MISTERI GLORIOSI
PRIMO MISTERO LA RISURREZIONE DI GESU' CRISTO
26° GIORNO
La Fede
CONSIDERAZIONE Grande fu lo stupore delle pie donne, quando intesero dall'Angelo le parole: « È risorto: non è qui!» Col cuore in preda al timore e alla speranza, entrarono nel sepolcro; ma non c'erano più che le bende e la sindone, in cui era stato avvolto il Corpo del Redentore: Egli era veramente risuscitato. Allora corsero ad annunziare agli Apostoli il grande avvenimento. Il mistero della Risurrezione di Gesù Cristo è il fondamento più solido della nostra Fede. San Paolo, scrivendo ai
Corinti, dice infatti: « Se Cristo non è risuscitato è dunque vana la nostra predicazione, vana anche la vostra fede. — Ma Cristo è risorto da morte, primizia di quelli che dormono nella tomba». La Fede a è quella virtù soprannaturale per cui crediamo, sull'autorità di Dio, ciò ch'Egli ha rivelato e ci propone a credere per mezzo della Chiesa». « Fede è sustanza di cose sperate, ed argomento delle non parventi». (DANTE)
È il fondamento, cioè, essenziale delle cose che si devono sperare, ed argomento di quello che non si vede. Anche Sant'Agostino dice che la fede è credere ciò che non si vede: « Fides est credere quod non vides». Questa virtù teologale è il supremo segreto
dell'esaudimento d'ogni preghiera, secondo la parola del Divino Maestro: « Qualunque cosa chiederete con la preghiera, abbiate fede d'ottenerla e l'otterrete». In questo senso la fede include anche la speranza, e comunemente si chiama fiducia.
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Avvenuta la sepoltura della Salma venerata, anche la Madonna era discesa dal Golgota con il Cuore perfettamente abbandonato al volere divino e pieno di fede. Dopo la provata desolazione era giunto il momento di volgere il suo spirito, la sua offerta ai frutti della morte di Gesù. Il grano di frumento era stato sepolto; ora doveva attendere, sollecitandolo con ardentissimo desiderio, l'abbondante frutto promesso. È vero che il Vangelo prosegue fino a Pentecoste a non fare alcun cenno della Vergine; ma tale silenzio fu sapientissimo e provvidenziale. La Madonna infatti non era chiamata ad una esterna e pubblica testimonianza della Risurrezione di Gesù: sia perchè la sua missione era tutta interiore; sia e tanto più perchè, a differenza degli altri testimoni, Ella era tutta ripiena di luminosissima fede. Tra le apparizioni fatte agli altri e quelle sicuramente fatte a
Maria, c'era, quanto al fine, una radicale differenza: agli altri il Salvatore apparve per rafforzar la loro fede; a Lei, invece, per premiare questa virtù ed impreziosirla d'una più viva fiamma d'amore. Possiamo quindi con fondamento
ritenere che Gesù, non solo apparve alla sua Madre, ma Le apparve prima che ad ogni altro, perchè prima e più intimamente di ogni altro volle associarla al gaudio della sua Risurrezione.
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Il profeta Isaia aveva predetto che il sepolcro del Redentore sarebbe stato glorioso: « Erit sepulchrum gloriosum»: fu, più che di morte, la dimora della vita. Gesù Cristo, l'Uomo—Dio, possente come il Padre e lo Spirito Santo, risuscitò per virtù propria da morte, la quale fu per Lui come un breve profondo sonno. Vinse la morte, e con essa il peccato, il demonio, il mondo. Nell'addio ai suoi Apostoli, dopo l'ultima Cena, per incoraggiarli aveva detto: « Nel mondo avrete afflizioni; ma fatevi coraggio: io ho vinto il mondo». Il divino prodigio della Risurrezione di Gesù ripara lo scandalo apparente della sua dolorosa Passione, e fa rivivere tutte le meraviglie, di cui il Messia si è servito per provare la verità della sua missione. La fede nella sua divinità, nella sua dottrina, nella sua legge e nelle sue promesse non ha così bisogno di altri argomenti, e più nessuno incredulo vi dovrebbe essere nel mondo. Eppure, il miracolo della Risurrezione resta ancora nascosto quel tanto che basta per non imporsi forzatamente, e per offrire alla maggior parte degli uomini il merito di prepararsi all'atto di fede, con l'esercizio della semplicità, della rettitudine e dell'equità. Chiunque pecca gravemente contro questa virtù diventa o rimane incredulo, anche a dispetto delle prove più irresistibili della nostra Santa Religione. Ci sono i negatori ostinati ed affatto irragionevoli, caparbi e chiusi ad ogni prospettiva di luce; essi si tengono estranei alle sollecitudini ed alle impellenti necessità dello spirito, con un'attenzione che ha del diabolico, e tradiscono quasi la paura della verità. Poveri ciechi!
Domine, fac ut videant: o Signore, fa' ch'essi vedano!
