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INTENZIONI E FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

MEDITAZIONI E PREGHIERE

 

 

GIORNO 04

 

Indice

 

  

QUARTO MISTERO LA PRESENTAZIONE DI GESU' BAMBINO AL TEMPIO

 

 

4° GIORNO

Affinché l'Opera Missionaria allarghi sempre più le sue gloriose conquiste 

 

CONSIDERAZIONE. Nel maestoso Tempio di Gerusalemme s'udivano, di tanto in tanto, dei vagiti di bimbi ed un mormorio di mamme in preghiera. Esse là convenivano per ubbidienza alla legge mosaica, la quale obbligava ogni donna divenuta madre, a presentarsi al Tempio per la sua purificazione, e, quando aveva dato alla luce il primogenito, anche per il riscatto del figlio. La rituale purificazione della madre veniva compiuta dopo il quarantesimo giorno, se era nato un bambino, e dopo l'ottantesimo invece, se al mondo era venuta una bambina; in quella circostanza si doveva pure fare un'offerta, che per i poveri era limitata a due tortore o due piccioni. Siccome tutti i bambini primogeniti appartenevano in modo speciale al Signore, a Lui si dovevano consacrare, in memoria del prodigio avvenuto in Egitto, allorquando dall'Angelo sterminatore furono colpiti i primogeniti degli Egiziani, eccettuati quelli degli Ebrei. I neonati primogeniti dovevano poi essere riscattati, pagando al Tempio la somma di cinque sicli. Evidentemente questa duplice legge non riguardava affatto Maria e Gesù: non Maria, perché Madre—Vergine di Dio, ripiena di Spirito Santo, purissima ed innocentissima; non Gesù, perché Egli era il Pontefice santo, innocente, il grande Consacrato del Padre Celeste, la sorgente unica ed infinita dell'universale riscatto. Tuttavia un giorno fu vista nel Tempio, fra altre mamme ebree, anche la Vergine Immacolata, col suo Bambino in braccio: in compagnia di S. Giuseppe, Ella, pregando, attendeva il suo turno. Ed ecco venire il Sacerdote, aspergerla con sangue, pronunziare alcune preghiere rituali, ricevere l'offerta dei poveri e i cinque sicli per il riscatto di Gesù. Mistero d'obbedienza e d'umiliazione! 

 

* * * 

 

Nell'offerta di Gesù Bambino al Tempio, la Madonna compì un gesto sacrificale, come già l'aveva compiuto adagiandolo nella mangiatoia, come lo compirà in tutte le rinunzie e i distacchi del suo Divin Figliuolo, e, in modo culminante, ai piedi della Croce! A Gerusalemme, tra le braccia della Mamma, così dovette Gesù dire all'eterno suo Padre: «Tu non hai più voluto nè ostia, nè offerta e mi hai dato un corpo passibile; ecco, dunque, che a Te vengo, pronto a fartene sacrificio» (SALMO 39). Fu allora il suo sacrificio mattutino, che sarà completato, sul Calvario, da quello vespertino. In quell'eroico Fiat di umiliazione e di offerta, avvenne il soave e drammatico incontro col santo vecchio Simeone: egli prese teneramente il Divin Bambinello tra le sue braccia e, con grandiosa visione profetica, col sorriso sul labbro, ne preannunziò la missione e la gloria. Gesù sarà luce, salvezza del mondo e gloria del popolo di Dio! Ma poi, rivolgendosi più particolarmente a Maria SS., e considerando la passibile umanità del Redentore, Le profetizzò, oscuro in volto e con parola tagliente, l'acutissima spada dei suoi futuri tremendi dolori. Gesù, venuto per salvare tutti gli uomini, sarà tuttavia la pietra di scandalo per molti e il segno di contraddizione! Questa profezia, nei suoi due quadri così contrastanti, acquistò una spiccata drammaticità. Fu come una radiosa giornata estiva, improvvisamente ricoperta di paurosi nembi; un fulmine che squarciò un tersissimo cielo! La Corredentrice non disse parola, ma rinnovò internamente il Fiat della sua amorosissima ed eroica immolazione! Ella già sapeva che il Verbo Divino, sommo ed eterno Sacerdote, s'era incarnato per essere « luce di rivelazione alle genti», guida agli erranti, vita e forza ai deboli ed agli sfiduciati, Vittima di redenzione. Egli, il Maestro, il Pastore, l'invitto Capitano, a tutti i popoli avrebbe lanciato il suo divino proclama, perchè venissero a Lui e non fossero più come pecore erranti fuor dell'ovile, ma soldati schierati sotto la sua gloriosa bandiera, per la conquista del regno celeste. Ai suoi ordini, quali provetti ufficiali, a dirigere l'incruenta battaglia, avrebbe avuto gli Apostoli, i Missionari, la cui fiamma è sempre stata così gagliarda, che le persecuzioni, anzichè estinguerla, l'hanno maggiormente alimentata e diffusa. Già l'Apostolo ai Corinti scriveva: « Come abbondano i tormenti di Cristo in noi, così la nostra consolazione abbonda per Cristo... Egli ci ha liberati da tanti pericoli e ci libera, e, come speriamo, ci libererà ancora». 

