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INTENZIONI E FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

MEDITAZIONI E PREGHIERE

 

 

GIORNO 21

 

Indice

 

  

MISTERI DOLOROSI 

 

PRIMO MISTERO L'AGONIA DI GESU' NEL GETSEMANI

 

 

21° GIORNO

 

Lo spirito di preghiera 

 

CONSIDERAZIONE. Come l'intuizione popolare, consacrata nei più celebri capolavori dell'Annunciazione, immagina che l'Arcangelo Gabriele abbia trovato la Vergine SS. sola e in preghiera nella sua linda stanzetta; così gli Evangelisti ci attestano che il Divin Salvatore, prima di dar principio alla sua vita dolorosa, si prostrò in fervorosissima preghiera nell'orto del Getsemani. Frutto del presente mistero è dunque la preghiera, o, meglio ancora, lo spirito di preghiera. La preghiera è « una pia elevazione della niente a Dio», per adorarlo, ringraziarlo, chiedergli perdono e grazie; è quindi l'atto principale della religione. È un sospiro, un gemito, un palpito del cuore; è un atto della volontà, che soltanto vuole il beneplacito del Signore. Gesù ha detto: « Senza di me non potete fare nulla»; ma poi soggiunse: « Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto». Egli passava alle volte l'intera notte in preghiera; ha insegnato agli Apostoli il Pater, e ha promesso: « Qualunque cosa chiederete al Padre, in nome mio, ve la concederà». Raccomandò loro di « vigilare e pregare», poichè certi demoni non si vincono « nisi in oratione et ieiunio»; e di essere perseveranti. La preghiera è necessaria all'anima come il cibo per il corpo, il respiro per la vita; Sant'Agostino dice appunto che la preghiera è il « respiro dell'anima». È necessaria per vivere in grazia e guadagnarsi il Paradiso; perciò afferma S. Alfonso: « Chi prega si salva, chi non prega si danna». Tutti i Santi furono anime di molta preghiera, che vissero continuamente nell'unione con Dio, come S. Giuseppe. Ma, Gesù, fu la Madonna il modello più perfetto dell'anima orante. Ella pregò bambina nel Tempio; pregò nell'Annunciazione, a Nazaret, durante la passione di Gesù, nel Cenacolo, sempre insomma, e spirò pregando e benedicendo il Signore. La sua preghiera ebbe le più eccellenti disposizioni di mente e di cuore; perciò fu sempre gradita a Dio ed esaudita; ora, dal Cielo, prega per noi e per tutte le famiglie cristiane. 

 

* * * 

 

I genitori che pregano bene, hanno le benedizioni del Signore e la santa rassegnazione nelle dure prove della vita. Il bambino che impara a pregare sulle ginocchia materne, sarà la consolazione dei genitori: ad essi, e in particolar modo alla mamma, spetta il compito d'iniziare il fanciullo alla preghiera; e sarebbe imperdonabile negligenza il trascurar di farlo. Per adempiere bene questo sacro dovere, occorre una sensibilità ed una devozione degna del piccolo cuore da aprire a Dio e del Signore, cui deve rivolgersi. L'idea fondamentale da inculcare nel bimbo è l'amore che il Padre Celeste ha per lui, per tutti noi, che Egli ha creati perchè ci ama. Ci si può servire di tre tappe, per fare giungere il piccolo a questa convinzione. Il fanciullo è tutto vita e movimento: si partirà dunque dalle sue vivacità stesse, per iniziarlo alla preghiera. Gli si dirà che vi è una differenza fondamentale fra noi e i suoi giocattoli, le cose, le pietruzze, la sabbia con cui si diverte: noi siamo vivi, abbiamo forza, ci muoviamo, giochiamo, parliamo. Qualcuno potente e buono ci ha fatto questo regalo. Ringraziamolo: si chiama Dio. Da questo si passerà alla storia della creazione e della Redenzione, che il bimbo ascolterà senza saziarsene mai. Poi si tornerà al bambino: se Dio ci ha fatti per amore, promettiamo di ricambiarlo con amore e di comportarci com'Egli desidera, per non recargli dispiacere; e se faremo qualcosa che l'addolora, gli chiederemo perdono. Tale iniziazione religiosa sarà resa più efficace aggiungendovi l'insegnamento di canti espressivi, e l'illustrazione d'immagini: così tutti i colloqui del fanciullo col Signore saranno vere e sincere preghiere, perchè il suo pensiero s'eleva fino a Dio ed impara a considerarlo come Amico e Benefattore. Quando poi gradualmente verrà introdotto alle preghiere formulate dalla liturgia — ricordando quanta parte nella mente del fanciullo abbia la fantasia — sarà bene illustrare tutte le frasi dell'Ave, del Pater, del Credo con figure, che rappresentino le scene parallele alle parole, ed anche insegnare a rappresentarle egli stesso in recitazioni brevi e colorite. Chi potrà mai immaginare l'intima gioia che provarono Maria e Giuseppe quando, dopo ripetute prove, videro inalzarsi le manine supplici di Gesù, nel primo atto esterno di preghiera?! Fu certo una gioia simile a quella che inondò il loro cuore, quando colsero, sulle immacolate labbra, le parole: « Mamma! Papà! » 

