aveva ancora speranza di guarire ;
quindi chiamava i migliori medici e diceva loro:
— Guaritemi e vi darò quanto vorrete. .
La vigilia della sua morte un amico andò per avvisarlo del pericolo
nel quale si trovava, e gli disse: — Amico mio: tutto si paga: coi denari si ottiene tutto: la morte
sola non si può pagare; quindi bisogna pensare seriamente alla vita
avvenire.
Tutto si paga: la morte sola non si può pagare! Bisogna star
pronti, perche quand'essa verrà, per nessun conto la si può mandare indietro. (M. B.
VIII, 35-36).
190. - Ho un'anima sola.
Nell'agosto del 1863, Bosco parlava così ai suoi giovani:
— Nella storia si legge che un potente imperatore mandò al Pontefice
Innocenzo XI ambasciatori, pregandolo di aderire a certi suoi desideri
contrari alla giustizia. Ma il Pontefice rispose nettamente : « Non posso.
Ritornate al vostro imperatore e parlategli così : il Papa dice : Se io
avessi due anime, ne darei volentieri una per lui, e quindi alla perdizione,
e mi contenterei di salvare l'altra; ma io ne ho una sola ». Gran pensiero
è questo e degno del Papa! Lo stesso io dico a voi, miei cari figliuoli.
Dovete dunque dire al demonio quando vi chiede qualche cosa contro
coscienza: « Non posso; non posso, perchè ho un'anima sola!». Questa
è la vera logica cristiana, questo è un ragionamento migliore che non
tutti quelli dei sapienti secondo il mondo. (M. B. VII, 506-507).
191. - Gratitudine di un morto.
Nel 1860 la Duchessa di
Lavai-Montmorency, scrisse a Don Bosco,
raccontandogli questo fatto:
« Viveva in Polonia un principe molto potente, ma senza fede. Aveva scritto un opuscolo in cui difendeva la tesi negante l'immortalità
dell'anima. Una sera d'estate si inoltrò da solo nella campagna. Nello svolto
di un sentiero s'imbattè in una donna che piangeva camminando dietro a
un piccolo carro tirato da un cavallo. — -Mia buona donna, perchè piangete così desolatamente?
— Signore, porto alla sepoltura mio marito.
Tocco dalla compassione, il principe regalò alla povera donna molte
monete d'oro: — Prendete, e fate dire delle Messe per il defunto.
Qualche giorno dopo, essendo egli alla sera nel suo gabinetto di
lavoro, vede dinanzi a sè un uomo misterioso. Ma, appena chiamò gente,
quello scompare. Cosi due volte. La terza il personaggio misterioso gli
disse : — Non chiamare alcuno. Ciò che ti ho da dire dev'essere inteso
da te solo. Io sono il marito di quella povera vedova, alla quale tu hai
donato il mezzo con cui far dire delle Messe per il riposo dell'anima
mia. Grazie a questo soccorso io sono in Paradiso, e in ricompensa della
tua carità, ottenni dal Signore di venirti a dire che l'anima è immortale.
A queste parole il principe prese il suo manoscritto, lo stracciò, e
sinceramente convertito divenne un ardente difensore della Fede, un
luminare della Polonia per le sue virtù e per i dotti suoi scritti, fino a
meritarsi il soprannome di Salomone del Nord ». (M. B. VI, 797-799)
(...)
193. - Per essere felici.
Dove impariamo noi a render felice e a salvare l'anima? Ecco ciò
che dice Don Bosco.
Nel fascicolo delle Letture Cattoliche del settembre 1856 —
Andrea, ovvero la felicità nella pietà — si leggeva : « Quello che ha da
rendere un giovane virtuoso e onesto, cioè un vero galantuomo, è
l'adempimento di tutti i doveri che l'uomo ha verso Dio, verso se stesso, e
verso i suoi simili: doveri che voi non potete imparare se non sotto il
magistero della Chiesa, alla scuola del catechismo. Sapete voi il vostro
catechismo? E per impararlo frequentate voi la vostra parrocchia? Se
è così, beati voi! Anche se le vostre menti fossero digiune affatto di
scienze umane, sino a non sapere neppur leggere e scrivere, tuttavia ne
sapreste abbastanza per vivere da uomini virtuosi e onorati su questa
terra e rendervi utili a voi stessi e ai vostri simili meglio di tanti
dottoroni i quali sanno tutto, eccetto i loro doveri ». (M. B. V, 515).
194. - Pensiero salutare.
Nella novena della Consolata il 13 giugno 1864, Don Bosco così
parlò ai giovani: — Io avrei bisogno di poter fare una cosa, di poter
entrare nel cuore di tutti, come entro nel cuore di molti, e toglierne un
pensiero per metterne un altro. Il pensiero che io vorrei mettere è
questo: «Figliuolo mio, hai un'anima sola!». Il pensiero che io vorrei
levare è quest'altro : « Non pensare di salvar quest'anima vivendo col
peccato!». Se potessi fare ciò, io sarei sicuro di accendere un po' di
fuoco di amore a Dio, di odio al peccato, di frequenza ai Sacramenti.
Questo fuoco basterebbe per la riforma prima di tutta la casa, poi per
la riforma di tutti voi singolarmente. Io vorrei che ognuno di voi,
domani, si fermasse un momento a fare questa riflessione : « Che cosa ho fatto
nel passato per l'anima mia? Come sto al presente al cospetto di Dio?
Se muoio dove andrò? Che cosa voglio fare per l'avvenire?». (M. B. VII, 675).
FRASE BIBLICA. -
Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO. -
Coloro che sono animati da vero zelo per la salute della anime, sono benedetti e protetti dal Signore, e dagli uomini rispettati ed amati.
PREGHIERA DEL MESE. -
Venite, o Spirito di sapienza, ed istruite il mio cuore finchè io tenga sempre fisso innanzi agli occhi il mio ultimo fine, ed in tutte quante le mie opere io sia guidato da una buona intenzione. Fate che io ami e cerchi i beni della terra solamente in quanto sono utili all'anima mia, e necessari nei bisogni della vita presente. Concedete che io conosca sempre più e stimi i beni celesti.
Insegnatemi anche la via di conseguirli con maggior sicurezza e di possederli eternamente. Così sia. Pater
noster... (Da il Cattolico provveduto, 1868, don Bosco)
FIORETTO:— Recita i sette dolori della santissima
Vergine, o sette Gloria Patri, in ricordo di essi.