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INTENZIONI E FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

MEDITAZIONI E PREGHIERE

 

 

GIORNO 02

 

Indice

 

  

SECONDO MISTERO LA VISITA DI MARIA VERGINE A S. ELISABETTA

 

 

2° GIORNO

Affinché le Madri compiano con cristiana responsabilità la loro missione 

 

CONSIDERAZIONE. Dalla visita dell'Arcangelo Gabriele alla Vergine Immacolata, si passa a quella della Madonna a Santa Elisabetta. Due visite traboccanti di gioia e ricche di preziosi insegnamenti: l'una ha trasformato il mondo, segnando l'inizio dei tempi nuovi, cioè dell'Opera Redentrice; l'altra — che stiamo per considerare — determinerà la prima attuazione della meravigliosa trasformazione delle anime. Dopo il generoso Fiat, la Vergine divenne l'Arca Santa del Verbo Incarnato, ch'Ella adorò profondamente. Ed avendo saputo dall'Angelo che la sua cugina Elisabetta era al sesto mese d'una prodigiosa maternità, si mette in viaggio, attraverso le montagne della Giudea, per porgerle il suo delicato soccorso. « Lieta nel volto, religiosa per l'ufficio, frettolosa per la gioia», la Madonna giunse, dopo un lungo e faticoso cammino di centocinquanta chilometri, ad Ebron, città di Giuda, dove dimoravano santamente i due vecchi sposi: Zaccaria ed Elisabetta. Maria entra in quella casa fortunata, e, col suo celestiale sorriso, saluta la parente; questa, ripiena di Spirito Santo, chinando il volto tra le braccia di Lei, a gran voce esclama: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. E donde mai è dato che venga a me la Madre del mio Signore?» È l'Antico Testamento, che riverente s'inchina alla Vergine di Nazaret, la quale è già diventata Madre del Legislatore della Nuova Santa Alleanza tra gli uomini e Dio. L'eterno Padre si compiace di questo santo amoroso amplesso. Intanto si compie la prodigiosa santificazione del Precursore messianico, ancor nel seno materno, e sbocciano, sulle purissime labbra di Maria, i versetti del Magnificat: il regale, maestoso, sereno cantico dell'umiltà più profonda e della riconoscenza più sincera.

 

* * * 

 

 Ecco un magnifico quadro: due Madri, l'una carica di anni e ricca di meriti; l'altra, immacolato Fior di giovinezza, sempre Vergine, tutta bella, ripiena di Spirito Santo e di grazia: entrambe sommamente care al Signore, come a Lui care sono pure tutte le altre Madri. Dopo il nome di Dio, quello di Madre è rimasto la più sacra e soave parola del linguaggio umano. Questo nome suona dolcissimo ad ogni cuore nobile e generoso; al pronunziarlo, si risvegliano le lontane memorie, si riaccendono gli affetti santi, e gli occhi si riempiono di lacrime. È il nome benedetto che il nostro cuore ha amato prima ancora che le labbra potessero balbettarlo; tutto quanto v'è di più tenero e delizioso, esso in sè raccoglie: l'amore più casto e disinteressato, la pietà più sollecita e indulgente, il sacrificio più generoso e costante. Eco della voce di Dio ed espressione del suo immenso amore, canta ogni Mamma la canzone del suo grande cuore: « Figlio mio, ti amo!» Eccola infatti china sulla culla, dove sorride il suo bambinello, col quale pargoleggia, mentre sulla fronte le rosee speranze s'alternano ai timori. Eccola inginocchiata dinanzi all'Altare della Madonna: il suo volto non è sereno, lucidi sono gli occhi, trepidante il suo cuore; forse sta invocando la guarigione di qualche figlio ammalato, o il ritorno al Signore di qualche traviato. Eccola in casa, in mezzo ad una corona di figli, le sue gioie, che consiglia, corregge e conforta. E se la Mamma non è più su questa terra, eccola finalmente in Cielo, dove prega ed attende i suoi cari, per stringerli in un amplesso d'amore e di gioia senza fine. 

