UN ANNO CON SAN GIUSEPPE
26° Luglio
S. GIUSEPPE PATRONO DELLE S. ANIME DEL PURGATORIO.
Giuseppe, compiuto il suo ministero e sciolta la santa ed avventurata anima sua dai lacci che la tenevano prigioniera nel corpo mortale, scese al limbo ad aspettarvi quel giorno in cui ai giusti sarebbe stata aperta la porta del cielo. Ivi appena giunto, mutò in certezza la speranza di quelle anime che da tanti anni sospiravano la venuta del loro liberatore; come una vaga aurora che fuga le tenebre notturne, egli annunzia loro il divin Sole di giustizia, che tra breve le deve visitare per introdurle nella celeste Gerusalemme. Oh! chi potrebbe dire con quali trasporti di gioia accogliessero tra loro Giuseppe i pii antenati del divin Messia; con qual giubilo indicibile ascoltarono i
commoventi ragguagli sulla vita nascosta di Gesù Cristo in Nazaret e sulle sublimi virtù di Maria! Quale sopratutto non fu la riconoscenza di Anna e di Gioachino verso colui che tutto s'era sacrificato a favore della santissima loro figliuola? Si può affermare francamente, che la presenza del Padre adottivo del Salvatore addolcì le ansietà che provavano tutti i giusti di non poterlo ancora vedere. Sull' esempio di san Giuseppe, figli devoti di Maria, siate pieni di zelo e di carità verso le sante anime del purgatorio, che sospirano il felice istante nel quale sia loro dato di contemplare il divin Salvatore e l'augusta sua madre; visitatele con le preghiere e con le vostre buone opere; intercedete per esse presso il Padre adottivo di Gesù, il quale non può a lui negar nulla.
Dio mi fece conoscere, così descrive la venerabile suor Dionisia Martignat, che per mezzo della devozione a san Giuseppe moribondo, la sua divina bontà voleva fare molte grazie alle persone agonizzanti e che, come san Giuseppe non andò al cielo subitamente, non avendolo Gesù Cristo ancora aperto, ma discese al limbo, così è una devozione efficacissima per gli agonizzanti e per le anime purganti l'offrire a Dio la rassegnazione di san Giuseppe in quello che moriva e lasciava su questa terra Gesù e Maria, e l'onorare la santa pazienza di questo gran Santo nell'aspettare che egli fece tranquillo nel limbo sino al giorno di Pasqua, nel quale da là lo trasse Gesù Cristo glorioso e risuscitato.
Io provo la più grande consolazione, o mio amabile e potente protettore, nel sapere che la vostra fedele serva S. Teresa assicura di non avervi mai pregato invano e di avere sempre ottenuto mercè la vostra intercessione quanto a Dio ha domandato, e che tutti quelli che hanno per voi una vera devozione e a voi ricorrono con fiducia, sono sempre esauditi e fanno progressi nella virtù. Animato da tale confidenza a voi vengo, o degno sposo di Maria, e mi prostro ai vostri piedi, peccatore è vero, ma contrito ed umiliato. Non rigettate la preghiera che oggi vi faccio, cioè che quando, come spero, uscirà dal corpo l'anima mia giustificata dalla grazia di Gesù, per la vostra intercessione si accorci il tempo di espiazione che dovrò passare nel purgatorio, e così più presto possa volare a bearmi della visione beatifica del mio Dio per tutta l'eternità.
FIORETTO. Ascoltate una Messa per le anime purganti più devote di S. Giuseppe.
Un fanciullo di nome Giuseppe protetto dal suo santo Patrono.
Nel 1631 s'apri sul monte Vesuvio un gran cratere, da cui usci un tale diluvio di fuoco e cenere che somigliava ad un fiume straripato, e l'ardente lava scorreva per le vicine campagne, e più verso la città di Torre del Greco. In questa dimorava una donna chiamata Camilla, devotissima di S.Giuseppe, la quale teneva un fanciullo di cinque anni ch'essa chiamava Giuseppe. In mezzo all'estremo pericolo prende in braccio il fanciullo, e si
mette a fuggire: se non che seguita dalla lava giunge ad uno scoglio che sporgeva in mare. Allora si vide nell'orribile frangente o di esser colta dalla lava e bruciata, o di annegarsi se si gettava in mare. In quel momento terribile la buona donna si rammenta del suo Protettore. «S. Giuseppe, grida essa, vi raccomando il vostro piccolo Giuseppe; voi salvatelo.» In così dire depone il fanciullo sullo scoglio e arditamene si slancia nel mare. Ma invece di cadervi, come naturalmente doveva, essa si trova sulla riva opposta senza averne riportato danno alcuno. Nondimeno la sua pena era ancor grande, pensando al fanciullo che, aveva lasciato quasi in preda al fuoco. Incomincia a correre qua e là quasi fuor di sè stessa, deplorando la propria sventura: quando sente chiamarsi per nome e conosce la voce del nipotino che le corre incontro ebbro di gioia. Oh Dio! esclamò Camilla abbracciandolo teneramente, chi ti ha salvato dalle ceneri che dovevano affogarti e dal fuoco che poteva bruciarti? S. Giuseppe, rispose il fanciullo. A tale notizia la pia donna piangendo di giubilo si getta in ginocchio rendendo grazie al suo ammirabile Protettore del doppio miracolo operato, preservando il nipote dal fuoco e lei dai flutti, in cui entrambi certamente avrebbero perduta la vita.