UN
ANNO CON SAN GIUSEPPE
23° Dicembre
Il cuore di s. Giuseppe era sempre pieno di gaudio, perchè sempre unito al suo Figlio putativo Gesù.
Un cibo delicato e saporoso non può mai dar piacere ad un palato, se non si avvicina alla bocca e non si gusta. Nel medesimo modo un cuore non potrà gustare il gaudio del suo Signore se ad esso non è vicino e perfettamente unito. Il cuor di s. Giuseppe fu sempre ridondante di gaudio perchè fra esso e Gesù vi fu sempre una strettissima unione, e nessuna cosa vi era che potesse disgiungerla e separarla. Non il peccato, sapendo bene trovarsi egli come nell'impossibilità di commetterlo. Non l'amor naturale alle creature, ch'è il primo ostacolo alla perfezione delle anime innocenti,
poichè, non vi fu mai santo tanto distaccato dalla terra quanto il nostro s. Giuseppe. Dall'altro lato il suo cuore faceva in ciascun momento nuovi sforzi per attaccarsi inseparabilmente a quel caro Figlio con i legami della carità. Nessun padre fu mai così perfettamente unito al suo figlio come Giuseppe fu unito a
Gesù, perchè dopo aversi fatta scambievole donazione dei loro cuori, vivevano quasi d'una medesima vita, e i loro cuori riposavano l'un dentro l'altro, se piuttosto non vogliamo dire che la loro unione era tanto eccellente, che Giuseppe era passato in quella perfetta trasformazione alla quale i più perfetti contemplativi possono aspirare in questa vita.
Essendo dunque il cuore di s. Giuseppe perfettamente puro ed innocente, ed avendo cercato tutti i suoi piaceri in Gesù Cristo a cui visse sempre strettamente unito, conviene dire che egli godesse delizie in qualche modo simili a quelle che i santi gustano nell'empireo. Ed è perciò, dice sant'Ireneo, che s. Giuseppe rese sempre i suoi servigi a Gesù in continua allegrezza. Ed un dotto scrittore non ebbe difficoltà ad asserire che Giuseppe era morto prima del Salvatore, perchè non poteva più sostenere gli eccessi del gaudio che gli cagionava la sua divina presenza.
Noi siamo soliti invidiare santamente la sorte che ebbe s. Giuseppe di unirsi con l’amore in tal modo a Gesù da divenire una cosa stessa con lui, e non riflettiamo alla sorte che abbiamo noi di unirci al medesimo in un modo così intimo e stretto da fare invidia allo stesso s. Giuseppe. Questo modo è la santa Comunione, per mezzo della quale, al dire del Grisostomo, si viene a fare una somma unione. Gran cosa! esclama il medesimo, quel gran Signore in cui gli angeli non ardiscono di fissare le pupille si unisce a noi, e noi ci uniamo a lui in modo che diventiamo con lui un solo corpo ed un'anima sola. E quale pastore pasce le pecorelle con il proprio sangue? Le stesse madri non danno forse i loro figli alle nutrici per alimentarli? Ma Gesù ci alimenta nel Sacramento dell'amor suo con il suo medesimo sangue, e a sè ci unisce affinchè di questa unione si formi di noi e di lui una cosa sola. Quanto è mai grande, soggiunge qui tutto attonito s. Lorenzo
Giustiniani, o mio Dio, l'amor vostro verso di noi, mentre avete voluto unirvi così strettamente con il nostro corpo, fino ad avere con voi un cuor solo! Anime devote, sono innumerevoli le comunioni che voi andate facendo, e dovreste perciò ripetere con s. Paolo: Io vivo, ma non io, vive in me Cristo. La nostra vita dovrebbe essere la vita di
Gesù, e dovrebbe verificarsi quanto egli disse nel Vangelo: Chi mangia me, vive egli per me: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, si trattiene e vive in me ed io in lui: tutte espressioni che
indicano unione. Come siamo noi dunque uniti a Cristo? Come risentiamo gli effetti di tale unione che sono il gaudio e l'allegrezza? Il mio cuore, e la mia carne, dovremmo dire con David, dopo che ci siamo comunicati, esultano nel Dio vivente: Ah! che il più delle volte ci troviamo così tiepidi e freddi, che siamo come insensibili ai gaudi del Signore. Confondiamoci, e procuriamone l'emenda, giacchè dice il citato Giovanni Grisostomo, che le comunioni fredde sono molto pericolose.
Giaculatoria.
O Giuseppe santo, che con le vostre sollecitudini e fatiche alimentaste Gesù Signor nostro, pregate per noi.
Affetti.
O degnissimo Patriarca quanto furono belle ed eminenti le vostre occupazioni! Le sfere celesti e gli astri, la terra ed il rimanente degli elementi adoperano la naturale loro virtù e quella che ricevono dagli angeli che presiedono al loro governo al nutrimento degli animali, ma voi, o Giuseppe, nutrite con il frutto delle vostre mani colui che ha dato e conserva l'essere ai cieli ed alle intelligenze. Fortunati adunque mille volte i vostri travagli che ebbero Gesù e Maria per fine, per spettatori e per testimoni. Felici i vostri sudori di padre che furono mescolati con quelli del figlio! Felici i travagli che furono santificati da intenzioni purissime e sublimissime! Felici i sudori che furono offerti all'eterno Padre per il servizio del Verbo, incarnato! Felici fatiche che furono interrotte sovente dai baci amorosi e dalle carezze dell'Infante divino! Felici sudori che furono asciugati dalle sue adorabili mani! Ma soprattutto felici e preziosi tutti insieme i sudori e i travagli che può dirsi, vi abbiano meritato il titolo e la qualità di cooperatore unitamente a Gesù e Maria nella redenzione del genere umano. E non contribuiste di fatto con le preghiere, ma assai più con il fornire all'Agnello immacolato il nutrimento che aumentò il sangue sparso in seguito per noi sull'altare della Croce? O caro santo, quanto noi vi siamo obbligati! Deh! pregate per noi affinchè questo sangue sia il nostro riscatto, la nostra speranza e la nostra eterna salvezza.
ORAZIONE
A
te, o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio,
dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità,
che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù,
riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue,
e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia,
l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo;
assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore;
e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,così ora difendi la santa Chiesa di Dio
dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio,
affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire
e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Amen. (Leone XIII)
FIORETTO: Lungo il giorno di': Gesù, ti amo ora e sempre