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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

27° Luglio

S. GIUSEPPE PATRONO E MODELLO DI TUTTI I CRISTIANI.

 

Un gran privilegio di Maria è quello di poter essere ad un tempo modello e madre di tutti i fedeli, privilegio ch' ella non ha comune che con il suo sposo san Giuseppe. Egli solo infatti, fra i beati che sono in cielo, può essere proposto ad imitare a tutti i figli di Maria. Tutti quanti hanno diritto alla protezione di lui: i nobili, perchè san Giuseppe nacque di nobilissimo sangue; gli artigiani, perché lavorò in un mestiere duro e faticoso; i poveri, perchè egli soffrì senza lamentarsi la privazione di tutti i beni di questo mondo; i vergini, perchè fu non solo testimonio ma protettore ed imitatore della verginità di Maria; gli sposi cristiani, i padri, i fanciulli, gli educatori della gioventù, perchè fu sposo della più pura fra tutte le donne, capo della famiglia più santa, custode del fanciullo più amabile che mai nascesse. I sacerdoti poi in special modo possono ricorrere con confidenza a san Giuseppe; essi cui è dato, come già all'avventurato Patriarca, di toccare il santissimo corpo di Gesù Cristo. Per tal maniera, tutte le persone debbono riporre la loro fiducia nel patrocinio di lui, perchè egli fu il salvatore di colui che venne al mondo per salvar tutti: Ecce constitui te super universam terram Aegypti. Devoti figli di Maria, andate dunque, andate con fiducia da colui, al quale volonteroso il nostro giudice ubbidì: ite ad Joseph.

 

O grande S. Giuseppe modello ammirabile per tutti d'ogni virtù, ottenetemi la grazia che io mi studi d'imitare la vostra umiltà, pazienza, fervore e carità verso Dio e il mio prossimo: e di non essere mai a nessuno cagione funesta di scandalo: ma anzi mi adoperi con ogni cura e con zelo a santificare per quanto io posso le anime dei miei amici e conoscenti: e così cerchi di cooperare alla grand'opera della Redenzione di Gesù, per aver poi la bella sorte di partecipare alla gloria di quelli che avranno guadagnato anime a Dio con l'esempio d' una santa vita.

 

FIORETTO. Ispirate la devozione di S. Giuseppe a qualcuno che non la conosca.

 

Una fanciulla sordo-muta ottiene la guarigione per mezzo di S. Giuseppe.
Noi avevamo già sentito parlare del fatto miracoloso che prendiamo a narrare: ma per averne una relazione più autentica e precisa l' abbiamo richiesta ad una pia persona che abita nel luogo stesso, ove fu operato il miracolo; e qui riproduciamo testualmente la lettera ch'essa ci ha favorito. «lo sono molto contenta nel descrivervi il fatto prodigioso successo qui, i cui parlicolari ho sapuio da testimoni oculari. Eccoli. Il giorno 26 gennaio 1857 si portava all'ospizio delle Dame di s. Carlo a Virieux-Pellussin una giovanetta nativa di Rodez, che stava ad un servizio nel suddetto Pellussin. Questa ragazza per una terribile caduta si infermò così gravemente che si trovava già vicina alla morte, avendo perduto l'uso di tutte le sue membra ed ancora le facoltà intellettuali le si erano paralizzate: nondimeno parlò due volte, sempre però in delirio. Ogni sorta di cura le fu prodigata, per cui dopo otto giorni di asprissimi strazi apparve in essa un leggero miglioramento, il quale continuò poi progressivamente. In breve fu guarita in modo da poter alzarsi e lavorare: ma la meschina era rimasta sorda e muta: e per qualunque studio o prova che facessero i medici per rimediare a così grande sventura non poterono rinvenirvi un rimedio. Giunse il mese di S. Giuseppe e la giovinetta lo fece con le altre seguendo con gli occhi e con il cuore i santi esercizi, e si raccomandava a Dio per l'intercessione di S. Giuseppe affinchè le concedesse la sospirata grazia; che se da tutti era tenuta per impossibile la sua guarigione, essa la sperava sempre. Il 27 dello stesso mese ella ricadde in uno stato peggiore del primo: e mentre il medico la pungeva fortemente, essa non mostrava di risentirsene menomamente: e se le trapassavano la pelle con uno spillo molto addentro nella carne, il sangue non ne usciva e non vi restava quasi segnale alcuno per far conoscere che in quel corpo vi era ancora la vita. Frattanto le religiose continuavano ancora a fare il mese di S. Giuseppe, pregandolo fervorosamente per l'agonizzante. L'ultimo giorno, dopo la consueta meditazione, in mezzo a profondo silenzio, mentre si disponevano a recitare le litanie del Santo, si senti una voce non mai prima udita. Esse corsero subito all'inferma e videro ch'essa ringraziava S. Giuseppe rammaricandosi d'averlo troppo tardi conosciuto. Poi aprendo gli occhi esclamò: mio Dio, io vedo! ed un momento dopo disse: Io sento! Cosi riacquistò successivamente l'uso dei suoi sensi. Tutte le persone della casa accorsero alle grida di gioia mandate dalle presenti al prodigio: e tutte ripetevano: miracolo! miracolo! Due giorni dopo l'inferma si alzò perfettamente guarita, solo rimanendole un po' di debolezza. Fu trattenuta per un mese all'ospedale per fortificarsi e ritornò dopo al proprio paese; perchè l'aria delle nostre montagne non le era salubre. Questa giovinetta benchè onesta, non era però di molta pietà: ma la viva sua fede l'ha guarita; e la perseveranza, speriamo, la salverà, giacchè ha nel suo cuore un' immensa fiducia in S. Giuseppe.» Ricevete, o Signore, i sentimenti dell'alta mia stima e considerazione con i quali ho l'onore d'essere Vostra serva. Virieus 11 Dicembre 1859.

 

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