 

* * * 

 

La grande battaglia delle Missioni, che già dura da venti secoli, è diventata ormai l'anelito di tante anime generose: sono Sacerdoti, Suore e laici, che abbandonando i loro cari ed ogni cosa, con Cristo nel cuore ed il Crocifisso in mano avanzano, quali eroi, tra popoli, conquistando alla luce del Vangelo, quelle povere coscienze. I Missionari sono i volontari ed intrepidi soldati della Fede; sono i colonizzatori di Dio, i fondatori di colonie di anime. Sono i soldati della carità, che beneficano tutti: il bianco come il nero, il maomettano come il buddista, l'indiano come il cinese... In tutti vedono, amano e beneficano Cristo, perchè la carità ignora confini, razze e colori... Sono i soldati della scienza: a loro dobbiamo le cognizioni intorno ai popoli, tanti volumi di alto valore scientifico, memorie ed usanze che altrimenti sarebbero andate perdute. Sono i soldati della civiltà: essi portano con sè gli strumenti del lavoro, del progresso, dell'umano incivilimento; dànno nomi a canali, paesi, città, e mettono il diritto a base della convivenza sociale. A tanta fiamma di zelo missionario, corrisponde pure la generosità dei fedeli di tutto il mondo, i quali dappertutto vanno aumentando le loro preghiere ed offerte. Il grido implorante del Vicario di Cristo s'è propagato, come scintilla elettrica, in tutta la Chiesa (...) I Missionari sono i soldati martiri: per essi il martirio è l'ambito premio della loro suprema donazione. Il sangue loro è semenza di nuovi cristiani! Un venerando Vescovo della Cina, annunziando il ricevimento del sussidio della Propagazione della Fede, così scriveva: « E' in ginocchio che io ringrazio con tutto il mio cuore i nostri benefattori. Questo sussidio ci arriva come una voce dal cielo, che ci dice: Tenete duro! E arriva nel momento in cui i nemici hanno distrutto tutto il centro d'un grande distretto: chiesa, residenza, scuola, dispensarlo, convento delle Suore indigene, catecumenato : in una parola, tutto! Del lavoro di cinquecento anni non restano più che due tronconi di torri, quelle della chiesa. Questi tronconi sono una perfetta immagine della volontà degli umili Missionari. Il piccone distruttore non può demolirli: teniamo duro! Noi ci occupiamo a ricostruire. Tale è il nostro modo di tener duro. Ciò rappresenta la forza d'espansione della Chiesa. La nostra riconoscenza termina in preghiera: aiutateci a tener duro! La ricostruzione aumenterà la fede dei nostri cristiani e attirerà tutti alla Chiesa, perchè questi vedono come la Chiesa resiste. In tal modo constateranno che i nemici sono deboli, perchè essi non sanno che distruggere, mentre noi ricostruiamo». Il Superiore d'un Istituto Missionario, al quale venne annunziato il massacro di vari suoi Religiosi, così rispondeva: « Accettiamo questa nuova prova dalle mani del Signore, confidando che il sacrificio di quei nostri Missionari Gli sia stato accetto e che, in vista di esso, Egli abbia a versare copiosissime grazie sopra di quella e delle altre Missioni Cattoliche». Bisogna però dire che il vasto campo delle Missioni, offre non solo visioni di dolore, ma anche di conforto. Dove le Missioni lavorano in pace, come nell'Africa, si raccolgono copiosi frutti, che aumentano ogni giorno. Uno di questi frutti è rappresentato dai Seminaristi, che da tutte le parti del mondo accorrono al Collegio Urbano, e dai giovani Preti indigeni, che vengono al Collegio di San Pietro. Roma accoglie a lesta questi alunni del Santuario, che, ritornando nelle loro Missioni, concorreranno potentemente a diffondere e a radicare la Santa Chiesa di Gesù Cristo. 

