UN
ANNO CON SAN GIUSEPPE
26° Dicembre
Il cuore di s. Giuseppe
sovrappieno di gaudio su questa terra per la vista del suo Gesù.
Le delizie, le gioie, i gaudi del Signore occuparono il cuore di Giuseppe su questa terra in modo ammirabile e prodigioso, per la ragione che ebbero più estensione di quelle che godono i beati nel cielo. L'anima sola dei beati è perfettamente contenta; ma i loro corpi sono racchiusi nei sepolcri, o al più collocati sopra i nostri altari, privi di vita, e però d'ogni piacere. Non così accadeva al nostro Giuseppe. Piena l’anima sua di spirituali consolazioni, comunicava al suo corpo una felicità speciale. E siccome il Precursore di Cristo diede in tripudio di gioia nel momento che conobbe di avere il suo Salvatore vicino, così tutte le volte che Giuseppe si accostava al Salvatore, o il Salvatore a Giuseppe si sentiva
sovrappieno di celesti delizie, di gaudi inenarrabili il suo cuore. E per conoscere meglio come sia possibile questa sensibile beatitudine, conviene riflettere, che se la vista di Gesù sarà un giorno la beatitudine dei nostri occhi, di essa Giuseppe ne ottenne il bramato possesso in questo mondo; e se Gesù chiama beati gli occhi che lo hanno veduto qui in terra, quale sarà stato mai il piacere di un santo che con lume straordinario contemplò così spesso la faccia adorabile del Salvatore, il più speciale tra i figli degli uomini, il più dilettevole di tutte le bellezze create! Abramo desiderò con ardore vedere il Messia, e vedutolo, non potè contenersi di non dare in eccessi di allegrezza. Eppure il gran Patriarca non potè vederlo che di lontano, e con occhi assai deboli perchè appena lo distingueva fra l'oscurità di tanti secoli futuri. E che dovrà mai dirsi di Giuseppe, il quale lo vide sempre da vicino, e continuamente lo contemplò non con vista adombrata dalla lontananza, come Abramo, ma chiaramente, distintamente e immediatamente?
Mosè, quali preghiere non offri al cielo per ottener la grazia di veder Dio? Eppure Iddio non volle mostrargli la sua faccia. Ma Giuseppe in tutte le ore rimirava a suo bel piacere quel volto di paradiso su cui desiderano gli Angeli di rimirare; e nel rimirarlo tornava sempre nel gran pensiero che lo rapiva in dolcissime estasi, e che gli faceva ripetere: Ecco il figlio diletto dell'eterno Padre e l'oggetto delle sue eterne compiacenze. Ecco Gesù che anch'io posso chiamare mio figlio, e figlio diletto e grande oggetto delle mie compiacenze!.. O Gesù Figlio mio... unico tesoro mio... mio bene... mio amore... mio tutto!.. E nel ripeter così, un fiume di celesti delizie inondava il suo cuore!
O Gesù vera sorgente di gaudio e d'ogni nostro bene; io non ho la sorte di vedervi, ma spero di tenervi chiuso nel mio cuore per mezzo della grazia, ove posso vedervi con gli occhi della fede, con essi vi vedo con sicurezza nella santa Eucaristia, ma che mi vale ciò se io non vi amo ardentemente? Ah! e quando sarà mai che il mio cuore divenga tutto vostro? Questo è il bel desiderio mio e di tante anime devote, che non vediamo mai realizzato in noi stessi, ed il cuore perciò non è mai pienamente contento. Tutto ciò deriva dalla mancanza di preghiera: non si prega quanto si deve, e però quanto si deve non si ama. Se il desiderio fosse vero e sincero, fervorosa e continua sarebbe la nostra preghiera, e con essa otterremmo la grazia di amare assai quello ch'era il caro oggetto dell'amore di s. Giuseppe ed otterremmo al tempo stesso quel pieno gaudio del cuore che n'è la conseguenza. Preghiamo dunque, ed imitiamo quelle anime che fanno ogni giorno tre visite al santissimo Sacramento con l'intenzione di ottenere la grazia di un vero amore a
Gesù, indirizzando la prima all'eterno Padre, la seconda al figlio, la terza allo Spirito Santo; e ne riportano grandi vantaggi. Preghiamo assai, o anime buone, la Trinità celeste, e rivolgetevi anche alla terrestre Trinità
Gesù, Giuseppe e Maria, ed otterremo la grazia desiderata.
Giaculatoria.
O Giuseppe santo, che dopo la vostra morte annunziaste alle anime dei giusti la loro vicina salvezza e riscatto, pregate per noi.
Affetti.
Anima santissima e felice di s. Giuseppe, che senza pena e senza dolore vi distaccaste dai legami che vi tenevano avvinta in un corpo mortale, e vi slanciaste nel limbo dove cambiaste in certezza la speranza degli antichi giusti sospirosi per tanti secoli; ah! voi foste come una vaga e bella aurora che appariste in mezzo a quelle oscurità, e ne dissipaste gli orrori annunziando la prossima venuta dell'eterno sole di giustizia, il quale sarebbe ben presto comparso per visitarli, per consolarli ed introdurli quindi nella celeste Gerusalemme. Oh chi può dire con
quali trasporti di gioia foste accolto dai pii antenati del divino Messia, con quale indicibile contento ricercarono e udirono da voi i dettagli più precisi è più teneri della vita nascosta del divin Salvatore a
Nazaret, e delle virtù sublimi di Maria! Quali non furono mai soprattutto i trasporti vivissimi dei santi
Gioacchino ed Anna, e quali i ringraziamenti che vi fecero per esservi dimostrato tutto premuroso ed amorevole verso la loro amatissima figlia! Può pur dirsi francamente che la presenza vostra nella qualifica di padre adottivo del divin Salvatore avrà immensamente addolcito le pene di tutte quelle anime giuste le quali non avevano avuto ancora la sorte di vederlo dopo averlo per tanto tempo aspettato! Voi dunque diveniste il gaudio e la consolazione del limbo, e in certo modo il precursore di Gesù Cristo nella imminente sua venuta, e riscuoteste gli omaggi di tutti, i quali avranno certo esclamato: Benedetto è colui che viene nel nome del Signore.
ORAZIONE
A
te, o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio,
dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità,
che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù,
riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue,
e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia,
l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo;
assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore;
e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,così ora difendi la santa Chiesa di Dio
dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio,
affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire
e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Amen. (Leone XIII)
FIORETTO: - Recita gli atti difede, speranza e
carità; vinci il rispetto umano.