 

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Leggendo la S. Scrittura, le Madri hanno di che santamente inorgoglirsi. Tanto l'Antico, quanto il Nuovo Testamento, hanno delle allusioni, degli elogi veramente lusinghieri per le Madri e la maternità. Con le frasi che la Sacra Bibbia ha per la prima donna nell'ordine della creazione, e per quella che è e sarà sempre prima nell'ordine della grazia, cioè la Vergine Maria, si potrebbe fare un florilegio, degno della più alta poesia e della più inebriante fragranza di sapienza e verità eterna. Sembrerebbe che Iddio medesimo, riversando la sua sapienza nel Libro Santo, resti come rapito davanti alla creazione della donna, della Madre: un vaso di fragile argilla, ripieno di tenerezza. « Come una madre accarezza il suo figliuolo, così io vi consolerò, vi porterò sul mio petto, vi cullerò sulle ginocchia». Così esprime il Creatore la sua ineffabile sollecitudine verso le creature. Tutte le donne della primitiva storia biblica — da Sara ad Agar, fino all'eroica Madre dei Maccabei — tutte, o quasi tutte, hanno soavi contorni di umanità. Si potrebbe pure dire che il S. Vangelo è tutto pieno di... maternità! Il Figliuolo di Dio, rivestito della nostra stessa umanità, era sovente assediato da Madri, ripiene di femminili tenerezze, che gli chiedevano la benedizione per i loro figliuoli. Gesù ricorse anche ad una similitudine materna, in quel rimprovero di dolore e di dolcezza insieme, quando disse che avrebbe voluto coprire i suoi figli di Gerusalemme, come fa la chioccia coi suoi pulcini... E quando volle far comprendere ai Discepoli la gioia senza confini, la suprema felicità che dà la pienezza del possesso dello Spirito Santo, non trovò allora paragone più espressivo di quello della gioia d'una donna che è diventata Madre. C'è un episodio nel S. Vangelo che ci parla dell'amore compassionevole del Redentore per le Madri: delle tre risurrezioni da Lui operate, quelle di Lazzaro e della figlia di Giairo avvennero dietro istanze e preghiere dei familiari dei due morti; ma quella del figlio della vedova di Naim, Egli l'operò, mosso soltanto dal suo amore, dal suo pietosissimo Cuore. Il Sacro Testo ce lo narra, questo miracolo dell'amore del Divin Maestro, con parole semplici; ma il racconto finisce con quella frase, che è come la chiave per la comprensione del fatto: E Gesù lo ridonò a sua Madre. 

 

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Le Mamme hanno un'altissima missione da assolvere, un immenso apostolato da compiere, una ragione d'essere, che va più in là della dolce cura fisica dei propri figli, cioè la formazione di Gesù Cristo nelle anime, la maternità della maternità. Esse hanno mani seminatrici, piene di germi benedetti; hanno da esercitare un'influenza, un'efficacia perenne per l'equilibrio morale del mondo, bisognoso di sentimento puro e forte; hanno una forza di tenerezza, che va di e progenie in progenie», come la misericordia di Dio nel Caotico della Vergine Madre. 

 

FIORETTO. Siamo riconoscenti alle nostre Mamme, ed amiamole con tanto affetto. Chiediamo alla Beata Vergine, Modello perfettissimo di tutte le Madri, di concedere ad esse grazie abbondanti, affinchè possano compiere cristianamente la loro sacra missione. 

 

GIACULATORIA. Mater boni consilii, ora pro nobis. 

 

