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INTENZIONI E FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

MEDITAZIONI E PREGHIERE

 

 

GIORNO 15

 

Indice

 

  

QUINTO MISTERO L'INCORONAZIONE DI MARIA VERGINE IN CIELO

 

 

15° GIORNO

Affinché sia sempre vivo nel cuore il desiderio del Paradiso.

 

CONSIDERAZIONE. La dipartita dell'Immacolata Vergine da questa valle di pianto, e l'ingresso trionfale con l'anima e il corpo in Cielo, segnarono il culmine della sua gloria in Dio e la potenza d'intercessione. Soltanto con la sua Assunzione, infatti, Ella si assise incoronata, al fianco del Re Divino, quale universale Regina. In quel giorno radioso, gli Angeli, appena La videro, esclamarono estasiati: « Chi è Costei, che ascende dal deserto, colma di delizie..., che s'avanza conte sorgente aurora..., terribile come esercito schierato a battaglia?». E tutta la Corte Celeste Le si mosse incontro, mentr'Ella saliva saliva, oltre le stelle — excelsa saper sidera! — appoggiata al Suo Gesù diletto. Dall'alto dei cieli lo Spirito Santo invitava la Tutta Bella a salire ancora: « Vieni, o mia Sposa, vieni e sarai incoronata»; e il Padre Eterno, con divina compiacenza, Le diceva: « Molte figlie ammassarono ricchezze, ma tu le hai sorpassate tutte»; vieni, dunque, o mia Diletta, a ricevere il premio. Giunta la Madonna presso il trono della SS. Trinità, venne incoronata di triplice corona: di potenza, di sapienza e d'amore; e fu proclamata Regina del Cielo e della terra. Allora i celesti Comprensori, tra il giubilo di Gioachino, Anna e Giuseppe, intonarono un cantico nuovo: « Esaltata est Santa Dei Genitrix super choros Angelorum ad caelestia regna»; a cui la Vergine Maria, « umile ed alta più che creatura», rispose con un solenne Magnificat! 

 

* * * 

 

La grande figura di questa Donna privilegiata la troviamo descritta da S. Giovanni, nella suggestiva visione dell'Apocalisse: apparve « vestita di sole», con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle». Queste parole rappresentano, innanzi tutto, magnificamente la supremazia della Vergine sull'universo materiale, soggetto ormai alla potente Regina. La mutabile luna, sotto i virginei piedi, indica pure la Sua gloriosa immutabilità beata, succeduta al fluttuar della passibilità terrena. Ma, più che altro, lo sconfinato splendore della grazia, che inonda l'anima di Maria, è con sublimità rappresentato dal manto solare, poichè veramente Gesù, « Sole di giustizia», La riveste appieno; splendore assai più grande di quello di tutti gli altri beati, poichè di fronte a Lei, anche i più eletti, gli Apostoli, non sono rappresentati che dalle dodici stelle della sua regale corona. Il Divino Poeta, salito in Paradiso sulle ali del suo genio, rimase abbagliato da una luce sfavillante, che assunse la forma di una « candida rosa». Era « ...la milizia santa che nel suo Sangue Cristo fece sposa». E mentre fra i petali volavano su e giù miriadi di Angeli, nel mezzo di quella rosa vide « ridere una Bellezza che letizia era negli occhi a tutti gli altri santi». Era la Vergine, assisa sul suo trono di luce, accanto al suo Divin Figliuolo, nel più alto grado di gloria e nella più ineffabile letizia. Ella è la Regina degli Angeli, dei Patriarchi, dei Profeti, degli Apostoli, dei Martiri, dei Confessori, delle Vergini, di tutti i Santi... Il titolo di Regina riassume e corona tu!ti gli altri titoli, coi quali la Madonna viene onorata qual Madre di Dio e degli uomini. 

 

* * * 

 

Il mistero della Vergine Incoronata deve alimentare nel nostro cuore il desiderio del Paradiso, di quella « Luce intellettual, piena d'amore; amor di vero ben, pien di letizia; letizia che trascende ogni dolore». La consolante certezza d'un oltretomba felice, dev'essere il balsamo a tutte le nostre sofferenze: le spine crudeli che ora ci trafiggono, un giorno fioriranno in olezzanti rose, lassù, al «premio che i desideri avanza» (MANZONI). Gesù confortava i suoi Discepoli, dicendo: « Voi piangerete e gemerete, ed il mondo godrà; voi certo sarete in afflizione, ma la vostra tristezza sarà mutata in gaudio... e nessuno vi toglierà la vostra gioia». Vale la pena d'affrontare coraggiosamente tutte le avversità di questa nostra breve vita, per una mercede tanto preziosa ed eterna. Ogni cristiano deve serenamente piegare la fronte davanti all'universale legge del dolore, convinto con San Paolo che «i patimenti del tempo presente non sono da paragonarsi alla futura gloria che sarà manifestata in noi». Chi non s'abbandona confidente in Dio, con la serena speranza in un migliore domani, crederà certo ironia la tolleranza, nelle burrascose vicende della vita, e tenterà follemente di commettere qualche irreparabile parabile sproposito. Lo ricordava fra Cristoforo a Renzo Tramaglino, agitato da feroci propositi di vendetta: « Ma, pazienza! È una magra parola, una parola amara, per chi non crede». Privo della « Bella Immortal! benefica fede ai trionfi avvezza!» (MANZONI) l'uomo non sa vedere il provvidenziale valore delle sofferenze; non sa riconoscere che l'onnipotente Regolatore dell'universo è davvero « Il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola». (MANZONI) Beato è invece colui che, ad ogni passo dell'insanguinato cammino, sente al suo fianco il Divin Cireneo, l'Amico dei tribolati. Felice è colui che sa elevare le pupille umide di pianto al Cielo, dov'è « ineffabile allegrezza! — vita integra d'amore e di pace! — senza brama sicura ricchezza!» (DANTE)

 

FIORETTO. Viviamo nella filiale e serena fiducia in Maria, e pensiamo sovente al Paradiso: lassù si compirà anche per noi la sublime glorificazione della nostra dolorosa vita terrena. 

