SECONDO MISTERO LA FLAGELLAZIONE DI GESU' ALLA COLONNA
22° GIORNO
La purezza
CONSIDERAZIONE. Per quanto il Governatore Romano cercasse di liberare il Salvatore dalle mani dei Giudei, non vi riuscì: « Essi incalzavano sempre più con grandi strida; chiedendo ch'Egli fosse crocifisso; ed i loro clamori andavano crescendo. E Pilato decretò che si eseguisse la loro domanda», mentre continuava ad affermare pubblicamente l'innocenza di Gesù. Ordinario preludio delle esecuzioni capitali era la flagellazione, e a questa orribile pena fu sottoposto il mansuetissimo Agnello Divino. E perchè volle Egli subire una così crudele carneficina? Se si pensa che nella Legge antica la pena della frusta veniva applicata per certe colpe libidinose; se si pensa che troppi cristiani offendono Iddio, pur di accontentar la loro carne, immergendosi nei piaceri sensuali: subito si comprenderà che Gesù volle sottostare alla flagellazione, per espiare le tante colpe d'impurità. Dice il Profeta Isaia: « Egli ha preso sopra di Sè i nostri mali..., è stato piagato per le nostre iniquità...; per le sue lividure noi siamo stati risanati». Se la purezza fa dell'uomo un angelo, il vizio contrario lo abbassa al di sotto del livello dei bruti. L'impurità toglie il lume della ragione e della grazia, per cui non si percepiscono più le cose spirituali: « Animalis homo non percipit ea quae sunt Spiritus Dei» (SAN
PAOLO). L'impurità fa perdere il preziosissimo dono della fede: Salomone divenne infatti idolatra, e Lutero un terribile eresiarca. L'impurità è a Dio estremamente abominevole. Le sue vendette più terribili
—`anche nell'Antico Testamento — furono sempre causate da questo brutto peccato: le acque del diluvio inondarono la terra, per ispegnere l'impura fiamma della concupiscenza; fiamme dal cielo caddero ad incenerire le corrotte città di Sodoma e
Gomorra; e il re Davide fu colpito da orribili flagelli per essere una volta ignominiosamente caduto.
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La purezza, invece, è la virtù che il Divino Maestro ha prediletto sopra tutte le altre: suo Precursore fu infatti un vergine, San Giovanni Battista; sua Madre, la Vergine dei vergini, l'Immacolata; suo Padre putativo, un vergine, San Giuseppe; suo Apostolo prediletto, ancora un vergine, San Giovanni Evangelista. Gesù si lasciò insultare dai Farisei coi titoli d'indemoniato, di bestemmiatore, di ipocrita; non mai d'impuro. Si lasciò dal demonio tentare di ambizione, di superbia, d'idolatria; ma non d'impurità. Nella sua predicazione parlò di purezza, senza neppur nominare il peccato di disonestà, tanto era il suo aborrimento per questo vizio degradante. E dopo la sua mortale carriera, mentre lassù in Cielo, come vide San Giovanni Evangelista, è circondato da migliaia di anime vergini, le quali sciolgono un perenne cantico che a nessun altro è dato cantare, si degnò d'apparire quaggiù a tante anime pure, nelle sembianze di vezzoso pargoletto o d'innocente fanciullo, come a Sant'Antonio da Padova, a Santa Ludovina, a S. Teresa di Gesù e a tantissimi altri Santi, che gli avevano giurato perpetua verginità. Quest'amore alla santa purezza l'ebbe in sommo grado la Vergine Immacolata, fino al punto di rinunziare alla divina Maternità, se avesse dovuto violare la sua verginale integrità. I Santi poi e gli eroi del Cristianesimo furono entusiasti della purezza, e la chiamarono coi nomi più cari: perenne giovinezza, preziosa perla, virtù evangelica, riflesso di Paradiso, sorriso di Cielo, l'immagine più bella del Creatore, il cocchio che ci rapisce fino a Dio. Ma anche il mondo corrotto — quantunque non sappia elevarsi dal fango, anzi non comprenda neppure come si possa mantenersi puri — stima coloro che praiticano quest'angelica virtù. Gli antichi pagani tributavano onori imperiali alle vestali, giovani votate alla castità. Oggi poi il giovane libertino, ricoverato in certi ospedali; l'assassino chiuso in carcere, e il corrotto che va barcollando per le contrade, si sentono costretti da una forza irresistibile ad abbassar gli occhi dinanzi alla Suora di carità, che li avvicina per consolarli, quasi fossero davanti ad una apparizione angelica. La purezza ha dunque un segreto, quello di far vibrare non solo le corde celesti, ma anche quelle terrene. Donne e fanciulle, pure e soavi, hanno saputo compiere prodigi di apostolato e di conversioni. Qual è infatti quella creatura, sia pure avvilita nella colpa, che, in un'ora della vita, non gusti un panorama di limpido cielo, un'onda profumata di giglio, proveniente da un cuore puro, da una vita illibata? Oh! la purezza divinizza l'uomo e lo fa degno di rispetto agli occhi di tutti.