ESEMPIO 
MAGNIFICAT! Il venerdì verso sera, allorchè il sole discendeva dietro le rocce di Massabielle, vedemmo avvicinarsi un uomo dal camiciotto turchino, guidato a mano dalla sua donna, che portava sulle braccia un fanciullo di due anni. Il povero padre era cieco da quattro anni; non aveva veduto mai il figlioletto suo, e veniva a Lourdes per implorare la guarigione. Egli ci passò dinanzi, mentre pregavamo inginocchiati presso la piscina degli uomini; avemmo perciò tutto l'agio di osservare distintamente i suoi occhi, che erano spenti e coperti da una pelle biancastra, che occultava la pupilla e non permetteva di distinguere i colori. I suoi occhi stavano sempre aperti, e la folla intera vide quella pelle biancastra; egli volgeva con mestizia la testa dal lato di chi gli parlava, e le sue palpebre si sforzavano di aprirsi, ma quel velo appannato copriva tutta la cornea dell'occhio. All'entrare egli strinse la mano della sua donna.« Coraggio!» gli disse ella. Era un uomo forte, vigoroso, testa bruna, aspetto pallido e addolorato. La povera donna cadde in ginocchio e si mise a pregare. Dopo alcuni istanti, egli uscì meno vacillante, e, dato un urto contro la porta, prese il braccio d'un giovane che caritatevolmente giel'aveva teso. La donna si appressò ansiosa e gli mise il fanciullo nelle braccia; egli lo respinse dolcemente, e nascondendo la sua testa sulla spalla del pargoletto: — lo non ti vedrò mai! — disse singhiozzando. Non si allontanò dalla grotta, ma vi continuò la sua preghiera. Faceva veramente pietà vedere quest'uomo giovane e nerboruto, appoggialo al braccio di quella povera donna, e che non poteva muovere passo da sè. L'indomani, mentre noi eravamo là, ancora in ginocchio presso la piscina, egli apparve di nuovo col suo caro seguito; un leggero mormorio si levò nella folla: — Egli torna — si ripetè da tutti. Fu allora che un giovane frate dell'Assunzione, che da mattina a sera stava là pregando, ad alta voce esclamò: — Noi non preghiamo bene; non abbiamo confidenza. Un po' di ardore, una posta di Rosario in ginocchio, le braccia in croce e baciando la terra. L'Ave Maria cominciò, mentre la folla levava !e mani al cielo; vi erano pure i figli di Lourdes, in sui nove anni, che tendevano le loro piccole braccia e pregavano ardentemente. — Madonna di Lourdes! — gridava il giovane frate, e la sua voce sembrava un appello alla Vergine Divina. — Madonna di Lourdes! — ripeteva egli, ed il popolo aggiungeva: — Pregate per lui, pregate per lui! Inginocchiato dinanzi a quella porta, per dove entravano gli ammalati a cercar la vita, questo sacerdote dalla sottana nera, dal grande cappuccio, dalla fronte pallida ed ampia, dalla voce sonora, sembrava l'angelo espiatore che aveva raccolto le parole di Maria a Bernardetta: « Penitenza, penitenza, penitenza!» E colui per il quale si pregava, alle grida di tali preghiere, sentiva tremarsi il cuore e ripeteva: Vergine Maria, guaritemi, guaritemi! Egli usci: ma invece di spingersi avanti, si arrestò: la mano fu tosto ai suoi occhi per coprirli abbagliati dalla luce del giorno. Cercando come attraverso una nebbia, andò difilato alla sua donna, e, pigliando suo figlio, gridò: Figlioletto mio! Questa volta se lo strinse al seno; l'aveva veduto. L'abbracciò con affetto indicibile, ma poi ritornandolo nelle braccia della sua donna e volgendosi verso di noi: Pregate ancora, — disse — io vedo, ma pregate! Si pose in disparte dalla folla e s'avanzò: il suo camminare era un po' imbarazzato, barcollava e tendeva le sue braccia; ma arrivò solo alla grotta. — Io ho ancora come una lieve nebbia dinanzi agli occhi — diceva egli. Stette lunghe ore ai piedi di Maria, passò la notte ed il mattino seguente in ginocchio a capo scoperto. Il sole sferzava la sua nera capigliatura e gli gocciolava di sudore la fronte: egli pregava sempre. La Domenica, per la terza volta, si recò alla piscina: noi eravamo allora dinanzi alla grotta. Un grido colpì ad un tratto le nostre orecchie, e noi lo vedemmo arrivare con le braccia distese. I suoi occhi non avevano più velo, erano limpidi e chiari. Un sorriso di gioia rischiarava il suo viso e stringeva le mani di tutti coloro che gli si accostavano. Guardava felicemente lo splendore della circostante natura e diceva: — Oggi non vi è più niente; io vedo tutto, la Vergine, i ceri, le stampelle, il sole... Magnificat! — esclamò la folla, fremendo di gioia. Magnificat! ripetè il guarito: ed i pellegrini ripeterono tutti, con voce ampia e sonora, questo magnifico cantico della Vergine Immacolata.  

 

(Tratto dal libretto "LE INTENZIONI E I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO" - Sac. A.Monticone - 1952)

 

 

 

 

 

 

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