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UN ANNO CON DON BOSCO

26° Aprile

26° Aprile

 

144) Perchè il peccato si chiama mortale ? 

 

Il peccato si chiama mortale, perchè priva l'anima della grazia divina che è la sua « vita », le toglie i meriti e la capacità di farsene dei nuovi, e la rende degna di pena o « morte » eterna nell'inferno. 

 

(...) 

 

455. - La spada sul capo. 

 

Nel 1871 la Vergine benedetta condusse Don Bosco a fare un giro per le camerate, per indicargli che fra i giovani uno doveva presto morire, perchè lo preparasse al gran passaggio. Sovente accadde questa visita alle camerate. Talora alla testa di ciascuno stava un cartello nel quale era descritto lo stato di coscienza di ciascuno; talora sulla fronte stessa di ogni giovane stava il marchio che segnava la qualità della sua colpa; una volta vide una spada pendere sul capo di qualcheduno, legata per un filo sottilissimo al soffitto, e questo vicinissimo a spezzarsi. E il giovane sul letto si agitava angosciosamente, come chi è in preda a sogni paurosi. Talora vide anche i demoni in camerata in atto di circondare certi giovani; oppure un solo demonio che aspettava il permesso (dalla divina giustizia) di uccidere. (M. B. X, 44). 

 

456. - Un cane arrabbiato. 

 

C'era a Valdocco un ragazzo che non voleva saperne di sacramenti, nè di pratiche di pietà. Don Bosco un giorno lo chiama e gli dice: — Come mai hai sempre davanti un cane arrabbiato che scricchiola i denti e vuol morderti? — Io non lo vedo. — Lo vedo ben io! Dimmi un po' come vanno le cose di tua coscienza ? — Il giovane abbassò il capo e Don Bosco : — Su, coraggio; vieni, accomoderemo tutto. Quel giovane si confessò: divenne amico di Don Bosco ed in seguito fece molto bene. (M. B. VII, 648-649). 

 

457. - In disgrazia di Dio. 

 

Un allievo di Don Bosco ci confidava il seguente fatto : « Ogni qual volta mi recavo a Torino, mi facevo un dovere di recarmi all'Oratorio di San Francesco di Sales, e, se fosse stato possibile, di parlare con Don Bosco. Egli mi accoglieva sempre con la più espansiva amabilità. Una volta mi presentai a lui, che non ero in grazia di Dio. Ed egli non mi fece nessuna carezza, non mi guardò nemmeno, non mi rivolse parola, e mi lasciò mortificato dietro a tanti altri che poterono baciargli la mano ». Dio rivelava al suo servo fedele lo stato delle coscienze, perchè potesse ricondurre a Lui le anime che l'avevano abbandonato. (M. B. VIII, 450); 

 

458. - Mare in burrasca. 

 

Nel 1876 Don Bosco disse: — Osservate un giovane che abbia dei peccati gravi sulla coscienza. Costui non è mai fermo o tranquillo, è agitato come il mare. Un po' va in superbia come l'onda che si innalza, un po' si avvilisce come l'onda che s'avvalla. Un po' dà in disperazione come l'onda che incontra un'altra onda e manda schiuma con tanta violenza, che chi lo avvicina dice: «Costui non ha la coscienza in pace ». Non è vero che un giovane il quale abbia il peccato sulla coscienza, se qualcuno gli fa qualche piccolo dispiacere, subito si arrabbia, monta in furia? se gli si domanda qualche favore, ti risponde senza garbo? se è ripreso di qualche suo difetto, risponde arrogantemente? Datemi un giovane che abbia avuto la disgrazia di non confessarsi bene, d'aver taciuta qualche cosa in Confessione, d'aver anche fatto qualche Comunione sacrilega, e voi vedrete come la sua coscienza sia veramente in burrasca. (M. B. XII, 132). 

 

459. - Il fetore del peccato. 

