UN
ANNO CON SAN GIUSEPPE
22° Marzo
Giuseppe acceso di carità verso il prossimo
I. — Carità sulla terra. — Giuseppe è ottimo esemplare di
questa nobile virtù della carità. L'amore deve essere ordinato, e la prima e più ordinata carità si effuse dal suo cuore nel seno della sacra famiglia. Quali cure solerti e delicate egli prodigava a Gesù ed a
Maria! Quali parole tenere e infiammate sgorgavano da quelle labbra all'indirizzo della diletta sposa e del Figliolo putativo! Di tutto era preveggente; non c'era pensiero, non c'era affetto, non c'era azione né sacrificio, che non fosse diretto ad accontentarli, a render loro meno gravosa o più sopportabile la dura vita giornaliera. I suoi modi così umili, i suoi tratti così amabili e soavi erano un profumo di delizie per quei due nobilissimi cuori. Giuseppe fu anche a contatto di parenti, di amici, di clienti, di concittadini, di egiziani. Egli amava tenersi umile al suo posto; ma, quando la necessità o la carità l'obbligava a uscir dal suo guscio, era tutto bontà e generosità con ogni sorta di persone. Rivelò la SS. Vergine a Santa Brigida: «Non udii mai uscire dalla sua bocca parole di leggerezza, di mormorazione, o d'impazienza». Irradiato dagli splendori della sapienza incarnata, vedeva in tutti gli uomini tante immagini di Dio, tanti fratelli, e il suo cuore sì commoveva del più tenero amore. La carità di Giuseppe è la traduzione in atto dei caratteri attribuiti dall'apostolo s. Paolo a questa virtù. La carità è la negazione assoluta dell'egoismo: non è ambiziosa, non invidiosa, non cerca il fatto suo, non opera invano; è invece benigna, paziente, compassionevole; tutto crede, tutto spera, tutto sopporta, e per conseguenza tutto perdona.
II. — Carità dal cielo. — Che dire della carità del cuore di Giuseppe? Egli sa che tutta la sua grandezza la deve alla Redenzione degli uomini. Se non vi fossero stati uomini da salvare, egli non sarebbe stato innalzato alla dignità di padre putativo del Redentore, e per conseguenza di padre tenerissimo di tutta l'umana famiglia. Se egli è padre di
Gesù, e noi tutti membri del corpo mistico di Lui, è anche padre nostro. Se noi, in virtù della Redenzione, siamo fratelli adottivi di Gesù e figli di
Maria, secondo la grazia, Giuseppe è anche il padre nostro adottivo. Se egli fu a capo della sacra famiglia, è anche il padre della grande famiglia dei redenti, sparsa nel mondo. Giuseppe è della medesima nostra natura, e conobbe a prova tutte le nostre miserie e tutte le nostre pene. Stentò, pianse, soffrì, combatté e vinse. Tutte le pene le abbracciò per amor di noi, condividendole con
Gesù, che si preparava a dare il sangue e la vita per noi. Ora dal cielo, ove regna coronato dell'aureola di padre del Redentore e di padre nostro, ci ama teneramente, nella maniera più perfetta e più efficace. Iddio che lo ha posto in tanta gloria, gli dà senza dubbio di scorgere tra gli splendori del cielo tutte le nostre necessità, tutti i nostri affanni e tutti nostri pericoli. A tal vista il suo cuore vibrante di carità s'intenerisce per tutti e ciascuno di noi, e con la sua valida intercessione provvede al soccorso. Se Giuseppe ha per noi un cuore di padre, noi dobbiamo avere per lui un cuore di figli. Al padre si deve riverenza, amore, ubbidienza. Eleviamo la nostra stima per la dignità, per la santità, per la bontà paterna di Lui. Onoriamolo in tutti i modi, specie nei giorni a lui consacrati. Il nostro amore verso di lui sia filiale, riconoscente e pieno di fiducia nel suo aiuto. La nostra obbedienza consista nell'adempiere i suoi desideri, che sono quelli di secondare le ispirazioni della grazia, e d'imitare le sue virtù, quali, a preferenza l'umiltà, la mitezza, l'amore al nascondimento e al sacrificio.
Fioretto: Mostrare a tutti un volto benevolo e paziente.
Giaculatoria: O Giuseppe, sollievo dei miseri, prega per noi.