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PRIMO GIOVEDI' DEL MESE
Figlia mia, Mia cara sposa,
fa' che Io sia amato, consolato e riparato
nella Mia Eucaristia
INNO EUCARISTICO: Adoro te devote
Ti adoro devotamente, Dio nascosto,
che sotto questi segni a
noi ti celi.
A te tutto il mio cuore si sottomette
perché nel contemplarti tutto viene meno.
La
vista, il tatto, il gusto non ti intendono,
ma la sola tua parola noi crediamo sicuri.
Credo
tutto ciò che disse il Figlio di Dio.
Nulla è più vero di questo Verbo di verità.
Sulla croce
era nascosta la sola divinità;
qui anche l'umanità è nascosta;
tuttavia l'una e l'altra
credendo e confessando,
chiedo ciò che chiese il ladrone pentito.
Come Tommaso non vedo le
piaghe,
eppure ti confesso, mio Dio.
Fa' che s'accresca sempre più in me la fede in te,
la mia
speranza e il mio amore per te.
O memoriale della morte del Signore,
pane vivo che dai la vita
all'uomo,
fa' che la mia mente viva di te,
e gusti sempre il tuo dolce sapore.
Pio pellicano,
Gesù Signore,
purifica me immondo con il tuo Sangue,
di cui una sola stilla può salvare tutto
il mondo
da ogni delitto.
Gesù, che adesso adoro sotto un velo,
fa' che avvenga presto ciò che
bramo:
che nel contemplarti faccia a faccia,
io possa godere della tua gloria. Amen.
DALLA PAROLA DI DIO: L'unzione di Betania (Gv 12,1-8)
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò
a Betania, dove si trovava Lazzaro,
che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero
una cena:
Marta serviva e Lazzaro era uno dei conmmensali. Maria allora, presa una libbra di
olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò
con i suoi
capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei
suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto
per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non perché gl'importasse dei
poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano
dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia
sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
DALL'ENCICLICA «ECCLESIA DE EUCHARISTIA»
48. Come la donna dell'unzione di Betania, la Chiesa non ha temuto di «sprecare»,
investendo il
meglio delle sue risorse per esprimere il suo stupore adorante di fronte al dono
incommensurabile dell'Eucaristia. Non meno dei primi discepoli incaricati di predisporre la
«grande sala», essa si è sentita spinta lungo i secoli e nell'avvicendarsi delle culture a
celebrare l'Eucaristia in un contesto degno di così grande Mistero. Sull'onda delle parole e
dei gesti di Gesù, sviluppando l'eredità rituale del giudaismo, è nata la liturgia cristiana. E
in effetti, che cosa mai potrebbe bastare, per esprimere in modo adeguato l'accoglienza del
dono che lo Sposo divino continuamente fa di sé alla Chiesa-Sposa, mettendo alla portata delle
singole generazioni di credenti il Sacrificio offerto una volta per tutte sulla Croce, e
facendosi nutrimento di tutti i fedeli'? Se la logica del «convito» ispira familiarità, la
Chiesa non ha mai ceduto alla tentazione di banalizzare questa «dimestichezza» col suo Sposo
dimenticando che Egli è anche il suo Signore e che il «convito» resta pur sempre un convito
sacrificale, segnato dal sangue versato sul Golgota. Convito eucaristico è davvero convito
«sacro», in cui la semplicità dei segni nasconde l'abisso della santità di Dio: «O Sacrum
convivium, in quo Christus sumitur!». Il pane che è spezzato sui nostri altari, offerto alla
nostra condizione di viandanti in cammino sulle strade del mondo, è «panis
angelorum», pane
degli angeli, al quale non ci si può accostare che con l'umiltà del centurione del Vangelo:
«Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto» (Mt 8,8; Le 7,6).
DALL'ESPERIENZA DELLA BEATA ALEXANDRINA
VA', SONO TUE LE MIE PRIGIONI
Beato chi abita la tua Casa: sempre canta le Tue lodi! Beato chi
trova in Te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio (Salmo 84).
Gesù: «Vieni a
passare un po' della notte sveglia nei miei Tabernacoli, nelle mie Prigioni.
Sono tue e Mie.
Ciò che mi portò là fu l'amore».
La vita di intima unione con Gesù, porta ora Alexandrina a
partecipare degli stessi sentimenti e condizioni che sono proprie dell'Amato, ed in tal senso i
Tabernacoli, le prigioni d'amore di Gesù, diventano anche le prigioni d'amore e di dolore di
Alexandrina. Il fine è di consolare l'Amato offeso dal peccato dell'indifferenza verso la Sua
Presenza Eucaristica; conseguenza benefica della riparazione è il perdono dei peccatori e
quindi la loro salvezza: la più grande consolazione e gioia di Gesù, e della Santissima
Trinità.
«Sei un canale per il quale», le dice Gesù, «devono passare le grazie che dovrò
distribuire alle anime e per il quale le anime dovranno venire a Me. Per mezzo tuo saranno
salvi molti, molti peccatori: non per i tuoi meriti, ma per Me che cerco
tutti i mezzi per
salvarli». «Vieni, figlia mia a rattristarti con Me partecipando alla Mia prigionia d'amore e
riparando tanto abbandono e oblio».
Alexandrina: «...Ore della notte sveglia in continua unione
con Gesù.
Le sue Prigioni d'amore sono le mie prigioni, sempre consumata in ansie di amarlo.
Tutto in silenzio, io con Lui.
-
Non sei solo, mio Amore: io sto con Te, Ti amo, sono tutta tua...
- Mio Gesù, dissi con la mente, ad ogni palpito del mio cuore, voglio strappare un'anima
dagli artigli del demonio e voglio tanti alti d'amore per i Vostri Tabernacoli, quanti granelli
di sabbia ha il mare...».
INVOCAZIONI