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UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

12° Ottobre

S. Giuseppe, modello dell'amore di Dio e dell'amore delle croci.

 

S. Giuseppe, ardentissimo per Iddio, pregate per noi. 

 

I. Dopo la meditazione fatta ieri sulle sofferenze di s. Giuseppe, non immaginiamo il nostro venerato e glorioso protettore con tratti duri, improntati di tristezza, e resi violenti dal dolore. La calma, la pace, una dolce serenità respirano in tutta la sua persona e in particolare sulla sua angelica figura; e pertanto ha sofferto, sofferto molto, quasi sempre sofferto! Quale è dunque questo mistero di serenità, di pace, di gioia nelle sofferenze! Si spiega con l'influenza dell'amor di Dio che fa gagliardi ad incontrar pene e croci; e con la reciproca influenza dell'amor di pene e di croci, che effettua in noi lo sviluppo dell'amor di Dio. Oh! amore di Dio! amore di Dio! ecco la parola che meglio d'ogni altra chiarisce la gran dottrina della necessità dei patimenti e della mortificazione. Ieri abbiamo toccato questo importante argomento; consacriamo la nostra odierna meditazione ad approfondirlo di più. Mettiamoci ai piedi della croce, riceviamone le preziose influenze, domandiamo a s. Giuseppe di pregare per noi. 

 

II. Quando si ama veramente e fortemente Dio, si sente rapirsi all'amore delle croci e delle sofferenze, e alla pratica della mortificazione. Perchè? 1. Perchè Dio le consiglia e le comanda. Vi sono parole espresse per fare a tutti un obbligo del sacrificio, come quelle: Se alcuno vuol venirmi appresso, rinunci a sè stesso, prenda la sua croce e mi segua (Luc. IX, 23). Questo non è un semplice invito, è un ordine, ed un ordine indirizzato non ad una classe sola di persone, ma a tutte quelle che vogliono essere cristiane. Si trovano nel Vangelo molte altre parole egualmente formali; ve ne hanno altre numerosissime che si possono riguardare come i consigli, ma per chi ama i consigli non basterebbero? E' cosa così dolce, quando l'amore è forte e possente, di prestarsi al minimo desiderio di colui che vi ama 2. Il nostro Dio ha sopportato per primo i patimenti per amore nostro, abbiamo già fatto risaltare a sufficienza questo motivo, e non dovremmo tornarvi sopra, se non fosse così caro il dire, e ridire ancora a sè stessi: Gesù Cristo mi ha amato, e si è offerto per me (Galat., II, 20) » quale ventura di soffrire a mia volta per lui, di essere come Simeone il Cireneo, l'aiuto e il compagno delle sue pene! 3. Non ci avesse anche Dio comandato o consigliato il patire, non avesse egli sofferto per noi, il solo istinto dell'amore ci avrebbe portato, e ci porterebbe a voler sopportare qualche cosa per Dio. Come ciò? Perchè il patire è la prova più forte e più vera dell'amore, soprattutto quando si tratta di Dio. Dio è invisibile e spirituale. Le più tenere espressioni usate ad attestargli i nostri sentimenti, possono essere una formula che passa per le labbra senza avere riscaldato il cuore; ma i patimenti sopportati per Dio, ma il sacrificio e la croce offerta a Dio, non sono più una parola, una frase, una formula sfuggita dalle labbra e di nessuna efficacia sulla volontà; sono una cosa invece fortemente e formalmente voluta, uscita dal fondo del cuore, che n'ha strappate via in certa guisa le più delicate e sensibili fibre, e lasciatolo tutto insanguinato e palpitante agli occhi di Dio. Dio allora risponde, noi ne udiamo la voce; e siamo ristorati delle pene sofferte per lui dalle gioie dell'amor suo. 

 

III. Reciprocamente, allorchè s’amano le croci e le sofferenze, cresce l'amor di Dio, e rapidamente e fortemente si dilata nel cuore 1. L'amor di Dio allontana una folla di ostacoli, che ritardano, impacciano ed anche del tutto arrestano nella pratica del santo amore di Dio, colui che teme le contrarietà, e che ha in orrore la croce, per esempio gli esercizi di pietà, la frequentazione dei sacramenti, la correzione delle cattive abitudini ecc., 2. Nella sofferenza, si sente il bisogno di ricorrere a Dio, e si gusta meglio la preghiera. Quando ci appare con ridente aspetto la terra, ci scordiamo di guardare al cielo; ma quando tutto s'offusca intorno a noi, e per un provvidenziale concorso di circostanze, o per eroismo di volontà, patiamo, siamo isolati, Dio allora diviene il nostro sollievo, il nostro appoggio, la nostra speranza: Mio Dio, venite in mio aiuto, affrettatevi a soccorrermi, (Is. lXIX, 1.), diciamo allora mille volte e il grido parte dal fondo del nostro cuore 3. Dio non si chiarisce mai più amico e padre che con le anime che patiscono, che vogliono e sanno patire per lui. Questa bontà di Dio che si fa sentire al cuore, addolcisce l'amarezza delle sofferenze, senza distruggerla interamente; si sente il pungolo, ma quasi tosto sgorga un balsamo divino sulla ferita per sollevarla e guarirla ecco ciò che fa l'amore, ciò che produce l'amore; ecco il suo effetto nel cuore di s. Giuseppe infiammato dalla divina carità; giudichiamo noi stessi intorno a questa dottrina, e sopra questo modello.

 

PREGHIERA
O s. Giuseppe! è proprio il vostro cuore quello che abbiamo qui dipinto, e noi vi domandiamo di pregare per noi, affinchè i vostri sentimenti divengano nostri. Come il profeta, voi potevate esclamare: "Il mio cuore pronto, o Signore, il mio cuore è pronto (Ps. c.VII, 1)." quando dunque sarà egli preparato ai disegni amorosissimi della divina provvidenza, che con il mezzo del sacrificio e della violenza effettua unicamente gli spirituali progressi?

 

RISOLUZIONI 
1. Rinnovare durante la giornata le precedenti riflessioni.
2. Ripetere di quando in quando l'invocazione: s. Giuseppe, la cui carità per Dio è stata ardentissima, pregate per noi.

 

SACRIFICI DA COMPIERE
Spirito: Cercare di convincersi pienamente della dottrina da noi esposta sulle due meditazioni di ieri e di oggi.
Volontà: Inclinare la propria volontà verso questa dottrina con il sentimento più fervido e più spesso eccitato dell'amor di Dio.
Sensi: Accettare con coraggio, un' infermità, una fatica corporale.
Recitare un Pater, Ave e Gloria, e tre volte: s. Giuseppe pregate per noi.

 

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