UN ANNO
CON DON BOSCO
12° Febbraio
61) Che cos'è l'anima?
L'anima è la parte spirituale dell'uomo, per cui egli
vive, intende ed è libero, e perciò capace di conoscere, amare e servire Dio.
184. - Altro che cilicio!
Per amor delle anime
ogni pena deve parer lieve.
Don Bosco, mandato da Don Cafasso, andava a confessare
all'Ospizio di Carità, che ricoverava circa un migliaio tra vecchi, vecchie,
ragazzi e ragazze. Così pure all'Ospizio dei Cavalieri dell'Ordine dei Santi
Maurizio e Lazzaro, a quello di San Luigi e all'Ospedale Maggiore di
San Giovanni. Talvolta si portava spontaneamente al letto di chi sapeva
impreparato alla morte, nè lo tratteneva dal frequentare quelle corsie il
pericolo di contrarre il morbo di quegli infelici. E così continuò sino al
1870. Non dimenticava la piccola Casa della Divina Provvidenza, che
visitava anche due o tre volte al giorno, spesso non invitato. Nel 1845
si era diffusa la malattia epidemica detta delle petecchie, e Don Bosco,
continuando a recarsi tra quegli infelici, contrasse egli pure il morbo,
e ne portò le tracce per tutta la vita, con suo non piccolo tormento. Don
Sala, che ne curò la salma, la vide tutta in uno stato da fare pietà, come
se un erpete si fosse diffuso in tutta la sua cute, e specialmente sulle
spalle. Un cilicio dei più orribili non avrebbe potuto straziarlo di più,
e forse come tale Iddio glielo concesse, perchè nessuno venisse a cono-
scere il suo straordinario amore alla mortificazione e alla penitenza. (M. B.
II, 161-162).
185. - Ancora il primo sogno.
Procurare le anime, salvare le anime.
Un giorno Don Bosco confidò a Giuseppe Turco come egli avesse
fatto un sogno, dal quale aveva inteso come col volgere degli anni egli
si sarebbe stabilito in un certo luogo dove avrebbe raccolto un gran numero di giovanetti per istruirli nella via della salute. Aveva visto la valle
sottostante alla cascina del Sussambrino convertirsi in una grande città,
nelle cui strade e piazze correvano turbe di fanciulli schiamazzando,
giocando e bestemmiando. Siccome egli aveva in grande orrore la bestemmia ed era di un carattere pronto e vivace si avvicinò a questi ragazzi,
sgridandoli perchè bestemmiavano, e minacciandoli se non avessero
cessato; ma non desistendo essi dal vociare con orribili insulti contro Dio
e la Madonna Santissima, Giovanni prese a percuoterli. Senonchè gli altri
reagirono, e correndogli sopra lo tempestarono di pugni. Egli si diede
alla fuga. Ecco allora venirgli incontro un Personaggio, che gli intimò
di fermarsi, e di ritornare a quei monelli, e persuaderli a stare buoni e
a non fare il male. Giovanni obbiettò le percosse avute e il peggio che
gli sarebbe toccato, se fosse ritornato sopra i suoi passi. Allora quel
Personaggio lo presentò a una nobilissima Signora, che si faceva innanzi e
gli disse: — Questa è mia Madre; consigliati con Lei.
La Signora, fissandolo con uno sguardo pieno di bontà così parlò:
— Se vuoi guadagnarti questi monelli, non devi affrontarli con le percosse, ma prenderli con la dolcezza e con la persuasione.
E allora, come nel primo sogno, vide i giovani trasformati in belve
e poi in pecorelle e in agnelli, ai quali egli prese a far da pastore per
ordine di quella Signora. Era il pensiero del profeta Isaia tradotto in
visione : — Daranno gloria a me le bestie selvatiche, i dragoni, gli struzzi
(mutati in figliuoli di Abramo). (M. B. I, 424-425).
186. - Ricchezza mobile.
Don Bosco, per svolgere il suo apostolato nelle carceri, dovette
prima di tutto vincere le difficoltà dell'ambiente: gente corrotta, che
viveva con altri più corrotti : al suo tempo i detenuti erano custoditi in
cameroni di circa una ventina, dove aveva la supremazia su tutti chi contava maggior numero di condanne. Il prete era malvisto, ricevuto con
insulti, motti frizzanti e spesso sconci ; ogni parola, per quanto
innocente, era interpretata malamente, perchè nel gergo dei carcerati anche le
parole più sante servivano per indicare il vizio. Inoltre il solo restare
vicino a questi individui puzzolenti, pieni di sporcizie e di certi animaletti
che essi chiamavano argento vivo o ricchezza mobile; il non aver nessun
luogo adatto alle confessioni sì da dover scegliere un angolo in mezzo
al fracasso di chi non voleva sapere di confessione; il sedersi su un pagliericcio tutto sporco e magari vicino a un certo vaso comune, e
doversene allontanare di tanto in tanto quando alcuno veniva a servirsene,
costituiva un vero martirio sopportato volentieri come prezzo del riscatto
di quelle povere anime. (M, B. II, 174).
187. - Paradiso in terra.
La sera del 30 aprile 1865, Don Bosco così parlò: — Noi siamo
venuti in questo mondo per conoscere, amare e servire il Signore, e poi
andarlo a godere nella celeste patria, cioè a dire, non è vero ? per salvare
l'anima nostra. È già qualche tempo che ho nella mente questo pensiero,
ed oggi più che mai si era fissato nel cuore ; perciò ve lo volli
significare. Oh, se potessi dirvelo come lo sento ! Ma le parole mancano, tanto
è importante e sublime il soggetto. Oh, se tutti voi aveste nel pensiero
questa grande verità, se lavoraste unicamente per salvare la vostra anima! allora non sarebbero più necessari nè regolamenti, nè ammonizioni,
nè esercizi di buona morte, perchè avreste tutto ciò che è necessario
alla
vostra felicità. Oh, se tutte le vostre azioni avessero a scopo un fine sì
importante, che fortuna sarebbe per voi, che felicità per Don Bosco!
Sarebbe tutto ciò che desidero di meglio. L'Oratorio sarebbe un vero
Paradiso terrestre. Allora non succederebbero più nè furti, nè discorsi
cattivi, nè letture pericolose, o mormorazioni, o disubbidienze. Tutti
farebbero il loro dovere; perchè persuadiamoci che e il prete e il chierico,
e lo studente e l'artigiano, e il povero e il ricco, tutti devono lavorare
a questo fine, altrimenti sarà vana ogni loro fatica. (M. B. VIII, 114).
FRASE BIBLICA. -
Benedici il Signore, anima mia!
UNA
MASSIMA DI DON BOSCO. — Quando si tratta di salvare un’anima non temo alcuna conseguenza.
PREGHIERA
DEL MESE. — Venite, o Spirito di sapienza, ed istruite il mio cuore finchè io tenga sempre fisso innanzi agli occhi il mio ultimo fine, ed in tutte quante le mie opere io sia guidato da una buona intenzione. Fate che io ami e cerchi i beni della terra solamente in quanto sono utili all'anima mia, e necessari nei bisogni della vita presente. Concedete che io conosca sempre più e stimi i beni celesti.
Insegnatemi anche la via di conseguirli con maggior sicurezza e di possederli eternamente. Così sia. Pater
noster... (Da il Cattolico provveduto, 1868, don Bosco)
FIORETTO: — Proponi seriamente di non perdere mai Gesù col peccato grave.