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Nella vita degli individui, sovente la Religione prende tinte ed acquista valori assai diversi tra loro. Per alcuni è lettera morta, una nota senza tono; per altri non è che uno degli ultimi scopi, una riserva in extremis, alla quale intendono di ricorrere quando le miniere delle facili ed ingannevoli gioie terrene sono esauste. Essa, però, sempre magnanima e misericordiosa, perdona a chi la dimentica o non la vuoi sentire; e non rinfaccia mai di viltà chi, dopo averla disconosciuta o disprezzata, forse a lungo, nei giorni della gioia e della gloria, ricorre ad essa implorando conforto nel dolore ed aiuto nella prova. La Religione tiene sempre aperte le braccia sue materne e generose: invita, attende, e poi, infinita nella sua misericordia, stringe al suo seno fecondo sia il colpevole prodigo figlio come l'innocente affezionato seguace. I tesori della Religione, della Chiesa, inesauribili di tenerezze e di gioie, non sono tuttavia conosciuti a fondo che dagli eletti, da quelli cioè che l'ebbero sempre compagna della vita, e che passando i giorni sulle sue ginocchia, ebbero la dolcezza d'ammirare, ad una ad una, le svariate gemme, che adornano la sua splendida corona di Regina. Oggi più che mai s'è scatenata la persecuzione contro i credenti in Dio. Ma la Fede rimane ritta al pari di quelle maestose cattedrali che, immobili dopo tanti secoli sulle granitiche fondamenta, testimoniano la stabilità della Chiesa e l'incrollabile forza del Cristianesimo. L'apostasia dilagante vorrebbe ghermire anche gli eletti. Perciò la resistenza dev'essere vigile e permanente, salde le convinzioni delle verità e delle sue robuste basi storiche; chiari e precisi pure i fondamenti razionali e le prove cosiddette comuni, per sostenere appunto le piccole obiezioni comuni. Come sarà grande la nostra gioia in Cielo, allorquando Cristo Signore, l'invitto e glorioso Capitano, ci riceverà coronati delle spine della persecuzione! Poichè, « ...come l'oro nel Poco, così la Fede nel dolor s'affina».
FIORETTO. Crediamo fermamente quanto il Signore ci propone a credere per mezzo della Chiesa; e viviamo di fede, cioè, secondo gl'insegnamenti del Divino Maestro, facendo tutto per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
GIACULATORIA. Madre mia, fiducia mia.
ESEMPIO
IL ROSARIO NEI SOTTERRANEI. Narra un Gesuita, vissuto in prigione negli ultimi due mesi di guerra a Berlino: « Un vecchio era riuscito a procurarsi una corona. Poteva costargli cara. Quando, e succedeva spesso, veniva dato l'allarme durante la sera, tutti dovevano provvedere all'oscuramento, anche quelli ammanettati. Quel povero parroco, che aveva una forte infiammazione alle vene, non poteva muoversi dalla branda. Una sera che aveva lasciato una finestra aperta, alcune guardie spararono dal cortile nella sua cella, mentre altre corsero dentro. Sul tavolo c'era il Rosario. A quella vista dettero a bestemmiare e ad urlare. Le loro grida si sentirono anche nelle celle vicine. Così sapemmo tutti che un prigioniero possedeva un Rosario. Fu trovata una buona guardia, un cattolico dei
Sudeti, che chiedeva al parroco il Rosario e lo passava tra i cattolici. Fu un vero conforto per la nostra solitudine e il nostro dolore! Una mattina un prigioniero, incaricato di portarci il vitto, apre con violenza la mia porta gridando: — 246, fuori! Subito! — Poi ammiccando benevolmente soggiunse a bassa voce: — Vuol fare un bagno caldo? Prenda il sapone e l'asciugamano, ma li metta in tasca. Mi sembra di sognare: un bagno caldo nelle prigioni delle SS ?! Il mio compagno grida di nuovo: — Avanti, presto!... Esco dalla cella. Nel corridoio sono di guardia 14 SS agli ordini di un maresciallo. La mia guida spiega: — Deve andare di sotto, e speriamo ne abbia fino a notte! Il significato è chiaro: « Alla tortura, all'interrogatorio!» Ed erano appena le nove e mezzo! Passiamo non senza difficoltà attraverso altri posti di guardia e giungiamo nei bagni. Il fochista, ex direttore d'una grande miniera dell'Alta Slesia, mi accoglie con grande gioia, quantunque non mi avesse mai visto. Poco dopo sopraggiunge un altro prigioniero, mia vecchia conoscenza. Il fochista ci lascia soli: Farò io la guardia qui fuori; potete stare tranquilli. — Padre — dice il mio interlocutore — farei volentieri la confessione pasquale. Dopo la confessione aggiunge: Padre, bisogna che lei si abitui a fare di questi bagni. Abbiamo scoperto che questo è il luogo più sicuro per le confessioni. Sopra, le SS sghignazzavano, pensando che quel pretaccio sarebbe rimasto fino a notte sotto la tortura, e Cristo invece, per mezzo del suo ministro, infondeva ai prigionieri pace e coraggio. Un giorno; durante il passeggio, un prigioniero mi chiese la Comunione. — Che cella? — 266. — Questa sera. — I suoi occhi splendevano di gioia. Padre, lei celebra la S. Messa? Accennai di sì col capo. — A che ora? Segnai con le dita le 7,30. — Padre, lei sta proprio sopra di me. — Tanto meglio; darò tre colpi sul pavimento. Il cenno fu trasmesso di cella in cella attraverso le pareti, e i cattolici poterono concelebrare il S. Sacrificio, ed avere Gesù compagno di cella nella solitudine. Quello — confessa il Padre — fu il tempo più bello del mio Sacerdozio».
(Tratto dal libretto "LE INTENZIONI E I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO" - Sac. A.Monticone - 1952)