 

* * * 

 

Quando davvero si prega, si dimentica la terra e tutto quanto ci circonda; l'anima s'eleva negli infiniti spazi e, prostrata dinanzi all'augustissima maestà di Dio, compresa del proprio nulla, respira un'aria di Paradiso e gode una letizia ineffabile. Lo promise Gesù stesso: « Chiedete ed otterrete, affinchè la vostra gioia sia piena». Chi invece tiene il cuore avvinto ai fugaci beni di quaggiù, non può gustare Dio e la preghiera, non può aver pace. Se giovane ancora, è insaziabile di soddisfazioni, di ambizioni e di chimere; se già vecchio, è intollerante degli acciacchi inerenti alla sua età, spasima disperato tra quello che fugge e quello che non può raggiungere, ed è sempre infelice. Così, fremente d'insani desideri e di avidità incomposte, l'uomo si trova in una condizione, in cui nessuna cosa al mondo lo può saziare. Il segreto della vera pace dell'anima è l'unione con Dio, per mezzo dello spirito di preghiera. Che potenza d'azione abbia in sè quest'unione, quale forza di reale progresso sia l'invocazione fiduciosa e costante del divino aiuto, e come per suo mezzo il cristiano si affini, si rassodi, si confermi nei propositi di bene, ognuno lo può sperimentare. L'individuo e la famiglia trovano, nelle immancabili angustie, la loro serenità, nel continuo appoggiarsi e respirare, con la preghiera, sul petto di Dio e tra le braccia della Madonna. V'è nel Signore: a pace inconcussa, perfetta linearità, immutabile armonia della sua vita molteplice ed unica, milliforme e costante, sconfinatamente ricca e compatta». Chi sa pregare bene, sa pure vivere bene, secondo Dio. La preghiera è il primo elemento per la vittoria dello spirito sulla materia. Alle volte chiediamo, ma senza ottenere. Questo avviene perchè siamo di cattiva volontà o perchè le cose desiderate non sono utili all'anima nostra, od anche, e specialmente, perchè preghiamo senza le dovute disposizioni di umiltà, fede e perseveranza. Il Signore già si lamentava del popolo ebreo, perchè pregava solo con le labbra e non col cuore: « Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me». Dice S. Giacomo: « Chiedete, e non ottenete, perchè chiedete male». Ma può darsi che, nonostante le dovute disposizioni, Dio voglia provare la nostra perseveranza; ed allora, il saper attendere l'ora del Signore, il suo aiuto, è segno del vero abbandono in Lui, e anche di vero eroismo.

 

FIORETTO. Preghiamo con fede, umiltà e perseveranza. Durante il giorno, innalziamo sovente il nostro pensiero a Dio, e recitiamo specialmente bene le orazioni del mattino e della sera e il S. Rosario. 

 

GIACULATORIA. Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio. 

