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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

21° Marzo

Giuseppe acceso di carità verso Dio 

 

I. — Amor tenero. — La carità è virtù regina, che supera ogni altra, che domina sovrana, e tutte insieme le abbraccia e le avviva. Se volessimo formare un concetto adeguato della carità di Giuseppe verso Dio, dovremmo saper misurare il grado di perfezione, a cui egli ascese e la pienezza di grazia, di cui Dio lo adornò, poiché la carità costituisce l'essenza della perfezione. Alla luce di quella fede sfolgorante, di cui era illuminato, e sotto l'influsso di quella grazia piena, Dio formava per lui l'unico bene, l'unico oggetto degno di tutto il suo amore, il suo tesoro, la sua felicità, il suo caro tutto, capace di attrarne tutti gli effetti. A lui erano rivolti i suoi pensieri, le sue aspirazioni, le sue speranze, i suoi interessamenti, i palpiti più cocenti del cuore, tutto ciò che era in lui convergeva verso quest'unico centro: Dio. Il padre è capace di qualunque sacrificio per il figliolo; neanche l'ingratitudine lo arresta. Ma Giuseppe era divenuto padre, per volere di Dio, la sua angelica verginità, afferma s. Agostino, divenne feconda della paternità stessa. L'essere padre di un tal Figlio significava l'aver avuto dal Padre celeste una certa partecipazione del suo medesimo affetto paterno. Gesù era tutto per lui. Ecco il modello perfetto del puro amore di Dio. Noi siamo fatti per Dio. Egli è il nostro bene sommo. Tutta la vita, le nostre facoltà, i nostri sensi, la nostra intelligenza, il nostro cuore debbono polarizzarsi verso Dio. 

 

II. — Amore operoso. — L'amore non si arresta a semplici sentimenti, ma, come la fiamma che divampa, si effonde in preghiera, lavoro, sacrificio. La preghiera è l'amore che loda, che conversa, che ripara, che si dona. Era questa l'occupazione incessante di Giuseppe, non solo nell'alta conversazione con Gesù, ma con gli slanci che erompevano dal suo cuor, e s'innalzavano verso il Padre celeste. Tutta cotesta espansione di amore mirava all'unione intima con Gesù, a star sempre con Lui e non separarsene giammai. Qui trovava tutto il suo riposo, il suo tesoro, il suo paradiso, sulla terra. Quell'abbracciarlo, quello stringerlo al petto, quel carezzarlo e baciarlo erano l'espressione esteriore di quell'intimità e unità di pensieri e di affetti, che formavano di due cuori un cuor solo, di due anime un'anima sola. Impara da Giuseppe, o anima, il modo come si ama Gesù. Quante volte affermi di amarlo, sei sicura di poter ripetere con s. Pietro «Signore, Tu sai che io ti amo?». Lo potrai ripetere sicuramente, quando l'amore diventerà la legge e l'anima della tua vita, quando cioè la preghiera sarà per te un dolce conversare con Lui. 

 

Fioretto: Mostrare il proprio amore a Dio con le opere, compiendo con diligenza, le azioni ordinarie di oggi. 

 

Giaculatoria: O Giuseppe, ardente di amore di Dio, intercedi per noi. 

 

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