 

FIORETTO. Pratichiamo senza rossore la fede cattolica, ed aiutiamo con la preghiera, il sacrificio e l'offerta, le diverse Opere Missionarie. Così contribuiremo a diffondere nel mondo il Regno di Gesù, Cristo. 

 

GIACULATORIA. Regina Apostolorum, ora pro nobis. 

 

ESEMPIO 
« IO VIVO DEL SORRISO DELLA VERGINE» Io ero a Cantorets, nel tempo in cui si parlava tanto delle apparizioni della Madonna a Lourdes. Non credevo nè alle apparizioni, nè all'esistenza di Dio; allora ero un libertino, un ateo. Avevo letto in un giornale del paese, che il 16 luglio Bernardetta aveva avuto un'apparizione e che la Vergine le aveva sorriso; perciò avevo preso la risoluzione di recarmi a Lourdes, per curiosità, per prender la pastorella di Soubirous in flagrante delitto di menzogna. Mi recai dunque in casa Soubirous, e trovai Bernardetta sulla porta, interna a rammendare un paio di calze nere. La fanciulla mi parve molto ordinaria; tuttavia i suoi lineamenti, come di persona sofferente, avevano una certa dolcezza. Dietro mia richiesta, ella mi parlò delle apparizioni con una semplicità ed una sicurezza, che mi turbarono. Ma insomma — domandai — come sorrideva quella Signora? La pastorella mi guardò con aria di stupore. Poi, dopo un istante di silenzio: — Oh, signore! esclamò. — Bisognerebbe essere un Santo del Cielo, per rifare quel sorriso! — E non potresti rifarlo per me? Io sono un incredulo e non presto fede alcuna alle tue apparizioni. Il volto della fanciulla si oscurò. Allora — disse prendendo un'espressione severa — voi credete che io mentisca? Io mi sentivo disarmato. No, Bernardetta non mentiva, ed io stavo per buttarmi in ginocchio davani a lei, per chiederle perdono. — Perchè voi vi professate peccatore, io vi farò il sorriso della Vergine soggiunse. Allora si levò in piedi, congiunse le mani, e abbozzò un sorriso talmente celestiale, che io non ho mai visto su labbra mortali. Io vidi il volto riverberante una luce, che mi turbò. Bernardetta sorrideva ancora, con lo sguardo al cielo, ma io ero già caduto in ginocchio davanti a lei, persuaso d'aver visto il sorriso della Vergine sul volto della Veggente. Da quel giorno io porto in me, in fondo alla mia anima, quel sorriso divino. E quel sorriso ha asciugato d'allora molte lacrime. Ho perduto la moglie e due figliuole, pure mi sembra di non esser solo al mondo, perchè io vivo del sorriso della Vergine». 

 

(Tratto dal libretto "LE INTENZIONI E I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO" - Sac. A.Monticone - 1952)

 

 

 

 

 

 

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