UN
ANNO CON SAN GIUSEPPE
12° Marzo
Presentazione al tempio
I. — Rito della presentazione. — Erano trascorsi quaranta giorni dalla nascita di
Gesù, quando Maria e Giuseppe si avviarono al tempio di Gerusalemme, per compiere il rito della purificazione, come del riscatto del primogenito. Molteplici ragioni li avrebbero esentati da cotesto atto. Le donne comuni, col perdere la verginità e dare alla luce un figliolo, concepito nel peccato di origine, contraevano una certa macchia.
Maria, invece, era vergine, vergine lo sposo, e Gesù non era un primogenito qualunque, ma l'unigenito del Padre, santo, innocente ed elevato più in alto dei cieli. Tuttavia si sottomisero con umile semplicità a questo rito, che dovrà a sua volta contenere un alto significato. Giunti al tempio, offrono Gesù Bambino per le mani del sacerdote, e lo riscattano, come solevano i poveri, con l'offerta di cinque sicli e due
tortorelle. Poi sopraggiunge il vecchio Simeone, condotto dallo Spirito Santo. Aveva atteso quest'ora con ferma fiducia, con la sicurezza di non morire, prima di vedere il nato Redentore, e, dopo aver innalzato un cantico di ringraziamento al Signore, con accento profetico si rivolge a
Maria, e le annuncia che quel Figliolo è posto in segno di contraddizione, e che una spada a due tagli le trafiggerà il cuore. Quali atroci sofferenze per il cuore di
Maria! Ma Giuseppe che vi assiste e ascolta, sebbene
eclissato, non può rimanere estraneo. Nessun cuore bruciò mai di maggiore affetto per il Figliolo di Dio e per la Madre sua come quello di Giuseppe, il quale risentì le medesime trafitture, e insieme a lei ne fece una generosa offerta al Signore per la salvezza delle genti. In questa cerimonia, che ha un gran valore al cospetto di Dio, Giuseppe non assume alcuna parte appariscente, il suo concorso è tutto interiore. Impariamo a valutare le cose e le azioni non dall'apparenza esteriore, ma dall'interna disposizione del cuore. Non è l'occhio dell'uomo, a cui dobbiamo piacere, ma allo sguardo di Dio, che penetra il cuore.
II. — Gli insegnamenti di Giuseppe. — Maria porta Gesù al tempio, e Giuseppe l'accompagna. Durante il rito, Egli sta presente, ma di lui il vangelo non fa parola, né egli si fa innanzi, per mostrarsi in alcun modo. È questa la legge e la sua forma di vita. Interiormente però egli prende una parte attiva a quanto si svolge al cospetto di Dio. È tutto un mistero di vita interiore per lui. Egli ascolta le parole del sacerdote, del vecchio Simeone, e se ne commuove profondamente. Egli offre l'olocausto con una generosità, che solo è vinta da quella di
Maria. Egli soffre nel cuore uno strazio indicibile. Quel Figliolo tanto caro, portato su con tanti stenti, che passerà beneficando, dovrà essere vittima di dolori e d'ignominie inaudite! Oh quanta atrocità! Solo Dio poté misurare la profondità dei sentimenti del cuore di Giuseppe in quel momento
solennissimo. È tutto un mistero di virtù, di cui ci dà l'esempio; di profonda umiltà,
eclissandosi in tutto, di fede vivissima, nel compiere il sacro rito con religioso rispetto, e nel credere alle parole di Simeone; di carità purissima, nell'offrire quanto di più caro aveva al mondo: il Figliolo del suo Dio e il figliolo del suo cuore; di pazienza invitta, nel sopportare le laceranti ripercussioni delle parole di Simeone e delle trafitture del cuore di
Maria. Come sono preziosi i sacrifici intimi, che sfuggono allo sguardo degli uomini, e splendono solo al cospetto di Dio! Com'è vero che le virtù, che meglio adornano la carità, e la dimostrano di pura lega, sono l'umiltà che si nasconde, e la mortificazione che rinuncia! Preghiamo s. Giuseppe, che ce ne innamori, e ce ne faccia partecipi, con la forza della sua preghiera.
Fioretto: Ricercare
qual è il sacrificio, che più ci costa, e che forse il Signore ci domanda invano da tempo, e proponiamo di offrirglielo generosamente per le mani di s. Giuseppe, in espiazione delle nostre colpe e per la perseveranza dei giusti.
Giaculatoria: O Giuseppe, custode della Vergine purissima, prega per noi.