 

Talora Don Bosco era costretto a portar seco nel confessionale un liquore amaro, per far cessare la nausea ed i vomiti eccitati dall'udire la narrazione di certe colpe. Una puzza orrenda che emanava da certe persone infette dal peccato, la sentiva al solo avvicinarsi di esse, prima ancora che aprissero bocca per parlare. Egli alle volte diceva loro amorevolmente che passassero ad altro confessionale. Ma se insistevano pregando lui stesso ad usar loro quella Carità, egli vi si prestava, ma con tale tormento, che a stento poteva ascoltarli fino alla fine. E da ciò i penitenti comprendevano la ragione, per cui egli li aveva pregati di rivolgersi ad altri, e ben s'accorgevano che a lui era palese lo stato di loro coscienza prima che glielo avessero manifestato. Ciò gli accadeva specialmente, quando venivano certi bellimbusti, che, indifferenti e quasi sorridendo, narravano le loro nefandità. Questo orrore istintivo di Don Bosco era tanto più singolare, poiché egli di certe colpe sapeva solo quanto bastava per giudicarne la gravità della malizia, il pericolo della occasione, la necessità dell'uno o dell'altro rimedio, ma nulla più. (M. B. II, 159-160). 

 

460. - Il colpo stornato. 

 

Nel gennaio 1861 Don Bosco chiamò un giovane in sua camera e gli disse così: — Io vidi la scorsa notte la morte che andava minacciosa verso di te. Quando fu al tuo fianco, stava per vibrarti un colpo con la tremenda sua falce, ma corsi subito ad arrestare il suo braccio. Essa rivoltasi verso di me, disse : « Lasciami. Costui è indegno di vivere. Perchè tollerare che stia al mondo uno, il quale non corrisponde alle tue cure e abusa così delle grazie del Signore?». Io la scongiurai a risparmiarti e ti lasciò. Quel poveretto, udito il sogno, tanto ne rimase colpito e commosso che tra le lacrime ed i singulti, fece subito la sua confessione e promise di mutar vita. (M. B. VI, 828). 

 

461. - Tre anni di peccati. 

 

Il 28 dicembre 1862 un giovane si avvicinò a Don Bosco e gli disse : — Mi dia un consiglio. Don Bosco sorrise e gli rispose: — Quale consiglio vuoi? — Mi dia un consiglio che riguardi l'anima mia. — Ebbene, ascolta; sono tre anni e mezzo che tu sei in peccato mortale. — Oh, possibile? Se io vado sempre a confessarmi! — Eppure senti ! E gli parlò di forse cinquanta cose che egli aveva sempre taciuto in confessione. Ad ogni peccato che Don Bosco ricordava il giovinetto confuso ripeteva: — Sì, è vero: l'ho commesso e non l'ho confessato. Terminò con promettere che si sarebbe accusato di tutto. (M. B. VII, 346). 

 

462. - Lo svegliarino. 

 

Don Bosco usava anche mettere un biglietto con poche parole sotto il capezzale del giovane che sapeva in peccato. Un tale alla sera andando a letto trovò un simile biglietto sotto il guanciale. Lo lesse e spaventato corse in camera da Don Bosco pregandolo di confessarlo. Così accadde a molti giovani. La carità di Don Bosco era industriosa. (M. B. VI, 465). 

 

463. - Bubboni al cuore. 

 

Don Bosco raccontò che gli era parso di trovarsi sulla porta dell'Oratorio e d'essere circondato a breve distanza da alcuni dei suoi che lì per lì non riconobbe per la nebbia che li avvolgeva. Avvicinatosi e osservatili meglio, vide che avevano il petto scoperto e dal lato del cuore portavano una macchia in forma di bubbone di color nero rossastro infiammato e giallo. Svegliatosi cercò di scacciare quelle fantasie, ma indarno. Allora si alzò e scrisse i nomi di tutti quelli che aveva visto. (M. B. XVII, 203-204). 

 

(..) 

 

FRASE BIBLICA. - Il Signore regna, si riveste di maestà. 

 

UNA MASSIMA DI DON BOSCO. - Dopo la comunione fermatevi più che potete per ringraziare il Signore e chiedergli grazia di non morire in peccato mortale.

 

PREGHIERA DEL MESE. - Venite, o Spirito di consiglio, ed assistetemi in tutti gli incontri di questa vita; inclinate il mio cuore al bene, allontanatelo dal male, siatemi guida in tutte le mie incertezze, affinché camminando sempre per la strada dei divini comandamenti giunga al bramato fine della vita eterna. Così sia. Pater noster... 

 

FIORETTO: - Recita il Credo; raccomandati all'Angelo Custode.

 

 

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