 

ESEMPIO 
LA CORONA DEL ROSARIO SALVA UN OPERAIO DALLA MORTE. Il giorno sette ottobre 1884, mentre il celebre pittore cav. Vincenzo Paliotti dipingeva la bellissima immagine della Vergine del Rosario, alla sommità della cupola del Santuario di Pompei, si sentì all'esterno della chiesa un orribile fracasso, come di una casa che crollasse. Tavole spezzate, assiti infranti ed un rovinio impressionante agghiacciò l'anima di quanti lo intesero. Era il maestro stuccatore Vincenzo Accardi, che precipitava dall'alto del cornicione, tirandosi dietro parte dello stesso cornicione e del materiale dell'impalcatura, piombando bocconi a terra. Grida di terrore, di pianto e di compassione si alzarono da tutti i punti, mentre da ogni parte si accorreva in aiuto del disgraziato. Il poverino giaceva a terra esanime, perdendo sangue dalla bocca. Tutti lo credettero morto. Dalla vicina chiesa corse anche il Sacerdote Don Gennaro Federico, col pensiero di somministrare al disgraziato almeno l'ultima assoluzione sotto condizione. E per prima cosa pensò di assicurarsi se fosse vivo o morto. Aperta quindi la camicia sul petto, stese la mano sulla parte del cuore e toccò una medaglia e una corona del Rosario, che il povero Accardi, insieme con gli altri operai, alcuni giorni prima aveva ricevuto in dono dal comm. D. Bartolo Longo, il quale aveva inteso con ciò di metterli sotto la protezione della Madonna. A tal vista il Sacerdote esclamò: — No, non può essere morto! Egli porta la corona della Madonna, e la Madonna del Rosario non può averlo fatto perire privo di Sacramenti. Quindi, dopo avergli dato l'assoluzione, mentre tutti piangevano, gli si avvicinò all'orecchio e gli disse gridando: — Maestro Vincenzo, invoca la Madonna del Rosario. A questo nome santo, Vincenzo, come scosso da profondo sonno, muove le labbra ed esclama: — Madonna mia! — È vivo, è vivo! — esclamarono tutti e a braccia lo portarono nel palazzo di D. Bartolo Longo. Postolo a giacere e ristoratolo con dei cordiali, s'intraprese l'esame delle diverse parti del corpo, per conoscere l'entità del male prodottogli dalla terribile caduta. Gli domandarono se sentisse dolori ai polsi e alle braccia. — No — rispose Vincenzo. — E che cosa è questo che sporge dal polso destro? — Fu per un'altra caduta che io feci, da assai minore altezza, per cui mi frantumai il braccio. Si esaminarono le gambe, le viscere, il torace, lo si interrogò se vi sentisse qualche dolore: — Niente — rispose — non vi sento alcun dolore. Osservando che usciva sangue dalla bocca, si credette che provenisse dall'interno. Neanche ciò fu vero; quel sangue usciva dal labbro, ove si era prodotta una leggera escoriazione. A questo punto entrò il medico, dott. Michelangelo De Felice, che era stato chiamato d'urgenza. Questi, dopo aver esaminato minutamente il poveretto, dichiarò di non aver questi alcuna parte del corpo lesa. Di che tutti, compreso lo stesso medico, ad una voce gridarono il prodigio della potente Regina del Sacratissimo Rosario. Veramente Vincenzo Accardi era stato miracolosamente salvato. Dopo pochi giorni era nuovamente al suo posto di lavoro. Ma prima, accompagnato dalla moglie e dall'intera famiglia, andò a prostrarsi ai piedi della Vergine di Pompei, ove, dopo aver ricevuto la Santa Comunione, attestò solennemente « che soltanto il Rosario che egli portava al collo lo aveva liberato da certa morte ». 

 

(Tratto dal libretto "LE INTENZIONI E I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO" - Sac. A.Monticone - 1952)

 

 

 

 

 

 

FIORETTO DEL GIORNO:

 

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Indice delle meditazioni

 

 

 

 

 

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