UN
ANNO CON SAN GIUSEPPE
15° Gennaio
S. Giuseppe va con Maria a Betlemme per il censimento.
Il tempo in cui il Salvatore promesso alle genti doveva finalmente comparire nel mondo era prossimo, quando
uscì un editto dell'imperatore, il quale obbligava tutti i suoi sudditi a far registrare il proprio nome nella città da cui traevano origine. Betlemme era la città gentilizia di Giuseppe e di Maria discendenti di Davide ; essi sanno che
qui vuol nascere il Redentore ; riconoscono nel comando di Cesare Augusto il volere di Dio, e tutti e due si portano in Betlemme. Figuratevi ! da Nazaret a Betlemme era un viaggio di quattro giornate, disastrose erano le strade, rigida la stagione, quel lungo cammino dovevano farlo a piedi. Quante cose si affacciavano al pensiero di Giuseppe : la mancanza dei mezzi, la incertezza degli alloggi, i patimenti della sua Sposa. Tutto concorre ad abbattere l'animo di Lui. Ciò nulla meno non si abbandona alla mestizia, neppur si lamenta, non diffida dell' aiuto divino, ma fatto superiore a se stesso, e pieno di fiducia in Dio, intraprende coraggiosamente il cammino. Era una mattina triste e nebbiosa del mese di Dicembre. Giuseppe, lascia la povera abitazione, esce dalle Porte di Nazaret in compagnia della Vergine Santa, cogli occhi rivolti al cielo, col piccolo fardello delle povere sue masserizie sulle spalle. Oh quante volte in questo viaggio l'avranno sorpreso le intemperie della cruda stagione invernale ! quante volte avrà forse dovuto ricoverarsi in qualche capanna o tugurio villereccio, privo d'ogni ristoro ! quante volte ancora oppresso dalla stanchezza, non avrà trovato luogo
opportuno e conveniente per il riposo della sua Sposa. Ma arrivano finalmente a Betlemme. Soddisfatto al precetto del sovrano, Giuseppe si fa tutto sollecitudine per cercare alloggio a Maria. Percorre tutte le osterie della città, tutti gli alberghi, ma non v' era più luogo per loro. Invano va a battere alle porte degli amici e conoscenti, ode da ogni parte rispondersi: Non vi é più luogo.
Han trovato luogo in Betlemme i ricchi, i doviziosi ; trovano albergo persino i ladri, i malviventi, gli assassini, e lo Sposo di Maria, e la Madre di Dio non trovano chi li accolga, chi li alberghi. Oh popolo disumano, oh gente crudele ! Ma non stupitevi, o carissimi, non stupitevi di ciò, perché tante volte noi siamo dei Betlemiti più duri e crudeli ! Quante volte noi negammo a Dio albergo nel nostro cuore ? quante volte anzi ne lo discacciamo per dare luogo al peccato, suo capitale nemico ? e forse adesso, presentemente, mentre leggiamo queste cose, col cuore pieno di frivoli e peccaminosi affetti, di impuri desideri, di moti di odio e di vendetta, forse, dico, persistiamo col fatto à rinnegare ricetto a Gesù che sospira
e geme, e batte, e chiama la nostra amicizia, il nostro amore ! Diamo un'occhiata a noi stessi, discendiamo nel nostro cuore, e se non vi troviamo Gesù, andiamolo tosto a cercare, preghiamolo che venga ad abitare con noi, e non discacciamolo mai più.
PROPOSITO.
Ad onore di S. Giuseppe toglierò ogni rimorso dal mio cuore con una buona confessione, al fine di albergarvi di nuovo Gesù.
ESEMPIO.
S. Giuseppe libera dalle disgrazie. Si era nella novena di S. Giuseppe, novena che i giovani del nostro Oratorio di Torino sogliono
fare con grande slancio di pietà. Or avvenne che uno di questi ricoverati, sui quattordici anni, di professione falegname, essendo stato messo come aiutante a tappezzare la
chiesa di S. Francesco di Sales per detta solennità, non si sa come, precipitò d' un tratto dal cornicione superiore. «S. Giuseppe,» grida e stramazza di botto comunque attraverso i banchi. I due o tre compagni di lavoro corrono a lui trepidanti, lo portano come morto all' infermeria, ove non ostante le più pronte ed energiche cure rimase in pieno letargo fino a tarda sera ; quando ad un tratto apre gli occhi, si scuote come da sonno profondo ed interrogato, dice di non sentirsi nessunissimo dolore. Difatti
il giorno dopo si alzava con la comunità e ritornava al laboratorio con stupore grande dei compagni ai quali era stato annunziato la sera innanzi come moribondo. Egli aveva invocato S. Giuseppe, e S. Giuseppe lo aveva salvato.
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