 

GIACULATORIA. Ianua caeli, ora pro nobis. 

 

ESEMPIO 
MEMI VIAN. Sul letto di morte, gli occhi aperti, il viso sorridente, riposava la salma di Memi Vian. Nelle mani, il Crocifisso e il Rosario; sotto il capezzale, il suo cilicio: « Sono i tre oggetti — egli aveva detto — dai quali non ci si deve mai staccare». Il suo nome era Domenico; ma lo chiamavano Memi. La sua prima giovinezza fu operosa, fervente di apostolato, nella Buona Stampa, nella Gioventù Cattolica, nell'Opera Missionaria, nelle Conferenze di S. Vincenzo. A diciott'anni, la sete ardente di anime gli fece abbracciare la Compagnia di San Paolo. E si sentì subito un Paolino perfetto. Diventò oratore, scrittore, lavoratore instancabile: di giorno e di notte. Si prodigava in tutti i campi di lavoro: dagli studenti agli operai, dai facchini ai derelitti delle carceri e dei dormitori pubblici. Si direbbe che fece suo il grido dei grandi conquistatori: « Signore, dammi il Paradiso e il mondo». A Milano, a Roma, a Parigi, a Genova, il suo nome è ricordato e benedetto. Egli inconsapevolmente applidava a se stesso la sua bella frase: « L'amore è fiamma che deve dilatarsi». Ma la sua fiamma era ben alimentata. Quando, il 4 dicembre 1927, terminati i Ss. Spirituali Esercizi, emise i Voti, i suoi propositi erano scritti sulla carta e più ancora nel suo cuore. Bastano alcune pennellate: « Castità è l'immolazione del corpo alla consumazione delle fiamme dell'amore di Dio. Stato di vittima come Gesù. Mio esemplare: la Madonna, purissima, apostola, vittima. Le tre « Ave Maria», mattino e sera. Povertà: Tenere sempre innanzi l'esempio di Gesù. La morte deve spogliarci di tutto. Non sono fatto per i beni di questo mondo. Ubbidienza: Devo, ubbidire. Ogni azione fatta secondo ubbidienza per amor di Dio, merita l'intero Paradiso. Umiltà: Il Signore istruisce l'umile ed in un istante può dargli più cognizioni di quelle che per anni ha studiato sui libri. «L'umiltà non è mai pagata abbastanza». Memi depose i suoi propositi nelle mani di Maria Immacolata, Regina degli Apostoli. Oh, quanto egli amava la Madonna! L'aveva amata ancor prima dsi farsi Paolino, quando s'iscriveva nella Congregazione Mariana. Ed era bello vederlo salutare il prossimo con la mano sinistra. Perchè... nella destra, teneva stretto il Rosario. Egli chiamava il Rosario una duplice arma: di difesa contro i pericoli, di attacco per le opere di apostolato. Diventando Paolino, l'Immacolata fu la sua stella, il suo sorriso, il suo riposo. Colpito da un male che non perdona, ebbe il conforto di pellegrinare a Lourdes; e a Lourdes chiese il « miracolo di compiere con gioia la volontà del Signore». Davanti alla Grotta aperse più volte l'Imitazione di Cristo, e sempre trovò, per il cuore che interrogava, la risposta: « Paradiso, Paradiso, Paradiso!...». Partì da Lourdes con un proposito: « Voglio diventar santo». E lanciò il suo triplice Evviva: « Viva Gesù, Viva Maria, Viva il Paradiso!». Confinato sul letto d'un ospedale, egli vede avvicinarsi la sua ora e scrive: «Mi pare che oggi s'inizi l'ultimo periodo, il più bello della mia vita. Ogni giorno chiamerò l'Immacolata accanto a me. La loderò, a Lei confiderò le mie pene». L'ultima notte, interrogato se vedesse Gesù, rispose: « No, non lo vedo, ma panni che la Madonna mi stia dinanzi, sulla porta del Paradiso: mi dica che di là, da quella porta, Gesù mi aspetta e che tra poco sarò nelle sue braccia». Le stelle scomparivano dall'orizzonte, ma un'altra stella, fulgidissima, brillava in Paradiso. Sulla tomba di Memi Vian, noi possiamo ripetere la sua preghiera a Cristo: « Oggi, Signore, la tua Chiesa soffre: per questo tu l'arricchisci di Santi. Noi abbiamo sete di Santi, Signore, perchè le nostre braccia Ti vogliono costruire altari nuovi». 

 

(Tratto dal libretto "LE INTENZIONI E I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO" - Sac. A.Monticone - 1952)

 

 

 

 

 

 

FIORETTO DEL GIORNO:

 

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