UN
ANNO CON SAN GIUSEPPE
6° Dicembre
Il cuore di s. Giuseppe fu elevato ad una altissima e sublimissima contemplazione.
Ecco che il Signore assiso sopra una nuvola fa la sua entrata in Egitto. Così predisse il profeta Isaia alludendo al divino Infante portato da s. Giuseppe. Lo Spirito Santo volle con tale predizione paragonare il gran Patriarca ad una bella nube che doveva portare e portò in realtà Gesù bambino in Egitto, e dall'Egitto nella Palestina, come dice Alberto Magno, e lo dice con ragione, avendone ricevuto ordine espresso dal cielo. Giuseppe dunque fu quella luminosa nuvoletta dove non si generano né lampi, nè tuoni, nè saette perchè non trasse nulla da questa terra corrotta, nè dal mare di questo mondo come le altre nubi: ma fu tutta celeste e formata dalla materia più pura del firmamento. Nuvola tutta carica di quella celeste rugiada destinata a far germogliare i più bei frutti della terra; nuvola che sostenne colui che venne sulla terra per riconciliare il mondo con Dio. In seno a questa mistica nube la divina Maestà si nasconde con assai maggior piacere di quello che provò nel nascondersi altra volta nella nube misteriosa del Sinai veduta da
Mosè. Oh come con il soffio favorevole dello Spirito Santo fu questa mistica nube sollevata sino all'ultima e suprema regione della contemplazione celeste! La nube è un corpo che si sostiene per l'aria, perchè non essendo affatto depurata, non può sollevarsi fino al cielo per ottener posto fra gli astri: nè essendo dall'altro canto aggravata da molto peso, non può essere inclinata e attaccata alla bassezza di questa terra. Or ecco, quanto avvenne a Giuseppe sospeso fra il cielo e la terra con il favore di una contemplazione pura e sublime. Egli vivendo su questo mondo aveva un corpo mortale, però non è meraviglia se non poteva portarsi nel cielo per aver luogo fra gli Angeli: ma nel tempo stesso aveva un cuore sollevato dalla contemplazione sopra tutte le cose create, ed unite strettamente al suo Dio per vedere con i lumi della grazia quelle cose medesime che sono manifeste ai beati comprensori nello splendor della gloria.
I raggi del sole e della luna servono come di appoggio alle nuvole che si trovano in aria: non altrimenti i raggi favorevoli di quel sole che dà luce al Paradiso, gli sguardi cioè amorevoli di Gesù e le influenze efficaci della mistica luna
Maria, sollevarono l'anima di Giuseppe ad una così alta elevazione, che quasi non era libero di far calare il suo spirito dalla contemplazione delle cose celesti, come afferma sant'Atanasio. E siccome questi cari oggetti li aveva sempre presenti in casa e specialmente nei viaggi nei quali conduceva
Gesù, egli si sentiva rapito fino al cielo da una dolce contemplazione. E siccome chi contempla non parla, o se parla, come dice s. Giovanni
Climaco, pronunzia una sola parola, come la Maddalena nell'estasi dolcissima che le causò la vista del Salvatore risuscitato, non potè dir altro che Maestro; E mio Signore e mio Dio potè proferire l'apostolo s. Tommaso nel rapimento che lo sopraffece al toccare le piaghe di Gesù glorioso; non altrimenti mi sia lecito dire del nostro santo: Egli non pronunziava che una sola parola nelle sue continue contemplazioni dicendo, o Gesù mio figlio! e con ciò il suo spirito entrava in una intima considerazione delle perfezioni infinite di quell'Uomo Dio. L'orazione del contemplativo è una parola indirizzata a Dio, e dalla parte di Dio è pure una parola ch'egli fa intendere all'anima contemplativa. Difatti quando la Maddalena disse: Maestro, nell’estasi sua dolcissima, Gesù disse questa parola
Maria. Nello stesso modo il divin Salvatore non dice che una sola parola al nostro contemplativo Giuseppe -Giuseppe padre mio- con questa parola gli dice ogni cosa atta a rapirgli il cuore ed a sollevarlo alla più sublime contemplazione di tale figlio adorabile.
Se il cuore di s. Giuseppe fu elevato ad un'altissima e sublimissima contemplazione, fu perchè era del tutto scevro e libero da quanto può renderlo grave ed
inclinato verso la terra ed all'amore delle vanità. Era un cuore sgombro da ogni terreno impaccio di cui Dio solo n'era il padrone e lo innalzava tutto a
sè, ed arricchiva dei più segnalati favori. Quanto dissimili al suo sono i cuori di non poche persone, le quali pur si credono essere pie e devote, e non sono intanto capaci di elevarsi a Dio liberamente neanche per brevi istanti. Se sapessero penetrare ben dentro al loro cuore ed esaminarne il fondo, troverebbero d'essere meritevoli del rimprovero che fece Davide ai figlii degli uomini: E fino a quando sarete gravi di cuore ed amerete la vanità e la menzogna? Finchè il cuore umano è grave ed inchinato verso la terra, verso la vanità e la menzogna, non può essere in grado di sollevarsi in alto e di giungere fino a Dio, e di divenire persona secondo il suo cuore. Ah si ascolti una volta il grande avvertimento dell'Apostolo che dice: «Cercate le cose di lassù, e queste sole gustate».
Giaculatoria.
O Giuseppe santo, immagine dell'Eterno padre, pregate per noi.
Affetti.
A qual dignità, a quale onore incomparabile voi foste innalzato, gloriosissimo s. Giuseppe! Voi entraste con Dio in società del nome, dell'ufficio, dell'amore, delle cure, dell'autorità sul Verbo fatto uomo. Se Gesù è assiso nel cielo alla destra di colui che lo genera fin dall'eternità, Egli fu sulla terra alla vostra destra, e vicino sempre a voi, che l'educaste e nutriste con squisita diligenza. Se l'Eterno padre riguardando con compiacenza il Verbo incarnato gli dice: tu sei il mio Figlio, anche voi fissando gli occhi sul medesimo Verbo incarnato gli dicevate con amor sviscerato e rispettoso: voi siete il mio figlio, e l'udivate dirvi: «voi siete il mio padre!». Ah! nessuno mai fra gli uomini, nessuno fra i celesti beati spiriti potè mai parlare in tal modo. O santissimo Patriarca, mi perdonate se io pieno di un santo ardire vi domando in grazia di accettare me ancora per figlio, giacchè io sono deciso di riguardarvi d'ora in poi quale padre. Mostrate sempre di essere tale a mio riguardo, che io mi mostrerò sempre vostro tenero ed affezionato figlio.
ORAZIONE
A
te, o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio,
dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità,
che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù,
riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue,
e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia,
l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo;
assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore;
e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,così ora difendi la santa Chiesa di Dio
dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio,
affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire
e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Amen. (Leone XIII)
FIORETTO: - Recita tre Ave Maria; pratica la purità.