Giuseppe
è l’uomo della notte e dei sogni,
l’uomo
della pronta obbedienza, della sconfinata fiducia.
Giuseppe
non parla. Giuseppe ascolta attentamente, si fida totalmente, obbedisce
prontamente, agisce concretamente. Giuseppe è l’uomo giusto, l’uomo a
cui Dio affida la custodia e la cura di Gesù e di Maria.
Guardiamo
Giuseppe, osserviamolo nel presepe: premuroso e delicato, attento e
sereno, veglia sul Bambino e Sua madre. Come ama dunque Giuseppe? Giuseppe
ama nel modo apparentemente più semplice, ma in realtà più difficile.
Giuseppe
ama, anzi sceglie di amare, con la presenza. Giuseppe sceglie di essere
presente, di esserci e di restare, sceglie semplicemente di stare, non per
capire tutto e subito, ma per condividere e custodire il Mistero. Facile
è agire, gratificante è risolvere i problemi, esaltante è dare delle
soluzioni. Più difficile e meno appariscente è invece scegliere di amare
abitando il presente dell’altro, con le sue gioie e le sue fatiche.
Giuseppe
ci insegna che la prima persona singolare del verbo amare è “io scelgo
di esserci”