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La purezza è la virtù che ci fa « santi nel corpo», come dice il Catechismo. Essa è interna, quando il cuore è libero : affetti disordinati, da pensieri e desideri immondi; è esterna, quando il corpo si mantiene integro da qualunque atto illecito. Quando poi quest'integrità d'anima e di corpo è tale da rigettare volontariamente ciò che in dati casi è lecito, abbiamo la verginità, che è la vetta più alta e sublime della purezza. Oh! beato chi sa toccare sì nobile altezza; egli ha già il Paradiso anticipato! La purezza è la fondamentale pietra bianca della formazione spirituale; è la virtù basilare di tutta la vita: morale, asceta e mistica. Essa alimenta ogni altra virtù, somministra energia per tutti gli sforzi, mantiene alto, elevato, rettilineo il senso del dovere, perchè essa stessa è una brillante vittoria del dovere amato. La purezza esercita una grande influenza sullo sviluppo morale e fisico dell'individuo, con le naturali e benefiche conseguenze per la famiglia e la società. Chi può valutare la libertà di spirito, la forza d'animo, la serenità d'una giovinezza pura? Essa è tutto un fascino di vergini energie equilibrate; è un cuore fresco e vigoroso, che può affrontare con fiducia la vita e cozzare serenamente contro tutti gli ostacoli e le difficoltà. Sì, perchè è abituata a vincere se stessa; mentre l'impudico, nell'ora della prova, vien piegato come una fragile canna. La purezza è sorgente limpida di tranquillità morale e di gioie interne, che traspaiono anche all'esterno con la dolcezza del carattere e la giovialità, che destano ammirazione ed esercitano un fascino singolare. Intorno ad una vasca, ripiena di acqua, alimentata da una fontanella, erano scritte queste parole: « O
passegger, somiglia a questa fonte!»
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Se degne di rispetto sono le nostre chiese, dove ci raccogliamo a pregare, dove la fede c'innalza fino a Dio, dove abita Gesù Eucaristico, e riteniamo sacrilegio orribile profanare questi luoghi sacri al culto, alla pietà, alla fede; tanto più è degno di venerazione e di rispetto il nostro corpo, che è il tempio vivo dello Spirito Santo. Se degni di riverenza sono i vasi sacri, nei quali si custodisce il Corpo del Signore, molto più lo è il nostro corpo, nel quale abita la SS. Trinità con la sua grazia, e che tante volte fu santificato dai Sacramenti. L'ingordo e brutto nemico della purezza si vince con la vigilanza, la fuga delle occasioni, la mortificazione. Sant'Efrem paragona la purezza alla palma, la quale ha il legno bianco e attorno è munita di fibre e di aculei, che ne proteggono il candore. Certamente un tesoro come questa virtù non può essere conservato e custodito che dagli aculei della mortificazione. Il fuoco della concupiscenza divampa alle volte da poca favilla, e le maggiori cadute hanno spesso origine da uno sguardo inconsiderato, o da piccole libertà non subito represse. Per conservare in se stessi la purezza e vincerne le tentazioni, i Santi usarono mezzi eroici, ricorrendo a dolorosi cilici, a spietati digiuni, a sanguinose flagellazioni. Ma nella lotta dello spirito contro la carne, non si vince da soli: è necessaria la Comunione frequente, la devozione alla Madonna e, soprattutto, la grazia di Dio. A Lui dobbiamo chiedere con insistenza la mondezza del nostro cuore: « Cor mundum crea in me, Deus». La Religione valorizza la purezza e la presenta come la virtù più bella; suggerisce i mezzi adatti per conservarla e difenderla; addita la Vergine Immacolata come Modello e Patrona; ricorda il Paradiso come premio e corona: « Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio».
FIORETTO. Abbiamo sempre in grande orrore il vizio dell'impurità, e fuggiamone i pericoli, come alla vista d'un velenoso serpente. Amiamo tanto la purezza e custodiamola gelosamente, sotto lo sguardo dell'Immacolata, per essere templi viventi e belli dello Spirito Santo.
GIACULATORIA. O Maria, fate fiorire nel nostro cuore il giglio della purezza: Mater purissima, ora pro
nobis.
ESEMPIO
L'AVE MARIA IMPRESSA SU UN GIGLIO. Un Cavaliere, nel Medio Evo, dopo aver valorosamente combattuto fra i Crociati in Terra Santa, stanco del rumore delle battaglie e desideroso di consacrare a Dio il resto dei giorni suoi, chiese ed ottenne d'essere ricevuto in un convento. Com'era felice di stare in mezzo ai buoni religiosi, nella mistica quiete del chiostro! Era, però, così ottuso di mente, che appena potè imparare a ripetere le due prime parole della Salutazione Angelica: « Ave,
Maria!» E le ripeteva, nella sua ingenua ignoranza, con effusione di cuore, con devozione sentita e con crescente ardore di fede, poichè amava assai la Madonna. Passarono degli anni, e questo buon religioso, con segni manifesti di predestinazione alla gloria eterna, s'addormentò nel Signore. Il suo cadavere fu seppellito nel cimitero del convento. Dopo pochi giorni, fu visto spuntare sulla sua tomba un bel giglio, nelle cui foglie erano impresse, in lettere d'oro, le dolci parole: « Ave,
Maria!» Per ordine dell'Abate del monastero, si aprì la tomba, e con grande edificazione di quanti erano presenti, si constatò che la radice di quel giglio prodigioso era nella bocca del defunto. Procuriamo d'aver sempre nella mente e nel cuore la Salutazione Angelica, e custodiamo la bella virtù della purezza.
(Tratto dal libretto "LE INTENZIONI E I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO" - Sac. A.Monticone - 1952)